Amico gambero

In una piccola città sul mare viveva Luca, un giovane ragazzo, poco più che quindicenne, dall’aspetto modesto ed ordinario.

Lunghe magliette e pantaloni aderenti evidenziavano il suo fisico asciutto e le gambe filiformi e i suoi capelli, scomposti ed informi, poggiavano su un viso ancora infantile, a tratti ombreggiato da una blanda peluria.

La sua andatura incerta, accompagnata dal capo sempre chino, rivelava un carattere timido e fragile.

Prendeva parte alle conversazioni dei suoi coetanei con distratto interesse, perché le loro premature iniziative alla scoperta dell’universo femminile erano ancora lontane dalle sue attenzioni. Si sentiva, al riguardo, estraneo e inadeguato, diceva che quella realtà non gli apparteneva.

Era poco incline al cameratismo adolescenziale e non riusciva a riproporre le parole alla rinfusa e i comportamenti irriflessivi, tipici della sua età.

Era solito, verso sera, ritrovarsi a guardare il mare, seduto sulla sabbia umida a raccontarsi i suoi sogni.

C’era stato durante il giorno un forte temporale ed il mare stentava a ritornare lento e piatto. Luca non esitò ad uscire anche quella sera e si adagiò sulla spiaggia ancora umida, abbandonandosi lentamente al rumore intenso delle onde.

Davanti ai suoi occhi, oramai socchiusi, scorrevano con sfalsata sequenza le immagini dei suoi ricordi più cari, eco di un’infanzia piena di allegria e di amore.

Il silenzio intorno a lui sembrava aver fermato il tempo.

Un piccolo gambero, trascinato a riva dalla corrente, brancolava incerto sulla sabbia alla ricerca di cibo. Con le sue zampette mobilissime era riuscito a percorrere qualche metro quando impattò contro i piedi di Luca.

Quell’insistente solletico destò il ragazzo, interrompendo il corso dei suoi ricordi, già sbiaditi dal sonno.

- Vai via! – tuonò infastidito, mentre il gambero continuava ad arrampicarsi su di lui – Sei ancora qui?

E cercò di allontanare in qualche modo quell’inutile presenza.

Il gambero, dopo aver scalato l’altura delle sue gambe, si arrestò, stendendosi sulla pancia comoda di Luca e con le sue antenne prese a fissarlo, distogliendolo da qualsivoglia gesto di allontanamento.

- Cosa ci fai qui? - chiese seccato Luca al gambero, che non sembrava intenzionato ad andarsene.

- Sono stato sbalzato via dall’acqua – rispose quello un po' abbattuto – e anche se ho fatto dei lunghi salti indietro, non sono riuscito a tornare. Tu, piuttosto, cosa ci fai qui tutto solo al buio?

- Vengo qui ogni giorno a fare due chiacchiere con il mare – bisbigliò timidamente Luca.

- Due chiacchiere con il mare? - ripeté interdetto il gambero – chiacchiere alquanto insolite, direi.

- Come insolite?

- Perché due chiacchiere si scambiano tra ragazzi – precisò il gambero – A proposito, perché non sei qui con i tuoi amici?

- Perché non mi interessano i loro discorsi stupidi – si lamentò Luca – ridono sempre di tutto e fanno i cascamorti con le ragazze.

- E non trovi tutto questo divertente? – suggerì il gambero.

- Per niente, anzi mi annoio spesso e certe volte non so proprio cosa dire – rispose il ragazzo in tono deciso.

- Alla tua età non puoi non trascorrere il tempo con gli amici – disse candidamente il gambero – perché è l'epoca della spensieratezza, dei discorsi senza freno, delle risate a più non posso e dei primi corteggiamenti.

- Ma cosa dici! Alla mia età proprio un bel niente.

- Sono solo paure le tue, che ti portano a parlare così – disse il gambero – Devi solo lasciarti andare e vedrai che è più facile e più bello di quanto credi. Sai, anche io, quando ho paura, cammino all’indietro, ma mi piace tantissimo nuotare in fondo al mare, giocare con i miei amici tra le alghe e a nascondino tra gli scogli.

Luca rimase in silenzio, pensoso.

Non erano del tutto chiare le parole del gambero ma, in qualche modo, quel discorso lo aveva colpito.

- Più facile e più bello di quanto credi – si sentì ripetere Luca nelle orecchie.

- Secondo te, allora, cosa dovrei fare? – chiese, ma non ottenne alcuna risposta.

Si accorse che il gambero, improvvisamente, era andato via, lasciando con la sua coda una scia sulla sabbia fino alla riva.

Continuò a riflettere per qualche minuto, poi si alzò e si avviò verso casa.

Lungo la strada gli tornarono in mente le parole del gambero e provò ad immaginare cosa avrebbe dovuto fare per seguirle alla lettera.

Si ripeteva che sarebbe stato facile e bello ed il suo viso si illuminò di buonumore.

- E ora da dove comincio? – disse tra sé e sé.

Pensò al mare e a cosa gli raccontava ogni giorno. Parlava con lui di tutto e quello gli rispondeva con il suono delle onde e poi scherzavano rilanciandosi i legnetti consumati.

Poi pensò ai suoi amici e subito gli vennero in mente i loro discorsi e le loro risate.

- Forse devo cominciare proprio da qui – si disse Luca – per prima cosa, niente più silenzi e imbarazzi.

La mattina dopo si svegliò allegro e decise che nel pomeriggio avrebbe raggiunto i suoi amici al punto di ritrovo.

Quando fu ora, arrivò carico di buoni propositi e gli altri ragazzi lo accolsero con la solita pacca sulle spalle, ma quella volta Luca non si tirò indietro e rispose con un sorriso.

Dopo averli osservati mentre scherzavano e si prendevano in giro con buffi nomignoli, si avvicinò ad uno di loro con disinvoltura e disse la prima cosa che gli passava per la testa, accompagnandola con una mimica spontanea.

Non era stato abbastanza sciolto nel parlare, ma era riuscito a superare la resistenza iniziale e, su quelle parole, i suoi amici cominciarono ad improvvisare, così alla fine tutti scoppiarono a ridere.

Mano a mano che prendeva confidenza, le cose andavano sempre meglio, riusciva a sentirsi a proprio agio e a trovare qualcosa da dire o qualche battuta da fare.

Stare con gli amici divenne per lui facile e naturale e si stupì di quanto si divertiva.

Tornando da una serata, mentre ridacchiava da solo, deviò verso la spiaggia, andò dritto dal mare e gli strizzò l’occhio in cenno di intesa.

Da quel giorno tutto per Luca cambiò, riuscì a superare le paure dell'adolescenza con leggerezza e fantasia e questo gli permise di non precludersi la bellezza della vita.

Mariella Dello Vicario