Avventure di un mattino di mezza estate

Agnese, una bambina di nove anni, si trovava in vacanza al mare. Capelli ramati, visino costellato di efelidi, gambette esili e muscolose, camminava felice in una spiaggia della Normandia.

Tutto l'anno attendeva quel momento: essere in vacanza con la nonna francese, per poter camminare libera in quelle spiagge immense, dove brillavano come stelline migliaia di conchiglie. Niente caos, nessun ombrellone, solo natura incontaminata. La bambina adorava questo tipo di vita così diverso dalle solite vacanze al mare: forse meno amici, ma nessun richiamo assillante da parte della mamma, niente litigi con i fratelli e tanta, tanta libertà. Così aveva accolto con gioia la decisione della nonna.

- Sono felice di ospitare Agnese – aveva detto alla mamma – perché é una bimba tranquilla e sorridente, non potrei mai farcela da sola anche con quelle pesti dei suoi fratelli!

Così come tutti i giorni delle sue sospirate vacanze, Agnese si accingeva a dedicarsi al suo hobby preferito, raccogliere conchiglie che riponeva in un sacchetto che considerava speciale, perché confezionato appositamente per lei dalla nonna.

Mentre passeggiava con i piedini nudi nel bagnasciuga, pregustava l'ammirazione e l'invidia che avrebbero provocato, al suo ritorno a scuola, le bellissime collane fatte con l'aiuto delle abilissime mani di nonna Claudine.

La bambina stava per raccogliere una splendida conchiglia dalle sfumature rosate, quando udì una voce accanto a sé.

- Ciao Agnese – disse la voce misteriosa – oggi hai qualcuno che ti fa compagnia.

La bimba si guardò in giro stupefatta, ma nulla era cambiato nell'ambiente circostante: come sempre in quelle spiagge selvagge faceva da padrone il silenzio interrotto solo dal rumore dello sciacquio delle onde. Abbassando lo sguardo Agnese sentì il suo cuore battere forte per la paura: il suo bel sacchetto dove riponeva le conchiglie si muoveva, assumendo strane forme come se qualcosa all'interno, imprigionato suo malgrado, tentasse di uscire. Agnese restò pietrificata dallo spavento: dalla sua borsa prediletta, stava uscendo una conchiglia non solo parlante, ma dotata di zampine e lunghe braccia che, quando toccò terra, improvvisò una danza aggraziata intorno alla bimba che continuava ad osservarla con gli occhi sgranati. Ma il bello doveva ancora arrivare: terminate le sue allegre giravolte, la conchiglia si piazzò proprio di fronte alla bambina iniziando a crescere a dismisura fino a raggiungere la sua stessa altezza. Ed infine, come soddisfatta dalle sue nuove sembianze, la conchiglia si scrollò vezzosa la fine sabbia che offuscava la lucentezza della sua veste madreperlata e guardò sorridendo Agnese, che cominciava a riprendersi dallo stupore.

- Ma sei veramente una conchiglia magica? – si azzardò a chiedere la bambina.

- Certo! – rispose la conchiglia – Ma la magia è dentro di noi, basta guardare il mondo con occhi diversi.

La bimba si guardò attorno e in effetti l'atmosfera aveva qualcosa d'irreale, anche gli scogli sembravano vivi e pronti a fare amicizia con lei.

- Allora se sei magica puoi realizzare qualunque desiderio? – incalzò la bambina che cominciava ad essere intrigata da quello che stava succedendo.

- Sono qui per questo – la rassicurò la conchiglia, guardandola con dolcezza.

Agnese si fece pensierosa.

- Mi piacerebbe essere un maschio per fare il calciatore – sospirò la bimba, pensando ai suoi fratelli che stavano incollati per ore alla televisione a guardare le partite.

La prima cosa che stordì Agnese, fu la luce dei riflettori che illuminavano quasi con prepotenza qualsiasi particolare. Lo stadio era uno spettacolo veramente coinvolgente: una fiumana di persone urlanti che accompagnavano con il tifo i palleggi dei calciatori. Una pallonata terribile le colpì il braccio lasciandola stordita, mentre le urla dei tifosi si facevano più forti. Agnese non fece in tempo a riprendersi dal dolore, che un tiro ben mirato infilò il pallone nella sua porta.

“Goool!” esplose lo stadio, mentre urla e dileggi si concentravano proprio verso la sua postazione: perché era veramente accaduto! Grazie all'intervento della conchiglia, Agnese si era realmente trasformata nel portiere di una nota squadra di calcio! Ma lo stupore, la curiosità e la gioia per l'inaspettata avventura, che la bambina aveva nel cuore, rimanevano soffocati dall'incalzare sempre più rapido degli eventi.

Quello che rendeva maggiormente sgomenta Agnese, era la violenza inaspettata insita nel gioco. I calciatori ricorrevano continuamente a sgambetti e spintoni pur di raggiungere il loro obiettivo. E i tifosi non erano da meno: dagli spalti riversavano di continuo epiteti ed insulti di ogni genere nei confronti degli avversari ed emettevano, anche, degli strani boati quando un giocatore di colore riusciva a conquistare il possesso del pallone. Insomma, Agnese non ritrovava nulla di quella sana e gioiosa competizione sportiva che aveva sempre immaginato. La bambina stava facendo queste riflessioni, quando un giocatore ruzzolò proprio di fronte alla sua porta.

- Rigore! – urlò subito l'arbitro.

Lo stadio accompagnò questa decisione con un brusio crescente. Agnese guardava con apprensione quello che stava avvenendo così velocemente e in quel momento la bimba capì di non avere via di uscita: se non parava in qualche modo il calcio di rigore sarebbe divenuta oggetto d'insulti e di altri atti sconsiderati da parte dei tifosi. Era veramente terrorizzata. Il giocatore prescelto si avvicinò al pallone con passo felpato, aumentando via via la velocità. La palla aveva ormai iniziato la sua traiettoria verso la porta quando Agnese vide, con sua grande meraviglia, formarsi attorno ad essa una nube luminescente costellata da tante piccole conchiglie. Il pallone rallentò la sua corsa, volteggiò dolcemente nell'aria e si depose con delicatezza nelle mani della bambina. Grazie all'intervento della conchiglia, Agnese ce l'aveva fatta ed ora si era trasformata nella grande star della partita.

Nonostante lo stadio acclamasse a gran voce il suo nome, Agnese iniziava ad averne abbastanza di quella baraonda. Tutto era eccessivo.

- Alla fine – disse fra sé - si tratta solo e semplicemente di un gioco. Perché scalmanarsi in questa maniera?

La verità era che iniziava a sentir nostalgia della sua vita abituale e di tutto quello che aveva lasciato alle spalle. Guardò con occhi supplichevoli la conchiglia che si era appollaiata sopra la porta come una stella cometa, con l'intenzione di proteggerla da eventuali intemperanze da parte dei tifosi. La conchiglia capì al volo i pensieri della bimba ancora prima che iniziasse a parlare. Fece una piroetta e si piazzò proprio davanti ad Agnese. Dal suo guscio emerse un tappetino luminoso con sopra tanto di lettiga. Agnese non credeva ai suoi occhi! La conchiglia era veramente formidabile.

- Sei pronta? – chiese divertita, avvertendo l'entusiasmo della bambina.

Agnese non stava più nella pelle per la gioia, si sedette con un piccolo balzo nella sua nuova postazione ed insieme iniziarono il viaggio di ritorno, che fu davvero indimenticabile! Agnese vedeva sfilare sotto di sé montagne, laghi e pianure, ma ancora più veloce del volo era il vortice dei suoi pensieri. Una vampata di nostalgia la assalì.

- Chissà se nonna Claudine mi ha cercata? Cosa avrà pensato non trovandomi? Forse ho sbagliato ad allontanarmi così senza avvertirla, chissà come si sarà preoccupata!

Queste sue riflessioni furono interrotte dalla comparsa improvvisa davanti ai suoi occhi dello splendido paesaggio della costa normanna: mare increspato, un profumo pungente di salmastro e soprattutto la candida spiaggia di borotalco che la bambina tanto amava.

La conchiglia fece una rapida giravolta su sé stessa e atterrò.

Tutto si era dileguato, il paesaggio aveva il fascino e la suggestione di sempre. Agnese guardò il suo sacchetto di conchiglie abbandonato sulla sabbia: adesso le sembrava impossibile che proprio da lì fosse partita la sua straordinaria avventura. Provò ad alzarsi ma fu costretta a sedersi di nuovo. Non riusciva a fare niente, si sentiva confusa e aveva bisogno di riordinare le idee. Certo era stata vittima di un grande inganno, si era fatta ammaliare da un mondo che, conosciuto da vicino, le aveva mostrato tutti i suoi limiti e le sue negatività. Giurò a se stessa che in futuro sarebbe stata meno superficiale e non si sarebbe più fatta fuorviare dalle apparenze. Il mondo del calcio non era quello che traspariva dalle facce sorridenti dei calciatori e che poteva ammirare nei poster attaccati nella cameretta dei suoi fratelli.

- Agnese dove ti eri cacciata? Iniziavo a preoccuparmi! – Era il richiamo della voce calda e vibrante di nonna Claudine.

La bimba si voltò: la nonna era veramente una bella signora, ma non le era mai sembrata così speciale. Le corse incontro e si rifugiò nel suo abbraccio, che aveva quel particolare profumo che la faceva sentire così bene, completamente protetta da qualunque insidia del mondo.

- Che cos'hai bambina? Ti senti male? – chiese la nonna sorpresa da tante effusioni.

- No, è che ti voglio tanto, tanto bene – spiegò la piccola.

Poi alzatasi di colpo e già colma di ritrovate energie, la tirò per un braccio.

- Dai, andiamo a raccogliere altre conchiglie. – le suggerì allegramente – Voglio fare impazzire d'invidia tutte le mie amiche quando tornerò a scuola!

 

Cristina Manuli