D. (...ma lui era lui...)

Sally era lì, seduta alla scrivania del suo ufficio, come ogni pomeriggio di quella calda fine d'estate. Lui arrivò, bussò, entrò.
Era da un po' che si stavano studiando.
Si erano conosciuti per caso, mesi prima, e proprio lei, che era un'attenta ed impeccabile organizzatrice, dava un'importanza particolare alle casualità della vita.
Diceva sempre, Sally, che solo ciò che avviene per caso può essere davvero perfetto.
Si erano conosciuti per caso e si erano piaciuti da subito. Era evidente. A lei non era mai successa una cosa del genere. Ma nessuno aveva forzato i tempi, e quando gli capitava di incontrarsi erano felici per il solo fatto di essere vicini.
E così, quel pomeriggio di fine estate, quando lui entrò nell'ufficio di lei Sally sentì subito qualcosa di dolce che la stava prendendo. Si sentì scaldare da dentro, si sentì morbida e accogliente. Lui si sedette accanto a lei, parlarono e scherzarono come avevano fatto molte altre volte, vicinissimi, guardandosi negli occhi. E anche i loro sguardi si parlavano, e si capivano, perché parlavano la stessa lingua.
Erano sguardi di chi aveva sofferto molto, ma nonostante tutto aveva, forse, e senza saperlo, ancora voglia di provare a sentirsi vivo.
Dall'ultima, squallida, devastante storia lei aveva solo tratto un'amara conclusione: mai più! Mai più dolore, mai più amarezza, mai più amori sbagliati... Mai più!
Aveva deciso di non cedere alla tentazione di avvicinarsi a un uomo, aveva deciso che non poteva più reggere quel dolore.
Ma quel giorno, con lui, fu diverso.
Perché lui era lui.
Seduti accanto, vicini, gli occhi di lei persi negli occhi di lui... non sa ancora come fu, sa solo che fu estremamente naturale.
Avvicinarsi di più, fino a sfiorarsi, e poi stringersi fino quasi a soffocarsi, e baciarsi, e fondersi, abbandonarsi. Disperatamente.
                                                                                                                                                                  Elena Cordaro