False lusinghe

La mattinata a scuola era stata tranquilla, a parte la professoressa di inglese che aveva spiegato i verbi irregolari. Arrivata a casa sapeva che doveva prepararsi il pranzo: i suoi genitori lavoravano tutto il giorno e lei doveva arrangiarsi. Dopo aver lasciato lo zaino in camera andò in cucina e sul tavolo c’era un biglietto:

“Cappuccetto Rosso dopo pranzo devi andare da nonna Pina che la notte scorsa non è stata bene. Porta il pigiama e quando arrivi telefonami. Ti voglio bene. Mamma”.

Cappuccetto Rosso sorrise: quel nomignolo l’accompagnava fin da quando era piccola. Adorava quella fiaba e voleva che le leggessero sempre e solo quella. Per il suo terzo compleanno le avevano regalato un piccolo libro, una versione in rima che ricordava ancora tutta a memoria. Quel pomeriggio però andare dalla nonna non era nei suoi programmi: doveva studiare e avrebbe perso un sacco di tempo. La cara vecchina abitava nella parte alta della città che oramai era quasi disabitata, perché chi poteva si era trasferito in centro. I suoi genitori insistevano tanto affinché trovasse un appartamento vicino al loro, ma lei non ne voleva sentir parlare.

- La mia vita è in questa casa – ripeteva sempre – e non la lascerò per nessun motivo al mondo!

Cappuccetto Rosso pranzò e poi si preparò per uscire: in fondo era contenta di andare dalla sua nonnetta, come la chiamava scherzando.

Mentre scendeva le scale del suo condominio Cappuccetto Rosso pensava a quello che le raccomandava sempre la mamma

- Quando vai dalla nonna prendi il tram. Per arrivarci a piedi devi percorrere delle viuzze strette e deserte che sono pericolose!

Cappuccetto sapeva che la mamma aveva ragione, ma lungo la strada c’erano dei bellissimi negozi d’abbigliamento che le piacevano da impazzire e così quel pomeriggio decise di andare a piedi: avrebbe fatto un po’ di movimento e si sarebbe divertita a guardare le vetrine. Aveva un po’ di soldi e pensò di regalare alla nonna un foulard colorato che le avrebbe sicuramente sollevato il morale. Lasciò il centro della città e s’addentrò nelle viuzze che portavano alla rocca dove abitava la nonna. Era un bel pomeriggio, si sentiva serena e si divertiva ad ammirare gli abiti esposti. Acquistò un bellissimo foulard a fiori e quando uscì dal negozio, dopo aver percorso un po’ di metri, iniziò a sentirsi inquieta. Provava un senso di colpa per aver disubbidito alla mamma che si sarebbe sicuramente arrabbiata. Ad un certo punto le sembrò di sentire dei passi alle sue spalle, come se qualcuno la stesse seguendo: si girò di scatto, ma non c’era nessuno. Desiderò intensamente di essere già arrivata e affrettò il passo. Girò l’angolo quasi correndo e si trovò davanti un tipo strano, molto magro e ben vestito.

- Buonasera – la salutò lo sconosciuto.

Cappuccetto Rosso lo squadrò attentamente: aveva i capelli neri, gli occhi azzurri e il suo sguardo era enigmatico anche se non sembrava pericoloso.

- Buonasera – rispose infine un po’ timidamente

- Mi scusi se l’ho spaventata – continuò l’uomo – Ero nel negozio dove ha acquistato il foulard e sono rimasto incantato dalla sua bellezza. Mi chiamo Omar e lavoro per una società che organizza sfilate di moda: le intereserebbe partecipare?

La ragazza si sentiva confusa e un po’ intimorita.

- Io sono Miriam – disse con un filo di voce – ma, tutti mi chiamano Cappuccetto Rosso. Sono molto lusingata dalla sua proposta, però, prima di accettare dovrei consultare i miei genitori.

- Mi sembra di aver capito che sta andando dalla nonna – la incalzò Omar – se intanto vuol sentire il suo parere, io l’accompagno volentieri!

Cappuccetto Rosso era molto felice dell’opportunità che le veniva offerta.

- Mia nonna abita nella rocca, non molto distante da qui – rispose – e, se per lei davvero non è un problema accompagnarmi, siamo quasi arrivati.

Durante il tragitto conversarono come due vecchi amici e in poco tempo arrivarono davanti al portone.

Cappuccetto Rosso suonò il campanello e quando Nonna Pina aprì, fu sorpresa di vedere la sua nipotina in compagnia di uno sconosciuto.

– Ciao, Cappuccetto. – disse guardando l’uomo con sospetto – Sono davvero contenta che qualcuno ti abbia accompagnato per queste viuzze anguste… Mi puoi presentare il tuo amico?

Cappuccetto Rosso era un po’ sorpresa dal fare aggressivo della nonna

– Nonnina – rispose – Non ti devi preoccupare! Questo mio amico si chiama Omar e mi ha proposto di partecipare a delle sfilate di moda: io volevo avere un tuo consiglio e lui mi ha accompagnato.

– Buonasera Pina! – intervenne Omar – Sono molto contento di conoscerla: ora capisco da chi ha preso la sua bellezza Cappuccetto Rosso! Non si deve preoccupare, volevo solo proporle un lavoro. La nonna si sentì rassicurata dall’atteggiamento dello sconosciuto e l’invitò ad accomodarsi in salotto

– Vado in cucina a preparare una tisana calda – disse

Dopo un po’ ritornò con un vassoio e tre tazze fumanti.

Omar approfittò di un attimo di disattenzione delle due donne e mise nelle bevande una dose abbondante di sonnifero. Dopo aver bevuto la tisana Cappuccetto Rosso e la nonna si sentirono sempre più deboli finché si addormentarono. Omar s’avvicinò per vedere se il sonnifero aveva fatto effetto.

– Bene cara vecchietta – sussurrò – ora scopriremo dove è nascosto il tesoro di famiglia.

E si diresse verso la camera da letto per cercare soldi e gioielli.

Omar frugò in tutti i cassetti del comò, sparpagliando la biancheria dappertutto, poi aprendo un’anta dell’armadio s’accorse che in basso c’era una piccola scatola colorata ben nascosta. L’aprì e finalmente trovò quello che cercava: i soldi della pensione della nonna e tutti i gioielli.

Nel frattempo, il fruttivendolo saliva le scale per consegnare la frutta fresca alla signora Pina. Avevano fatto un accordo e quando l’anziana signora non stava bene ci pensava lui a portargli a casa la spesa. Vista l’amicizia che con il tempo s’era instaurata tra loro, Pina gli aveva anche dato le chiavi di casa per le emergenze. Giunto sul pianerottolo, il fruttivendolo, non sentendo il rumore della televisione, s’insospettì.

– Strano – pensò – Questa è l’ora della fiction preferita della nonna.

Aprì la porta di casa lentamente e lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi lo fece trasalire: nonna e nipote distese sul divano, la porta della camera aperta e un individuo sconosciuto che rovistava nei cassetti. L’uomo non si perse d’animo. Prese un ombrello, giunse alle spalle dell’intruso senza farsi sentire e lo colpì con forza. Omar s’accasciò sul pavimento privo di sensi e il fruttivendolo, tirando un sospiro di sollievo, lo legò con il cordone di una tenda e telefonò alla polizia.

Cappuccetto Rosso sentiva intorno a sé tante voci ovattate e intravide un poliziotto che accompagnava Omar ammanettato fuori dall’appartamento. Le sembrava che la testa le scoppiasse, poi si girò e scorse il fruttivendolo, che chino sulla nonna stava tentando di svegliarla.

- Ma perché ci sono tutte queste persone in casa? – pensò sempre più confusa.

Si alzò e con fatica e riuscì a raggiungere il divano dove giaceva Pina.

- Che cosa è successo? – chiese al fruttivendolo.

- Per fortuna niente di grave! – rispose l’uomo – Quel furfante che hanno arrestato vi aveva drogato e vi stava derubando dei gioielli e dei soldi.

Nel frattempo, anche Pina riprese i sensi.

- Nonna, nonnina!!! – gridò Cappuccetto Rosso – Scusami, sono stata una stupida: ho portato in casa quell’individuo che stava per farci del male.

E scoppiò in un pianto convulso.

La nonna la prese fra le braccia.

- Siamo state entrambi delle ingenue – le sussurrò – Omar era simpatico e raccontava delle bugie che a noi piacevano. Ci siamo fidate di lui e abbiamo sbagliato. Questa deve essere una lezione per il futuro: mai credere alle opportunità cadute dal cielo, nascondono sempre qualche inganno.

E rimasero a lungo abbracciate ancora incredule della brutta avventura.

 

Stefania Bicci