Il bacio

L'altro giorno ero seduto su una panchina in un parco alla periferia di Milano; ero parecchio giù di tono, parecchio.

Mi sono preso un giorno di ferie e me sono andato tra gli alberi, quei pochi che  rimasti. Il perché del mio umore nero? Beh, vedete un po’ voi: la mia ditta stava chiudendo, equitalia mi inseguiva e mia moglie... lasciamo perdere. Come se non bastasse, era un po’ che pagavo fisso 500 euro di mutuo e nel giro di un mese mi ero ritrovato a pagare il 30% in più! Perché? Se ho capito bene (gli esperti fanno di tutto per non far capire un bel niente di quello che è successo), la gente investe soldi veri su roba che non esiste ed alla fine il gioco è saltato e quelli che ci hanno rimesso sono coloro i quali non hanno mai giocato alla roulette della finanza ma si sono ritrovati i tassi dei mutui più alti. Pure quelli che ci giocavano, i più fessi, ci hanno rimesso. Ma loro se la son cercata. 

Dicono che se una farfalla sbatte le ali a Pechino ì, a New York si scatena una tempesta e poi sotto con il resto del mondo: ma io dico, perché quella fottuta farfalla non si fa i cacchi suoi! A monte.

Dicevo, ero lì sulla panchina a imprecare tra me e me e vedo che si avvicina un tipo che ad occhio e croce non stava molto meglio. Ho pensato, ci sono un fottio di panchine non si siederà mica accanto a me? Indovinate? Dopo 1 minuto me lo ritrovo al mio fianco.

Faccio finta di niente e mi accendo una paglia nella speranza che gli dia fastidio e si levi dai marroni. Oh, niente! Anzi, vedo che con il naso sembra aspirare il fumo che esce dalla mia canna. Mi giro di spalle e cerco di indirizzare il fumo in un altra direzione. Non mi va che goda del mio fumo passivo. Passa qualche minuto e sento che il tipo comincia a parlare senza che io gli abbia chiesto nulla.

Parla di regole sempre rispettate, di multe sempre pagate, di doveri assolti, di una bella famigliola, due bei bambini, una moglie che non sarà uno schianto ma una brava donna e che rispetta i doveri coniugali.

E poi continua parlando dell'insensibilità delle persone (ma sta parlando di me?) dell'essere troppo buoni, troppo regolari e di non riuscire mai ad esprimersi apertamente. Chiude il pistolotto affermando che gli manca qualcosa... Al ché io mi giro e gli dico se quel qualcosa lo sta cercando proprio da me, oggi, su questa panchina. Con tutte le beghe che ho per la testa, ci mancava uno che ha una vita dignitosa, un lavoro ben retribuito e una bella famiglia e a me le viene a dire 'ste cose? Allora gli faccio: "ascolta io sto nella merda, tu no. Vedi di alzare i tacchi se no ci sta pure che ci vai di mezzo  Non so cosa stai cercando, io di certo cerco i soldi per equitalia e per il mutuo della mia casa. Anzi, tra un po' mi sa che mi devo cercare anche un lavoro, perché per colpa di qualche pirla che si è divertito al monopoli della borsa, la mia azienda non riesce a vendere più neanche uno spillo da balia."

Allora lui riattacca dicendo che non se la passa bene, perché si sente depresso anche se il lavoro non lo sta perdendo e i soldi non gli mancano e poi dice che gli dispiace per la mia situazione ma, "credimi (mi dice credimi!) non sto molto meglio di te". Io lo incalzo dicendo che forse ha bisogno di uno psicologo, loro sono bravi a trovare quello che manca alla gente (anche a prendergli quello che hanno)

Niente, da uno psicologo c'è già stato e per la disperazione il professionista l'ha allontanato perché il rapporto stava diventando troppo morboso (avete sentito bene, uno strizzacervelli che rinuncia a guadagnare).

Sproloquia ancora per due minuti, mentre io litigo con la mia mente e ad un certo punto senza nessun collegamento con il discorso che stava facendo (o forse si, io mi ero scollegato da qualche secondo) mi chiede: “Mi abbracci?”

"Scusa" faccio io "ripeti un attimo". E lui, imperterrito, come se niente fosse: “Mi abbracci? Lo desidero”

All'inizio ho pensato che mi avevano venduto del fumo tarocco e quello che avevo sentito per ben due volte proveniva da un pensiero condizionato dal mondo falso come un drogato.

Ma lui continuava a fissarmi, a pregarmi con gli occhi direi: era come se aveva di fronte a sé l'unica ancora di salvezza di una vita che stava affondando. Ed io non mi raccapezzavo, perché continuavo a pensare che nella palude con i coccodrilli c'ero io e non lui.

Sarà che non ne potevo più della situazione imbarazzante, sarà per quell'ometto che un po' mi faceva pena, insomma ad un certo punto mi sono alzato e gli ho detto che se dovevamo abbracciarci di farlo subito e poi ognuno per la sua strada.

Si alza anche lui, mi si avvicina, tende le braccia e io guardo in giro per accertarmi che non ci veda nessuno . 

A quel punto tendo anche io le braccia e senza piegarle gli sfioro le spalle mentre lui mi cinge in un vero abbraccio.

Non so cosa mi successe, fatto è che le mie braccia cominciano a piegarsi ed a cingere l'altro in un abbraccio sempre più vero. Sentivo il suo cuore battere e, certamente, lui sentiva il mio. Mi appoggia la testa nell'incavo della mia spalla, dolcemente, teneramente. Io gli batto due volte la mia mano sulla sua schiena come per consolarlo. Ad un certo punto lui mi prende con le due mani la mia testa, mi guarda intensamente e fa per avvicinare le sue labbra alle mie: “Oh! Ma sei fuori!" gli dico.  

Ma lui è in trance, non si rende conto del mio disagio (anzi, con il senno di poi, ciò di cui si era accorto, era il mio stare bene), mi riprende con decisione e mi stampa un bacio sulle labbra; poi cerca di staccarsi, ma io lo fermo e gli faccio capire che, sì, sta bene anche a me. Non c'è niente di sbagliato.

Era da tanto troppo tempo che non abbracciavo con tanto desiderio; che non sentivo il sangue scorrere nelle mie vene! Mi sono staccato dalle sue labbra e l'ho ringraziato per quell'istante di piacere, di primordiale ed istintivo umano piacere.

Lui mi guarda e mi ringrazia a sua volta perché, dice, ha trovato quello che cercava. Poi si gira e se ne va.

Io mi risiedo sulla panchina; sono scosso, i debiti ci sono ancora e l'azienda potrebbe aver già chiuso.

Ma sento che qualcosa, in meglio, è cambiato!

Gabriele Marcon