Il fiore di magnolia

Avevano piantato delle piccole magnolie davanti ad un palazzo nuovo, incredibilmente giallo, in fondo alla strada. C’era stato un piccolo casale in quello spazio e in altri tempi, la mattina presto, si sentiva cantare il gallo. Ma, si sa, i tempo moderni non hanno pietà per le piccole cose e un brutto giorno ruspe, camion e gru: distrutto il vecchio casale che nessuno aveva interesse a ristrutturare e in breve tempo da un profondo scavo sorge una palazzina di quattro piani. Sembrava impossibile che in quello spazio così ridotto potesse entrare un edificio come quello. Eppure erano riusciti ad incastrarlo. L’unica concessione al bello, nonostante tutto, erano quelle quattro piccole magnolie dalle foglie lucide che sorgevano al bordo della strada senza uscita al centro di altrettante aiuole circolari.

 

Erano passati già alcuni anni e lentamente ma con regolarità, le piccole magnolie crescevano. Finché un giorno Silvana si accorse che, nascosto sotto le foglie grandi e lucenti, faceva capolino un grosso fiore bianco. Avevano cominciato a fiorire! Silvana aveva sempre osservato i fiori a primavera come un miracolo e quel giorno non poté fare a meno di soffermarsi su quel grande, carnoso, fiore bianco che sembrava attirarla irresistibilmente verso di sé. Lo fissava, Silvana, e sembrava che i petali grandi e tondeggianti si volessero aprire in un abbraccio. Come ipnotizzata da quel candore si sentì avviluppare nel bianco luminoso dei petali del fiore di magnolia. Poteva camminarci dentro; una sensazione di pace e leggerezza si impadronì di lei mentre, dimentica di qualunque impegno e preoccupazione della giornata, si inoltrava in quella magia.

 

Passò tanto tempo o forse solo pochi minuti, non avrebbe saputo dirlo; immersa in quella luminosità surreale il tempo aveva perso di significato. Aveva percorso uno spazio senza confini quando le sembrò di trovarsi davanti ad una discesa, come se il fiore, nella sua intimità più profonda, volesse ingoiarla.

 

Scendeva, scendeva e il bianco si faceva sempre meno luminoso. Guardandosi intorno, Silvana si sentì stretta in uno spazio angusto che stava per soffocarla quando, guardando verso l’alto in cerca di una via d’uscita, vide i grandi petali, lontanissimi ma stagliati nettamente nello spazio sopra di lei, squarciarsi. Un liquido rosso e denso colava verso il basso, colava verso di lei minacciando di sommergerla. Chiuse gli occhi terrorizzata e immersa in quel rosso minaccioso trascorse un tempo indefinito che le pareva interminabile. Riaprì gli occhi timorosa: il rosso liquido e minaccioso si era trasformato nel rosso delicato e fremente di un campo di papaveri e sopra di lei il cielo azzurro le sorrideva gioioso.

 

 

“Ti sei addormentata in macchina, Silvana, avevamo appuntamento sotto il palazzo giallo. Siamo arrivati”.

 

(Rossana Bonadonna)

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