Il sogno

Lucia quella mattina si alzò di buon’ora come sempre per recarsi al lavoro. Prima di uscire, non mancò di passare dalla sua vicina, un’anziana signora, vedova e sola, chiedendo se le occorresse qualcosa. Passò poi dal giornalaio, acquistò il giornale e al volo prese l’autobus. Era un rituale che si ripeteva tutti i giorni, da quasi un anno. Quel giorno di dicembre non sapeva ancora che la sua vita sarebbe cambiata. Lucia scese una fermata prima, camminare le piaceva soprattutto con il freddo. Entrò in un bar per un caffè e arrivò al lavoro. Un lavoro che le dava da vivere, ma non la realizzava. La sua laurea in lingue le serviva per fare delle traduzioni saltuarie. Entrò in ufficio, si sedette alla sua scrivania, quando il telefono squillò. Il suo capo le doveva parlare. Quello che le disse fu una doccia fredda per lei. Le sole parole che le rimbombavano in testa erano: Mi spiace non possiamo più tenerla con noi, si ritenga licenziata. Lucia si precipitò in strada, aveva bisogno d’aria per riaversi, finì col sedersi su una panchina e con la testa che le doleva scoppiò a piangere. Come faceva a vivere adesso? I pensieri le si accavallarono e non si accorse che un signore distinto era seduto accanto e la guardava. Lucia alzò lo sguardo e tentò di allontanarsi, ma il signore la fermò offrendole un fazzoletto. La ragazza ringraziò e scappò via. Quella notte faticò ad addormentarsi, fece un sogno strano. Sognò un uomo giovane, dal viso indistinto che la invitava ad andare verso di lui, Lucia tentava di avvicinarsi, ma tra di loro c’era tanta strada che li divideva. Suonò la sveglia e Lucia si ricordò che non doveva più correre per recarsi al lavoro, la mattinata era tutta per lei, si stiracchiò e rimase a poltrire nel letto, pensando al lato positivo di tutto ciò, ma non era facile guardando le bollette da pagare. Vagò per tutta la giornata come un automa e riuscì solo ad accettare un posto come cameriera tramite l’aiuto di un’amica. Anche quella notte sognò l’uomo che la chiamava a sé, questa volta c’erano voci concitate intorno e odori forti, che non le erano familiari. Si svegliò sudata e sconvolta. Una sera si trovò a servire il signore della panchina si riconobbero subito, lui le chiese come andavano le cose. Lucia attese la fine del turno per parlargli a cuore aperto l’uomo ascoltò in silenzio e infine le propose un posto nella sua agenzia di viaggi. La donna accettò con gioia, lo stipendio era buono. Passarono alcuni mesi e un giorno le dissero di andare in India per sbrigare pratiche di lavoro con il corrispondente locale e fare sopralluoghi in alcuni hotel. Felice accettò, il posto l’entusiasmava. Appena salì sull’aereo ebbe la netta sensazione che qualcosa sarebbe accaduto. Si rilassò sul sedile e poco dopo il decollo si assopì. Il sogno si riaffacciò, questa volta il volto dell’uomo era ben chiaro lei indossava un lungo vestito e braccialetti ai polsi che tintinnavano a ogni piccolo gesto, intorno voci sempre più animate la chiamavano offrendole dolci speziati. L’uomo sorridente la guardava e i suoi occhi profondi la penetravano con dolcezza. Scese a Nuova Delhi e subito incontrò il collega locale. Si concesse un po’di tempo per lo shopping, quando un viso noto le si manifestò davanti Lucia non credeva ai suoi occhi, non poteva essere nel sogno, come presa da un vortice si sentì mancare. Si ritrovò distesa su un divano davanti a un uomo che le sorrideva. Era Andrew, lavorava presso l’ambasciata britannica in India. Da quel giorno la vita di Lucia cambiò. Doveva lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare da lì, e il sogno?

 

Lucrezia Bisceglie