Il viaggio

Prima d'ora non aveva mai pensato di uscire dal suo pianetino, dalle sue comodità, per mettersi in discussione e conoscersi meglio.

Certo non poteva definirsi una gran bellezza, proprio no, eppure sentiva di non essere da buttar via del tutto.

Non era molto alta, anzi piuttosto bassina e quel poco di pancetta non aiutava di sicuro a dare slancio alla sua figura, però era certa di avere grandi qualità. Soprattutto intravedeva importanti prospettive per il suo futuro e aveva coraggio da vendere, altrimenti non avrebbe mai effettuato il grande balzo.

Tutto era avvenuto in un lasso di tempo brevissimo: si era guardata intorno, timorosa, ma decisa, aveva dato un’ultima occhiata a quello che era stato il suo mondo e poi, dopo un respiro profondo, si era lanciata.

Mentre fluttuava leggera in preda ad una grande euforia, ripensò per un momento a come aveva vissuto fino ad allora.

Le venne in mente il tempo speso a giocare, saltare, scherzare con le amiche della sua età e poi gli scivoli, le rincorse e... Ogni giorno uguale al precedente e la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe stato lo stesso.

Piano, piano, sentì crescere dentro di sé sensazioni contrastanti: malinconia per il tempo passato, ma anche un’energia nuova che cresceva, cresceva, cresceva, quasi a volerla riempire tutta.

Un sussulto...

La terra si era mossa, o forse no, era solo una sensazione, un equivoco.

Eppure...

Dove si trovava?

Era tutto molto bello, colorato, si aveva l’impressione di essere avviluppati da una ragnatela arcobaleno, ma non era spiacevole, anzi si stava proprio bene!  

Avanzando lentamente si mise ad osservare tutto intorno a sé.

Luci, suoni lievi, odori mai sentiti e sempre la sensazione di non essere sola.

E quell’energia nuova che le cresceva dentro e la faceva sentire più grande, più sicura, più forte.

Un movimento!

Stavolta era sicura, qualcosa si era mosso, anzi si muoveva ancora.

Vide una luce più forte in lontananza, ma non era poi così lontana. Ecco pulsava e per questo a volte sembrava lontana, a volte più vicina.

Comprese che quella era la direzione giusta dove andare.   

Iniziò quindi ad avvicinarsi, però nonostante tutto la distanza non diminuiva e quella luce, così irraggiungibile, pulsava sempre, però cambiava colore, sembrava divenire meno brillante, come se si stesse spegnendo.

La sensazione di non essere sola divenne sempre più forte, come se qualcuno, o meglio qualcosa, fosse in attesa del suo passaggio per manifestarsi.

Ecco, ora!

Si sentì avviluppata da un fluido profumato che la sollevò e la proiettò irresistibilmente verso la luce pulsante.

Suoni, colori, caldo, suoni, colori, freddo, suoni, colori, caldo, suoni, colori, freddo.

- Benvenuta!

La voce risuonò non appena si quietò il turbinio che la circondava e si ritrovò comodamente seduta su un tappeto morbidissimo di cui non riusciva a riconoscere la materia.

Si sentiva leggermente confusa, ma non spaventata.

- Benvenuta fra noi – ripeté la voce.

Ella si guardò intorno cercando di capire da dove provenisse, sembrava essere dovunque come un'eco che si diffonde e rimbalza fino ad esaurirsi nascondendo di fatto la sua origine.

- Grazie – trovò infine la forza di rispondere – Dove mi trovo e chi sei?

Non ci fu una risposta immediata, tanto che il silenzio che ne seguì la spaventò un poco, poi però la voce con fare gentile si fece nuovamente sentire.

- Direi piuttosto chi siamo.

- Siete?

- Già, tu ci ascolti come una sola voce, ma in effetti siamo tante, tutte diverse l’una dall’altra e quando ci facciamo sentire, uniamo le nostre forze.

- Ooh! – esclamò lei di rimando – Chi siete, allora?

- Siamo le idee – rispose la voce – e questa è la nostra dimora o meglio la nostra fabbrica.

La risposta la colse completamente di sorpresa e per alcuni secondi rimase interdetta, non aveva infatti alcuna cognizione di cosa fossero le idee, né cosa facessero.

- E cosa fate? – domandò – Perché sono qui?

La risata la investi gorgogliando, tante piccole gocce allegre la colpirono, ma senza farle male, anzi ella stessa si sentì travolgere da tanta allegria.

Non si era offesa e senza sapere perché si mise a ridere di gusto, incredula, proprio lei che qualche volta con le sue amiche si era mostrata permalosa ed era capace di tenere il broncio per qualche tempo.

- Davvero non capisci? – le chiesero ancora ridacchiando.

- Nnnno, sul serio, perché sono qui?

- Bimba mia, anzi nostra – dissero le voci – tu sei un piccolo pensiero e sei qui perché crediamo che tu abbia le caratteristiche giuste per diventare una piccola idea. Dovrai crescere e lavorare sodo, ma sopratutto dovrai imparare a credere in te, giorno per giorno ed ogni giorno sempre di più. Le difficoltà non mancheranno ed ogni ostacolo che incontrerai lo dovrai superare con slancio ed entusiasmo, con forza e determinazione. Vedrai che ogni volta ti sentirai più forte e nulla e nessuno ti potrà spaventare.

Rimase senza parole, non se l’aspettava, lei un’idea? Beh, perché no?

In fondo, era sempre stata più abile e sveglia nei giochi rispetto agli altri pensieri e poi lo aveva sempre saputo che sarebbe diventata qualcosa di diverso rispetto alle altre ed agli altri e poi...

- E ricorda – la voce risuonò imperiosa – La qualità più importante per divenire una buona idea è quella di non essere presuntuosa né vanitosa.

Seguirono dei discreti colpi di tosse da parte di tutto il gruppo delle voci.

- Che strano – pensò.

Stavolta le voci le aveva udite tutte ben distinte e in quel momento capì che diventare un’idea sarebbe stata per lei un’opportunità, ma anche una grande responsabilità e che avrebbe dovuto impegnarsi molto.

Tutto le parve incredibile e nello stesso tempo eccitante.

Ma chi l’avrebbe mai detto! Un’idea, sarebbe diventata un’idea!

Sorrise sognante, ma poi rifletté su come si diventa un’idea.

Cominciò a fluttuare nell’indecisione e poi a porsi domande del tipo:

- Come è fatta un’idea?  

- Di che colore è un’idea?

- Assomiglio almeno un po’ ad un’idea?

- Ma come si diventa un’idea? – si chiese infine.

Iniziò a riflettere su questo fatto e sopratutto su se stessa, su com’era e su come sarebbe dovuta diventare, doveva trovare il bandolo della matassa, ma non era facile.

Si sentì molto sola in quel momento e triste. Le scese una piccola lacrima e cadde su quel tappeto morbido che tanto l’aveva affascinata, ma che ora sentiva quasi estraneo, anzi lo era proprio visto che si trovava lì per la prima volta.

Una seconda lacrima scivolò lentamente seguendo lo stesso tracciato della prima e poi un’altra ancora, componendo un inizio di sentiero luminoso e quel prodigio rincuorò la nostra piccola idea.

Altre lacrime scendendo lentamente si unirono, ma non erano più lacrime di sconforto, ma di gioia perché le illuminavano la via da percorrere e lei sentì crescere dentro di sé una nuova consapevolezza.

Solo seguendo la via da lei stessa tracciata con i suoi dubbi e le sue lacrime sarebbe potuta diventare qualcosa di importante.

Ed iniziò il suo viaggio.

 

Riccardo Castellana