L'ABC dei desideri

Ornella, una signora sui cinquant’anni, si stava recando come ogni mattino al lavoro. Appariva veramente molto più giovane della sua età: aveva capelli rossicci tagliati a caschetto, occhi a mandorla color nocciola infinitamente dolci e pelle bianchissima, diafana, senza l'ombra di una ruga, risultato, come lei stessa diceva con orgoglio, della sua totale insofferenza alla tintarella.

Il suo mezzo di trasporto preferito era la bicicletta, su cui montava imperterrita anche nelle fredde ed uggiose giornate invernali. Quel martedì di dicembre non sembrava certamente il giorno ideale per allietare gli animi: il grigio era il colore dominante e l'abbigliamento della donna rifletteva in pieno la bigia atmosfera, come se lei volesse passare inosservata. Nonostante questo, Ornella si sforzava di trovare il lato positivo anche in momenti come quello, ormai rassegnata allo scempio che i nuovi grattacieli, veri mostri futuribili, avevano prodotto nelle immediate vicinanze della sua abitazione. D'altronde ormai accettava, passivamente, la sua routine quotidiana: controllo e senso del dovere la facevano da padroni nella sua vita, accompagnati da una grande dedizione al lavoro e da un innato altruismo.

- Non ti lasci mai andare, hai paura del rischio! – la rimproverava il figlio Corrado, che spesso non si riconosceva in quella madre così perfetta.

Quel mattino, Ornella si avvicinò, come di consueto, al chiosco dei giornali dove acquistava il quotidiano per conto dell'ufficio. Lavorava alla Fondazione Manuli, un Ente no Profit che si occupava di assistere i malati di Alzheimer e in quel contesto la sua natura generosa, aveva trovato completo appagamento e realizzazione professionale.

Ornella aveva riposto il quotidiano nella sua comoda borsa e stava dirigendosi verso l'ufficio già concentrata su tutta una serie di problematiche che avrebbe dovuto affrontare nel corso della giornata. Le sue preoccupazioni vertevano soprattutto sul problema delle donazioni, che, a causa della crisi economica dirompente, erano precipitate. Ma qualcosa la distolse bruscamente dalle sue riflessioni: dalla borsa, dove aveva riposto il giornale, proveniva uno strano sibilo simile a quello di un fuoco d'artificio. Il quotidiano, che aveva appena comprato, schizzò in aria con un fischio potente e, proprio come le scintille di un vero fuoco artificiale, le pagine iniziarono a scendere a pioggia per poi scatenarsi in una danza forsennata. Si disponevano a cerchio e a tratti sembravano disegnare le ali di un uccello e le urtavano con forza i capelli pettinati con cura. La donna si coprì il volto con le mani, le pareva di essere finita in uno stormo di piccioni impazziti! Poco dopo il frastuono si attutì e Ornella si rese conto, con un certo sgomento, che le pagine si erano trasformate in tante lettere di carta, una specie di strano alfabeto che si dispose di fronte a lei tenendosi per mano.

- Chi siete? – chiese spaventata la donna che si vedeva sbarrato il cammino.

- Siamo un alfabeto magico, venuto per esaudire i tuoi desideri! – risposero in coro le lettere.

- Andatevene via! – urlò Ornella – Io non ho nessun desiderio e cercate anche di sparire subito perché devo recarmi al lavoro.

Detto fatto, le lettere docilmente si rimpicciolirono in un solo istante andandosi ad infilare con ordine nella sua borsetta. Solo una C particolarmente panciuta non si scompose e osservò la donna con aria di sfida.    

Ornella fissò la C indispettita.

- Fatti da parte - la redarguì con durezza – Sono in ritardo!

- Non prima che tu abbia espresso un desiderio – rispose serafica la lettera

Ornella voleva proseguire per la sua strada, ma uno strano languore la invase. Guardò in giro un po’ disorientata e spinta da una forza misteriosa pronunciò con un filo di voce la parola “colore”.

Subito tutto intorno a lei si trasformò. Il cielo era diventato di un azzurro indaco attraversato da candidi cirri. L'aria era profumata e gli alberi rinsecchiti, che fiancheggiavano il viale, erano ricoperti di gemme. Le case avevano assunto le tinte più variopinte, facendo assomigliare il corso che conduce alla Stazione Centrale alla via principale di un borgo ligure. Anche l’abbigliamento di Ornella era mutato: un vestitino verde erba le metteva in risalto l'incarnato di madreperla e i capelli ramati. In questa particolare atmosfera, la donna si avvicinò al portone dell'ufficio. Ma quando iniziò a salire i gradini, una forza misteriosa la trattenne: più cercava di andare avanti, più qualcosa la faceva arretrare. Si voltò e, con grande sorpresa, vide la lettera L che la tirava con tutte le sue forze.

- E tu cosa vuoi? – chiese trasecolata.

Stava iniziando a non capirci più nulla!

- Sono la L di libertà. Dai Ornella ,oggi resta con me!

La donna tentò di reagire, ma qualcosa le stava paralizzando la volontà. Non c’era niente da fare!

- Al diavolo il lavoro – pensò e fece dietrofront.

Così, come non succedeva da tempo, si trovò a passeggiare con il naso rivolto all'insù. Quanti bei terrazzi aveva Milano e quanti cortili nascosti! In questo girovagare senza fretta, arrivò fino a Piazza S. Babila di fronte alle insegne di una famosa profumeria.

“Trattamenti per il corpo e il viso a prezzi eccezionali!” era scritto a caratteri luminosi nel centro della vetrina. Ornella ebbe un attimo di esitazione, ma subito la razionalità e il buon senso, che la contraddistinguevano, presero il sopravvento. Stava per allontanarsi, quando si senti tirare per la manica: era la lettera V!

- Un po’ di vanità in una donna non guasta, ti pare? - le sussurrò nell'orecchio con voce suadente.

Come un fiume che straripa dagli argini, Ornella si sentì invadere da una rabbia crescente e in un attimo ebbe la percezione di tutti i sacrifici e di tutte le rinunce che aveva fatto in quegli anni.

- È arrivato il mio turno – pensò entrando decisa nel negozio.

Dopo alcune ore ne uscì trasformata nel fisico, ma soprattutto nell'animo. Tensioni e timori si erano dileguati come d'incanto e più che camminare le sembrava di procedere a passi di danza. Seguendo il suo istinto, si trovò ben presto nel Parco Sempione. I colori erano smaglianti, come se tutto attorno a lei fosse stato tirato a lucido da una mano misteriosa. Alcuni giovani suonavano la chitarra seduti in cerchio.

- Ehi, bella signora, ti unisci a noi? Sai cantare? – l’apostrofò uno di loro.

- Ma veramente, é tanto che non canto... però si, conoscevo molto bene gli stornelli romani – rispose Ornella esitante.

- Beeene, allora forza! – urlarono tutti in coro.

Quando la voce calda e vibrante della donna si librò nell'aria, tutti ammutolirono.

- Ma sei uno schianto! – urlò il ragazzo ammirato - Come mai non hai coltivato il tuo talento?

- Mi sono sposata molto giovane! – rispose la donna con una punta di amarezza nella voce.

E fu così che sdraiata sull'erba, cullata dallo sguardo magnetico del bel giovanotto, Ornella si lasciò andare come non aveva mai fatto prima. Tutto le sgorgò dal profondo senza trovare nessuna resistenza: l'abbandono di Roma, le difficoltà sul lavoro, i problemi con la famiglia. Mentre tutti i nodi che stavano aggrovigliati nel suo grembo si andavano via via sciogliendo, le letterine magiche compivano allegre giravolte sul suo capo, guardandola soddisfatte.

L'ora del tramonto rendeva i colori del parco più caldi. Le persone iniziavano ad andarsene e il cicaleggio dei bambini si affievoliva. Anche i nuovi amici di Ornella si alzarono, riposero i loro strumenti nelle custodie e la salutarono calorosamente, come se fossero stati conoscenti di vecchia data. Man mano che tutti si allontanavano, un senso di vuoto invase l'animo di Ornella. Tirò fuori dalla borsa il cellulare nel tentativo di riagganciare un legame con il mondo circostante. Sul display apparvero numerose chiamate perse: molte erano dell'ufficio, ma alcune anche del figlio. Come aveva potuto dimenticare la promessa di tenere con sé la nipotina per la serata! Mentre cercava di spiegarsi il suo comportamento, le tornarono in mente i tanti capricci che avevano caratterizzato le ultime domeniche, trascorse in compagnia della bimba. Certo adorava la sua nipotina Asia, ma a volte era proprio pestifera, forse a causa della recente separazione dei suoi genitori. Si guardò attorno smarrita come per chiedere aiuto. La sua espressione non sfuggì allo sguardo attento delle letterine magiche che subito la circondarono, come avevano fatto quando erano apparse.

- Cosa ti succede Ornella? – disse una di loro

- Penso che sia arrivata l'ora di tornare a casa – rispose la donna con un filo di tristezza nella voce

- Certo è giunta l'ora – continuò la lettera – però oggi hai imparato una cosa che conoscevi già, ma che avevi voluto a tutti i costi dimenticare. D’ora in avanti ricorda, non bisogna mai rinunciare ai propri desideri!

Detto questo, una nube luminescente avvolse la donna lasciandola intontita. Man mano che la soffice coltre si diradava, Ornella si rese conto che tutto ciò che aveva caratterizzato la sua straordinaria avventura era scomparso: il colore aveva nuovamente lasciato spazio al grigio e alla nebbia e lei, fasciata nel suo impeccabile tailleur, si accinse a salire i gradini del portone dell'ufficio.

Ornella tornò a destreggiarsi tra i documenti accumulati sulla scrivania dell'ufficio come se niente fosse, ma nonostante la complessità del lavoro e le numerose scadenze ravvicinate, qualcosa nel suo animo era mutato. Non che si dedicasse alla sua attività con meno impegno: la passione e il senso del dovere erano sicuramente quelli di sempre, però c'era come un angolino nascosto in fondo all’anima che sfuggiva al ferreo controllo della sua volontà. Si trattava di un qualcosa che le imponeva, non di dedicarsi agli altri con minore dedizione, ma di occuparsi anche di sé stessa. Poteva essere un gelato gustato con calma o anche una semplice passeggiata rivolta ad allentare le tensioni e rubata al tempo da dedicare alla famiglia. Ma non c'era niente da fare: Ornella non riusciva più a sottrarsi al rito quotidiano di concedersi una piccola coccola rigenerante. E tutto questo grazie all'intervento dell'alfabeto magico!

La settimana volò in un attimo, ormai era domenica e mancava poco al Natale. Ornella suonò alla porta di casa del figlio dove tutti la aspettavano per il consueto pranzo domenicale.

- Ciao nonna – cinguettò la nipotina Asia saltandole al collo - Ma lo sai che non sei mai stata così bella?

Il marito Roberto annuì con la testa sorridendo.

- Come mai sei arrivata così tardi? – insistette la piccola - Ho una fame tremenda!

- Perché adesso, la domenica mattina vado a lezione di yoga - rispose Ornella accarezzandola sul capo

- Cos'è lo yoga? - chiese stupita la bambina

- Una ginnastica che fa bene al corpo e alla mente – rispose la donna - quando sarai più grande potrai venire con me.

E si accomodò a tavola visibilmente soddisfatta: era proprio una domenica speciale!

 

Cristina Manuli