L'attesa

Cicche sparse per terra. Attesa. Attendere, cosa? Per quanto tempo? Aldo si rigirava tra le dita la sigaretta ancora spenta, l’ennesima di una giornata pesante, priva di luce.

 

Avevano già tollerato due laceranti delusioni, lui e Angelica. Era sicuro di non poter sostenere il peso del terzo fallimento.

 

Si erano sposati, felici e innamorati, ed erano andati a vivere in una graziosa villetta circondata da un giardino ridente pieno di fiori che Angelica immaginava già corredato di scivoli, altalene e biciclette. Avevano fantasticato insieme, immaginandosi contornati dai loro bimbi sani e sorridenti. Il loro sogno era vederli crescere nella villetta col giardino.

 

Ma un brutto giorno un medico, garbato ma implacabile, li informò che il loro primo bambino non sarebbe mai nato. Nulla era compromesso e sicuramente, così disse il dottore, la prossima volta avrebbe avuto un esito felice.

 

Non fu così; anche il secondo tentativo si risolse in un dolore lacerante. Angelica, contro il parere di Aldo, volle tentare ancora, spinta da un incontenibile desiderio di maternità reso ancora più acuto dai recenti fallimenti. Vedeva le sue amiche spingere carrozzine e passeggini, osservava le persone nei negozi che compravano pannolini a bavaglini e si sentiva struggere di malinconia.

 

Adesso erano entrambi in attesa del risultato delle ultime analisi: valori troppo bassi. Neanche stavolta il giardino sarebbe stato allietato dalle grida del bimbo tanto atteso. Seguirono giornate lente, buie, durante le quali sembrava che per Aldo e Angelica nulla avesse più un senso. I fiori nel giardino appassirono perché nessuno li curava più.

 

Finché un giorno, guardandosi finalmente negli occhi, una luce di speranza si riaccese e, senza dirlo a parole, presero una coraggiosa decisione insieme.

 

                                                                       o o o  

 

Dopo il tempo necessario per le pratiche burocratiche, nel giardino, di nuovo pieno di fiori, fece il suo ingresso trionfale un luminoso sorriso incastonato in un birichino volto bruno. Fitti ricci neri incorniciavano quel viso salvato dalla miseria e forse dalla morte.

 

(Rossana Bonadonna)