L'isola dei desideri

Se è vero che ogni riccio è un capriccio, sarebbe stata la modella ideale per personificare il famoso detto. La massa di riccioli rossi ricadevano scarmigliati sulle spalle e accompagnavano lo spedito passo di Isotta. Capricciosa lo era stata, e anche tanto, ora per fortuna, le erano rimasti solo i vezzosi ricci ribelli, che di tanto in tanto, danzavano morbidi su quel bel viso disegnato da una pioggerella di timide lentiggini, che si rincorrevano sulle guance. Tutto ciò non sminuiva la bellezza di quegli occhi grigi, che mutavano a secondo dell’umore. Isotta era una sognatrice, appena poteva si rifugiava nel suo mondo fantastico, con la speranza di trovarsi prima o poi coinvolta in affascinanti avventure. Come in tutte le belle favole, l’inizio era scandito da tre parole, c’era una volta… questa frase introduceva alla perfezione la fantastica storia in cui Isotta si sarebbe trovata. La lettera le era stata recapitata giorni prima, lo scritto era stringato e chiaro, lei era una delle due contendenti del premio letterario per il genere noir, il suo libro era stato valutato a pari merito con un’altra opera. La contesa finale si sarebbe svolta su di un’isola, decretato il vincitore, il libro sarebbe stato pubblicato. Era tutto predisposto, Isotta era invitata a raggiungere l’isola di Capraia. La lettera specificava di portare uno zaino, costumi, un abbigliamento sportivo e scarpe comode. Aveva l’impressione di partecipare ad una gara sportiva, del resto nell’ambiente della scrittura giallistica ci si poteva aspettare di tutto e lei avrebbe giocato fino in fondo. Mentre il traghetto si avvicinava al pittoresco porticciolo, Isotta pensò a quante volte aveva sognato di trovarsi in vacanza su di un’isola selvaggia nel periodo autunnale. Il posto non deludeva le aspettative. Le coste rocciose a picco sul mare regalavano forti emozioni: vi erano grotte e insenature con guglie di rocce illuminate dalla luce del tramonto. Lo scenario era alquanto suggestivo e unico.

Il porto si adagiava lungo la banchina di cemento dove Isotta impresse la sua prima orma sulla terra ferma. Le fragranze salmastre intrecciate ai profumi degli aromi diffusi dalla brezza marina, avevano la facoltà di lenire anche i cuori più aridi e di far riscoprire sentimenti inconsciamente sepolti. La fila di casette colorate emanava una magica atmosfera di vissuto, che suscitava un evanescente malessere di memorie perdute. Emozioni perfette per il pittore che stava imprimendo sulla tela quell’ultimo tocco al cielo con la spatola densa di colore arancio, mentre l’ombra sbiadita del sole scivolava oltre l’orizzonte. Forse fu l’ultimo raggio, oppure l’ultima pennellata dell’artista, ad illuminare il dipinto di luce propria. Isotta ne fu irresistibilmente attratta e provò un brivido quando il pittore alzò gli occhi verso di lei.

- Era tempo che ti aspettavo, questo ti appartiene! – le disse.

Fu in quel modo bislacco che Isotta divenne proprietaria del quadro, perché in un attimo il pittore sparì con pennelli e cavalletto, come se si fosse dissolto nel nulla.

La locanda “All’isola del tesoro” aspettava l’arrivo della seconda ospite, che avrebbe completato lo scarno elenco dei presenti. Il trattore accolse con il dovuto riguardo la scrittrice e porgendo le chiavi della camera, le ricordò che la cena sarebbe stata servita nella saletta attigua alla cucina. Isotta aveva giusto il tempo di ravvivare la chioma ricciuta e indossare la felpa preferita. Prima di scendere al pian terreno, si dilungò a rendere la stanza un po’ meno impersonale. Il piano del comò vicino alla finestra era perfetto: la tela avrebbe regalato uno squarcio in più di luce all’ambiente. Nel momento in cui Isotta espose il dipinto, si accorse che il quadro si era completamente trasformato. La tavola esibiva una nuova scenografia. Il protagonista non era più il mare, bensì la montagna e si vedevano macchie di vegetazione dominate da arbusti contorti, folti rami pieni di fiori dal rosa al lillà, mentre un profumo intenso di rosmarino si diffondeva nella stanza.

La reazione fu inaspettata, Isotta si sentì pervadere da un senso di leggerezza e di pace. Quel quadro sprigionava fantastiche magie. Stava entrando nella tela e ora era lì, camminava nel dipinto sopra quella montagna dalla fitta vegetazione e dai rami pieni di fiori. Dopo lo stupore iniziale, realizzò che quello che stava vivendo non era un sogno, ma la realtà. Il quadro ricevuto in dono dall’enigmatico pittore era magico! Non avrebbe mai potuto immaginare che nella vita fosse possibile possedere un oggetto fatato pronto a realizzare ogni desiderio.

- Questo – pensò – accade solo nel mondo delle fiabe!

Quando Isotta ritornò nella sua stanza, stringeva in mano un profumato mazzetto di fiori rosa lillà, che insieme al rosmarino, le regalava un aroma davvero inebriante. In quel momento il dipinto mostrava un’immagine di arbusti contorti e rami spogli privi di colore. Isotta si tolse dai ricci qualche piccolo petalo e si cambiò le scarpe sporche di fango. Era curiosa di scoprire cosa sarebbe successo ancora. La sciarada si dipanò presto e uno spiraglio di luce la colse a cena, nell’intima saletta della locanda. Due tavoli erano al centro del saloncino, ad uno sedeva lo sfidante di Isotta. Sul tavolo si intravedeva un plico: la caccia al tesoro per la conquista dell’ambito premio letterario era ufficialmente aperta! La busta conteneva una fotografia e una mappa dell’isola accompagnata da poche righe:

“Tra i petali gioiosi siate curiosi!”

Tra i fiori si celava quindi l’indizio che avrebbe permesso di raggiungere la meta. Nella foto si riconosceva benissimo il luogo dove poco prima il quadro magico l’aveva trasportata.

Nel frattempo, nel silenzio assoluto, un nuovo prodigio si stava compiendo nella camera di Isotta. Sopra il comò, il quadro mutava ancora l’immagine. Pennellate invisibili tracciavano sulla tela nuove forme: la boscaglia si affollava di animaletti che nel sottobosco frugavano nel terreno cosparso da una pioggia di petali, ai piedi di un cespuglio oramai privo di fiori. Un soffio di vento fece volteggiare una pergamena arrotolata e chiusa da un lezioso nastrino giallo, che danzando leggera si depose su una foglia di fico d’India.

Isotta rientrò nella stanza, accese la luce e guardò curiosa il dipinto, notando subito la pergamena. Il quadro le suggeriva la scorciatoia per poter aprire il suo cassetto dei sogni senza nessuno sforzo, grazie alla “soffiata” della tela magica. Isotta però odiava i favoritismi e i vantaggi ottenuti senza alcun merito. Così immediatamente decise che avrebbe condiviso il potere del quadro con il suo avversario: non voleva assolutamente vincere in maniera ingiusta.

Bussò alla porta della camera n.3 e non le fu certo facile spiegare all’altro concorrente gli avvenimenti straordinari di cui era stata testimone. Poi lo scetticismo iniziale fu superato dalla morbosa curiosità, propria di tutti gli scrittori e quando l’uomo accompagnò Isotta nella sua stanza il suo stupore fu incommensurabile. Presero la decisione di raggiungere insieme il posto indicato dal quadro dove era custodita la pergamena: da quel momento si sarebbe aperta la corsa al tesoro, che avrebbe portato solo uno di loro a raggiungere un bene prezioso.

Fu precisamente in quel momento che si manifestò il fenomeno. Sembrava di assistere al riavvolgimento di una pellicola cinematografica. In un refolo di vento la foglia di fico sparì, così come la pergamena. Gli animaletti operosi che frugavano nel letto di petali se la diedero a “zampe levate” dileguandosi nella boscaglia e tutto tornò come era all’inizio. La tela mostrava la prima immagine con il cielo dalle tinte appassionate di un intimo tramonto. Non più fragranze di fiori e aroma di rosmarino, ma nella stanza si propagava solo un olezzo di umido salmastro. La magia si era dissolta nel nulla, così come era comparsa. L’uomo era conscio di essere stato causa di tale danno: oramai era accaduto l’irreparabile, il potere magico del quadro si era smarrito per sempre, non erano ammessi sguardi indiscreti. Comunque Isotta e il suo avversario senza perdersi d’animo, zaino in spalla e mappa alla mano, andarono incontro all’avventura. Identificarono in breve tempo il punto preciso in cui la pergamena, nascosta tra petali profumati, rimaneva in attesa di essere rinvenuta. La prima cosa che videro spuntare fu un lembo del grazioso nastrino giallo, Isotta svolse la pergamena trattenne il fiato, e lesse ad alta voce:

- La luce nascente vince le tenebre e rivela i segreti adombrati dal buio. La prima grotta baciata dal sole custode sarà di tanto splendore.

Più tardi nel silenzio delle loro camere i due contendenti elaborarono le strategie per conseguire onore e gloria. Alle prime luci dell’alba del giorno dopo Isotta a bordo di una barchetta a motore, riuscì ad individuare la grotta agognata. Un fascio di luce irradiò la spelonca e la ragazza entrò trattenendo il fiato per l’emozione. Ebbe un sussulto quando vide il suo avversario stringere tra le mani la preziosa targa di merito, scintillante sotto i raggi del sole nascente.

Lo smacco fu grande ed Isotta non riuscì a nascondere il suo rammarico. Subito pensò che se non avesse rivelato all’avversario il potere magico del quadro, senz’ombra di dubbio la vittoria sarebbe stata sua. Si era illusa di poter entrare nel mondo affascinante degli autori emergenti, di poter vedere la propria opera esposta all’interno di una vetrina. Ma oramai il suo sogno si era dissolto in quella mattina d’autunno. Mentre riponeva nello zaino i suoi pochi effetti personali, ripercorse mentalmente l’intera vicenda. Il rammarico per il mancato successo si attenuò piano piano e nella sua mente si affacciarono pensieri ben più profondi. Non aveva ceduto alla tentazione di tenere per sé la magia, non si era lasciata sopraffare dall’egoismo ed aveva condiviso i poteri del quadro giocando la partita ad armi pari. Era rimasta fedele a sé stessa, ai suoi saldi principi e questo valeva più di ogni riconoscimento. Guardò la tela e sorrise: era quello il premio più grande! Se in futuro si fosse trovata di fronte ad un bivio, le sarebbe bastato guardare il quadro per ricordare di seguire la retta via.

Il sole calava dietro le rocce accompagnato dalle stridule grida dei gabbiani che sembravano voler risvegliare l’isola dal suo torpore. Qualche pescatore gettava l’amo e un vecchio si cimentava nel paziente restauro della sua barchetta. Mancava poco all’imbarco ed Isotta respirò a pieni polmoni i profumi di quell’oasi, cercando di imprigionarne ogni deliziosa fragranza. Si avvicinava la fine di quella meravigliosa avventura e la vita quotidiana l’aspettava. Volse un ultimo sguardo al panorama e fu allora che vide il pittore avvicinarsi al traghetto un attimo prima che levasse gli ormeggi. L’uomo le porse un cartoncino stampato e si allontanò senza dire una parola. Era un biglietto da visita con una breve dedica che Isotta lesse in preda ad una forte emozione:

“Credi sempre nelle tue forze non ti deluderanno mai e solo così i tuoi desideri potranno divenire realtà. A presto, ti aspetto Adalberto Alberighi editore.”

 

Lorella Miorali