L'isola di Red

C’era una volta… anzi no questa è una fiaba moderna.

In un paese lontano c’era un ragazzo di nome Red. Il suo vero nome era Tomas ma tutti lo chiamavano Red a causa della sua folta capigliatura rossa che gli nascondeva quasi completamente il viso. Sicuramente l’imponente mole dei suoi capelli compensava in parte la sua piccola statura, ma insieme ai suoi lunghi piedi lo rendeva un po’ goffo. Nessuno però in quel paese lontano sembrava interessato al suo aspetto e tutti accoglievano lui e il suo fedele cane Tobia con un sorriso tutte le estati ormai da dieci anni. D’altra parte il paese era così piccolo che tutti si conoscevano e conoscevano Red. Il mare che circondava l’isola, praticamente impediva qualsiasi contatto con il mondo. Anzi per Red, Tobia e gli altri paesani il mondo era lì e nulla mancava per rendere la loro vita fantastica. Il mare era di un blu profondo, pieno di pesci e vita.

Red non era come gli altri ragazzi, non gli piaceva perdere i suoi pomeriggi a giocare, ma sognava di poter trovare un tesoro che, secondo dei vecchi libri, era stato nascosto dai pirati tanti anni prima. Si aggirava sconsolato, perché non riusciva a scoprire nessuna traccia, finché un giorno aiutando un povero vecchietto a mettere in ordine la sua cantina, trovò una mappa disegnata su un foglio dai contorni d’oro: era la mappa dei PIRATI!

- I tesori esistono... basta saperli cercare! – gli mormorò il vecchietto, mentre si allontanava con la mappa in tasca.

Red rimase per un po’ incredulo e indeciso, poi però si convinse di essere stato chiamato dal destino.

Era appena sorto il sole quando, con il suo fedele cane Tobia e uno zainetto pieno di acqua e viveri, si mise in marcia verso la zona dell’isola indicata dalla mappa.

Ci vollero almeno due ore, ma alla fine giunse al faro abbandonato. Ormai mancava poco, oltrepassò il faro di dieci passi verso la collina: lì tre alberi descrivevano un triangolo all'interno del quale c’era una botola dove era custodito da tantissimi anni un grande tesoro. Per un attimo Red temette di non riuscire ad aprire la botola, ma con uno sforzo sovrumano la sollevò, scoprendo una piccola buca nel terreno. All'interno c’era un recipiente con un foglio simile alla mappa e il tesoro.

Sul foglio c'era scritto:

            Finalmente sei arrivato ed il tesoro hai trovato

           per anni hai viaggiato e non ti sei mai rassegnato.

           Questo è un giorno molto bello

            scoprirai il segreto grazie a questo ritornello.

           E neanche il più acuto uccello

            ti vedrà quando porterai il cappello.

Red aveva trovato il cappello magico!

Il cappello era stupendo, nero, tempestato di pietre preziose e con un simbolo bianco che rappresentava una tigre con la spada.

Superati i timori iniziali il ragazzo si mise il cappello in testa.

Subito avvertì una sensazione strana ed anche Tobia si accorse che qualcosa era successo, perché inizio ad abbaiare.

Ci mise un po’ a capire cosa gli stesse capitando, ma tutto gli fu chiaro quando i suoi occhi si girarono per guardare la mano: non si vedeva più, era diventato invisibile!

Non riusciva a crederci e corse come un fulmine verso il paese, era ansioso di scoprire se veramente era diventato invisibile agli occhi di tutti. Il cane, che fiutava il suo odore, lo seguì come un’ombra, ma quando giunsero in paese si diresse verso casa: forse era scosso dalla scomparsa del padrone o semplicemente era troppo affamato. Ormai era calata la sera e le strade erano deserte. Red decise di andare alla taverna dove sicuramente avrebbe trovato dei marinai che bevevano e giocavano a carte. Fuori non c’era nessuno, ma all’interno del locale molte persone discutevano animatamente. Il ragazzo aveva il cuore in gola e le gambe invisibili gli tremavano: se il cappello non avesse funzionato o avesse smesso di funzionare sarebbe stato nei guai!

Ma non fu così. Entrò nel locale, si aggirò tra i tavoli e nessuno si accorse di lui. Era un’emozione stupenda!

Passò la sera ad ascoltare i discorsi dei presenti, perlustrò il locale in lungo e largo e si sedette al tavolo dei più loschi ceffi dell’isola senza nessun timore.

Lasciò il locale solo dopo che l’ultimo cliente ubriaco abbandonò il suo boccale.

Era al settimo cielo. La sua mente volava pensando a tutto quello che avrebbe potuto fare e vedere il giorno seguente con il suo cappello magico.

Red non riuscì a dormire quella notte. Tantissime domande affollavano la sua testa in modo confuso, senza lasciargli il tempo di rispondere. Quel potere stupendo sarebbe durato per sempre? Qualcuno avrebbe scoperto che si era impossessato del cappello e sarebbe venuto a cercarlo? Magari il proprietario era un mago, con dei poteri terrificanti e si sarebbe vendicato di lui, punendolo in maniera esemplare! Ma la domanda che proprio non lo faceva dormire era: che cosa avrebbe fatto il giorno dopo con quel potere?

La mattina si svegliò di buonora, scese le scale velocemente e prima di mettere il naso fuori di casa si mise il cappello in testa: subito scomparve di nuovo, esattamente come la sera precedente! Red aveva ben in mente come muoversi. Per prima cosa si diresse verso la pasticceria ed entrò passando dalla porta posteriore che, a causa della temperatura del forno, era sempre aperta. Lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi era stupendo: ciambelle fumanti piene di crema, bomboloni di cioccolato e caramelle di ogni tipo. In un attimo si riempì le tasche e la bocca e uscì velocemente dal locale. Poi si diresse verso il negozio di giocattoli del falegname, che era forse il più bello di tutta l'isola. Lì si potevano trovare dei sogni, come diceva l'insegna sopra la porta e questa volta per Red, i sogni sarebbero diventati realtà. Quando uscì dal negozio aveva le gambe che gli tremavano e un sorriso indelebile stampato sul volto. Non era riuscito a scegliere tra i dieci diversi pirati realizzati in legno dal falegname e quindi aveva deciso di prenderli tutti!

Felice si diresse verso casa per godersi il suo bottino. Con la pancia piena e dopo aver effettuato almeno due battaglie con i suoi pirati, Red pensò che forse avrebbe dovuto usare il cappello anche per aiutare gli altri. Ma come?

Uscì in cerca di una risposta. Appena fu in strada si accorse che c’era una una strana agitazione e tutti correvano verso il centro del paese. Red si rimise il cappello in testa e li seguì. In piazza si fece largo tra la folla e scoprì che c’erano il pasticcere e il venditore di giocattoli in lacrime. Si avvicinò e riuscì ad udire le loro lamentele. Il pasticcere giurava di aver preparato dei dolci per il principe dell'isola, ma che quando erano andati i servitori a ritirarli, erano incredibilmente spariti. Il falegname, invece, giurava di avere realizzato dei meravigliosi pirati in legno ed anche questi erano magicamente spariti dal suo negozio. Il principe era andato su tutte le furie e aveva fatto chiudere i due locali immediatamente. Avevano tentato di giustificarsi dicendo che forse degli spiriti maligni si erano impossessati di quelle cose e che una maledizione stava colpendo l'isola. Il principe non aveva voluto sentire ragioni e così i due poveri uomini e le loro famiglie erano ormai in rovina, per colpa di Red e del suo cappello magico. Tutti avevano una gran paura degli spiriti maligni e Red si sentiva molto in colpa: aveva voluto solo mangiare dei dolci squisiti e giocare con i pirati più belli dell'isola, ma non aveva riflettuto sulle conseguenze delle sue azioni. Decise che solo lui poteva porre rimedio a quell’ingiustizia. Corse verso casa, mise i pirati nello zaino e recuperò i dolci rimasti. Poi approfittando della gran confusione che c’era in giro, rimise tutte le cose a posto. Grandissima fu la sorpresa dei due artigiani che quando tornarono alle loro botteghe ritrovarono i dolci e i pirati. Fu così che il principe li perdonò e in paese venne organizzata una gran festa. Red partecipò, anche se sapeva che gli rimaneva una cosa da fare: avrebbe riportato il cappello dove l’aveva tovato, aveva un potere troppo grande per una persona sola.

 

Luca Stoppa