La differenza dell’indifferenza

Che bella bambina era Gerardina! Quando passava per il viale Amendola si faceva ammirare per i lunghi capelli che portava sempre sciolti, sostenuti da un leggero cappellino quando faceva caldo o da un copricapo di lana nelle giornate fredde, sempre e soltanto di colore rosso. Per questo, in città, tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso. Anche da lontano la riconoscevi per quel copricapo colorato che era diventato il suo segno distintivo.

Viveva con la mamma in una piccola casa del centro storico, dove le due donne erano rimaste da sole a tirare avanti la vita dopo la scomparsa del padre. Cappuccetto Rosso (la chiameremo anche noi così) sembrava una donnina: aiutava la mamma nei lavori di casa, andava a scuola e, dopo aver fatto i compiti, svolgeva per la mamma tutte le commissioni necessarie. Anche quella di portare da mangiare alla nonna, che viveva nella parte opposta della città, oltre la località Gradaglie, proprio ai piedi della collina, in una casetta isolata dalle altre, circondata da un bel giardino ordinato e pulito, che la nonna curava da sola e che era il motivo per cui l’anziana donna non voleva lasciare quel posto, nonostante gli acciacchi dell’età e i pericoli che potevano derivare dall’uso della stufa per cucinare.

Cappuccetto Rosso amava molto la nonna e pur di vederla felice, ogni giorno si faceva quella lunga passeggiata per portarle il cesto con il pranzo.

Era sempre allegra e con il suo sorriso sapeva rendere semplici anche le cose più complicate. Salutava con garbo tutti quelli che incontrava lungo la strada e mai era stata sfiorata dalla preoccupazione di poter correre dei pericoli nell’ultimo tratto di strada che portava alla casa della nonna. Prima di svoltare a sinistra, lungo il viottolo sterrato che arrivava dritto dritto al giardino della cara vecchietta, un cespuglio, che cresceva all’ombra di un albero, con il suo folto ciuffo copriva la visuale a chi giungeva dal centro della città.

In genere, quando arrivava lì, Cappuccetto Rosso si fermava un momento a riprendere fiato e poi se la faceva di corsa, perché quel silenzio pesante che circondava il bel paesaggio, le metteva un certo timore. La nonna si accorgeva dei suoi passi frettolosi dal rumore che provocavano sulla ghiaia e allora si metteva sulla porta, con le mani sui fianchi, ad aspettarla, pronta all’abbraccio di saluto e alla giravolta che ne seguiva!

Quel giorno, quel brutto giorno, non andò così…

Da dietro il cespuglio all’improvviso uscì un uomo, dall’aspetto alquanto rassicurante.

Era un tipo normale, come ce ne sono tanti in giro, ben vestito e piuttosto curato nei particolari. La bambina notò subito la precisione dei suoi gesti nel sistemarsi il copricapo sulla fronte, continuamente, ma con estrema calma.

- Ciao Gerardina, anche oggi tocca a te portare il pranzo a nonna Gertrude?

- Sì, la conoscete?

- Certo, si può dire che siamo amici. Quando Hollis, il mio cane, scappa, si rifugia sempre nel suo giardino e lei, ogni volta, l’accoglie e aspetta che io vada a riprenderlo.

Per un momento la bambina avvertì una leggera percezione di disagio: le sembrava di non ricordare che la nonna le avesse mai raccontato di Hollis, ma aveva i suoi anni e poteva anche capitarle di dimenticare qualcosa.

L’uomo continuò, affabile, avvicinandosi sempre più.

- Anche adesso, vedi, sto proprio andando a riprendere Hollis. Chissà come sarà contenta la nonna di vederci insieme, dammi il tuo cesto, te lo porto io!

E, mettendole il braccio intorno alle spalle, le prese il cesto, spingendola a camminare più in fretta.

TOC TOC!

- SORPRESA! – gridò l’uomo appena la nonna aprì la porta. E con un calcio la richiuse alle loro spalle.

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un rotolo di scotch e un filo di nylon sottile e resistente: prima tappò la bocca alle due poverette e poi cominciò a legare la ragazza.

- Stai ferma e non ti capiterà niente di male! Ehi, non scalciare!

Un sonoro schiaffone sulla guancia fece capire a Cappuccetto Rosso che la situazione era davvero pericolosa. Le due donne cercavano di consolarsi a vicenda, di farsi coraggio con gli sguardi. Avrebbero voluto correre l’una nelle braccia dell’altra, ma quel mascalzone le aveva legate e adesso le minacciava con un coltello.

- Tu, vecchia rimbambita, stai bene a sentire quello che ti dico e non urlare… Altrimenti la tua cara nipotina farà proprio una brutta fine! Adesso ti tolgo lo scotch dalla bocca, poi tu, da brava, mi indicherai dove tieni nascosto il gruzzoletto!

Con fare mellifluo, un sorrisetto malvagio che contrastava con i suoi lineamenti delicati e la bava alla bocca per il desiderio, si avvicinò alla ragazza e le passò la lama del coltello sulla guancia.

- Con te piccolina ci vediamo dopo! – sillabò – Prima il dovere e poi il piacere.

Ah ah ah ah ah ah ah!!

Quella risata restò impressa nella mente della povera ragazza, che non poteva fare niente, legata e imbavagliata com’era! Non riusciva a pensare neanche un pensiero, si sentiva come fosse di pietra, dentro e fuori. Nel silenzio che seguì a quella minaccia, mentre la nonna con la mano indicava l’ultimo cassetto del comò, riuscì a percepire solo il battito accelerato del suo cuore e a immaginare quello sempre più debole della nonna.

Intanto l’uomo aprì il cassetto, cominciò a rovistare tra la biancheria e a buttare tutto all’aria, imprecando contro le due donne e continuando a minacciarle. Ad un tratto si fermò e, anche se era di spalle, la ragazza percepì un ghigno di soddisfazione sulla sua faccia.

L’uomo si girò, mentre infilava il misero bottino nella tasca e lentamente cominciò ad avvicinarsi a

Cappuccetto Rosso

- E, come avevo promesso, prima il dovere e poi il piacere!

- Noooooo, lasciala stare! Non vedi che è una ragazzina, potrebbe essere tua figlia! – gridò con tutte le sue forze la nonna.

- Ah, ma allora tu vuoi scherzare con il fuoco?

Paf paf

Due schiaffi molto violenti le colpirono il volto e la nonna perse i sensi.

Cappuccetto Rosso capì che era perduta: si accorse che due copiosi lacrimoni le scendevano dagli occhi, ma non ne aveva la consapevolezza, le sembrava di assistere a un film dove lei era una spettatrice e non la protagonista di quel tormento.

Chiuse gli occhi…

BLAM

La porta si aprì e … chi apparve?

Gigino, il vicino di casa, con il suo cane Blog, che saltò addosso al malfattore, tenendogli fermo il polpaccio tra i denti appuntiti, mentre il suo padrone ed amico faceva spazio alla polizia che aveva chiamato, insospettito dalla porta chiusa e dalla mancanza di allegre risate che svolazzavano nell’aria quando dalla nonna arrivava Cappuccetto Rosso.

- Dio mio, cos’è successo? Devo essermi addormentata, non ricordo più niente! – disse la nonna riaprendo gli occhi.

E tutti scoppiarono in una risata liberatoria.

 

Questa storia, cari amici, ci induce a non perdere mai la fiducia negli altri, rappresenta i vari aspetti della vita: il male e il bene. Se è vero che esistono persone come il malfattore della storia, esistono d’altro canto, e per fortuna, anche persone come Gigino, che non si è disinteressato di ciò che accadeva intorno a lui ed è riuscito a modificare una situazione da negativa in positiva.

Solo agendo in prima persona possiamo sperare di cambiare le cose.

 

Angelamaria Fiorillo