La montagna dei bambini

C’è una grande casa, nascosta dalle nuvole, sulla cima di un’altissima montagna, dove si rifugiano tutti i bambini che nel mondo scappano dalla guerra. Non vorrebbero lasciare le loro famiglie ma non hanno scelta, l’alternativa è la morte.

Provano una sensazione strana che non è paura e che non riescono ad esprimere a parole. Li aggredisce feroce e si impadronisce pian piano di loro. La sentono dapprima nel cuore, poi nel cervello e poi in un attimo è dappertutto e viene loro da piangere. Allora i più grandi abbracciano i piccoli e cantano dolcissime canzoni che fanno pensare ai bei tempi passati. Qualcuno di loro ricorda come tutto ha avuto inizio. C’erano due popoli che vivevano in pace, vicini, separati solo dal corso di un fiume. Erano quelli al di là e quelli al di qua del fiume: niente di più, ma erano felici.

Poi un brutto giorno al di là ci fu un uomo che stabilì delle regole e al di qua ci fu un altro uomo che stabilì delle regole diverse. Entrambi volevano che le proprie regole fossero rispettate sia al di là che al di qua e così ogni accordo divenne impossibile.

Si alzarono dei muri, sui due lati del fiume, dapprima bassi, quasi dei muretti da giardino, poi sempre più alti, ripidi, coperti da filo spinato. Le mamme non cucirono più grembiulini e vestiti da carnevale per i loro bambini, ma divise da soldati per i loro mariti e per i figli più grandi. Si fabbricarono delle armi sempre più sofisticate, sempre più distruttive. I soldati stavano appostati sui muri e si osservavano con lo sguardo feroce, pronti a sferrare il primo attacco. Poi un brutto giorno, una mattina di primavera senza sole, gli uccelli smisero di cantare. Fu il segnale e venne lanciata la prima bomba. Ne seguirono purtroppo molte altre e ben presto, al posto delle case, rimasero solo delle rovine fumanti. Ma la violenza non si arrestò e i soldati feriti e sanguinanti continuarono a spararsi. Volevano solo annientarsi, anche se a quel punto nessuno ricordava più perché.

Fu allora che i bambini scapparono sulla montagna, erano stanchi di morte e distruzione e volevano solo la pace.

La sera, nella casa tutti bisbigliano che Farfarello sta per arrivare. Farfarello è un demone molto cattivo, ma sulla montagna non spaventa nessuno e i bambini lo evocano per dimostrare a se stessi di essere ancora vivi. Vorrebbero avere paura come tutti i bambini della loro età, ma dopo quello che hanno vissuto niente li può più spaventare. Uno di loro una notte ha fatto un sogno. Il giorno dopo ne ha parlato con gli altri e tutti insieme hanno scritto questa canzone:

È inutile affannarsi,

a spiare il silenzio

che copre i morti e i pianti,

quando l’assurdo pasto

di un piccolo insensato

può porre fine a tutto

nel lasso di un sospiro.

Spesso la cantano, così per non sentirsi soli, anche se sanno benissimo che non c’è nessuno che li ascolta.

Dario Amadei

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