La prima cotta

C'era quell’albergo, di una eleganza un po’ appannata. Probabilmente è stato in grado, in passato, di mantenere certe promesse di lusso e garbo. Ha ad esempio una bella porta girevole in legno, un particolare che sempre inclina alle fantasticherie.*

È una struttura di cento stanze, tra cui due suite con un’incantevole vista che si impone tra i monti di Albiano nel Trentino. Gli ospiti dell’albergo si alternano nel corso delle stagioni e sono, per la maggior parte, di estrazione medio borghese. I proprietari sono del luogo e in pochi anni, non senza dei sacrifici, sono riusciti ad avviare questa realtà.

Il mio sguardo viene catturato dalla bellezza del paesaggio immerso nel verde dei boschi e nell’azzurro delle acque fredde e cristalline dei laghi.

Mi chiamo Andrea, ho dieci anni, ho frequentato l’ultimo anno della scuola elementare a Milano e, come ogni estate, sto andando in vacanza all’hotel Paradiso.

Da quando sono piccolo, alla fine della scuola, i miei prendono le ferie e partiamo per questo luogo con mia sorella Giulia, di quattro anni più grande di me.

Ogni anno, la nostra stanza è la 306, ormai, per noi, è diventata una seconda casa e il personale è molto cordiale, anche se troviamo sempre qualche elemento nuovo.

Facciamo escursioni in montagna, amiamo la natura e siamo appassionati degli sport alpini.

In vacanza ci alziamo intorno alle quattro del mattino, prepariamo la colazione al sacco e ci avventuriamo tra i monti in compagnia della guida alpina dell’albergo, Anna, perché non è prudente andare da soli.

Lei mi ha trasmesso l’amore per questi luoghi, è una persona straordinaria con un grande carisma e grazie a lei ogni salita e ogni discesa diventano più semplici, ma soprattutto più piacevoli.

Non mi sono mai annoiato in tutti questi anni, perché oltre alle escursioni in montagna ci sono varie attività proposte dall'albergo, come visite del paese e dei dintorni, il circolo di lettura, il tennis, la sala giochi, la piscina termale e l’animazione.

Le giornate passano velocemente ed  arriva il venti di agosto che è l'anniversario dell'apertura dell'hotel. C'è una festa di gala e oltre agli ospiti presenti parteciperanno le autorità del luogo e personaggi di spicco del paese.

Per la serata si richiede l’abito elegante e noi ci siamo preparati nel migliore dei modi. Io indosso un  abito blu, con camicia bianca e gilet, la mia mamma un vestito grigio lungo con paillettes, mia sorella ha scelto un abito corto di tulle giallo e il mio papà è vestito con uno smoking elegante nero.

Eccoci pronti e scendiamo tutti insieme le scale per partecipare alla festa che si svolge in tre sale molto illuminate e addobbate con festoni, dove ci sono tavoli imbanditi pieni di roba da mangiare. Cerchiamo il nostro tavolo per poterci sedere e cenare.

Dopo il cocktail di benvenuto e i discorsi del direttore e del sindaco devo andare andare in bagno e quando esco sento la voce incantevole di una bambina che sta cantando accompagnata dal suono melodioso di un pianoforte. Quando la vedo poco distante dal mio tavolo che sta per terminare la sua esibizione, i nostri sguardi si incrociano per un istante e sento un tuffo al cuore. Non solo ha una voce stupenda, ma è davvero molto bella. È alta poco più di me, ha occhi azzurri come il cielo, lunghi capelli biondi ed indossa un abito lungo di raso verde.

Lo scroscio degli applausi del pubblico presente in sala, al termine della canzone, mi riporta bruscamente alla realtà.

Dopo la festa mi sento strano come se la sensazione nuova provata quella sera mi avesse catapultato in un turbine di emozioni. Cerco di capire cosa mi sta succedendo, ma nel frattempo continuo la mia vacanza che tra poche settimane finirà e ritornerò a casa.

Le escursioni in montagna proseguono, ma nonostante la bellezza del paesaggio continuo a pensare a quella ragazzina. Ah che begli occhi, che sorriso luminoso.

Non riesco a parlarne con nessuno, anche se i miei genitori e mia sorella spesso mi ritrovano col naso per aria e mi chiedono cosa mi succede.

Cerco di distrarmi in tutti i modi e oggi non voglio arrivare tardi all’animazione per bimbi e ragazzi.

Mi cambio velocemente e corro per le scale, senza rendermi conto che posso dar fastidio agli altri ospiti dell'albergo.

Appena entro nella sala dove si svolgerà l’animazione, con il cuore che mi batte all'impazzata, scopro che c'è lei, quella della festa, la bambina dei miei sogni.

- Ciao, io sono Rachele – mi dice avvicinandosi – aiuterò gli animatori per il breve corso di canto. Tu come ti chiami? Sai cantare?

- Ciao, mi chiamo Andrea – rispondo dopo essere rimasto imbambolato per un po' – sono ospite qui in hotel e non sono bravo a cantare.

- Non importa, tentare non nuoce – dice lei con il suo sorriso radioso – l'importante è che ti piaccia anche ascoltare.

- Oh sì, sono un buon ascoltatore – le dico – e posso pure provare a canticchiare.

La presenza di Rachele mi mette a disagio, ma scopro di non essere poi così stonato e mi diverto con gli altri ragazzi a improvvisare canzoni.

Alla fine, Rachele ci saluta e ci ringrazia, poi lascia l’hotel, ma ritornerà per la prossima giornata di animazione.

Dopo una sofferta decisione, mi confido con mia sorella che mi fa capire che avere lo sguardo perso, arrossire quando vedo Rachele e pensare sempre a lei sono sintomi della mia prima cotta.

Mi consiglia di ignorare questo sentimento o di farlo vivere, manifestandolo.

Ho paura, non sono convinto di confessare questa cosa a Rachele, ma non so nemmeno se mi passerà tanto facilmente.

Ho sentito dire che per amore si fanno follie, ma quali follie?

Sono spaventato, non riesco a pensare, non trovo alcuna risposta e allora corro, corro come non ho mai fatto, mi manca quasi il fiato e mi ritrovo su per i monti.

Inizio a chiamarla ad alta voce, mi scendono le lacrime e l’eco del suo nome risuona nella valle, poi grido nuovamente e diventa ancora più forte. Ah, mi sento più leggero, come se urlando mi fossi, per il momento, liberato di questo peso.

Asciugo le lacrime e scorgo, giù a valle, un prato pieno di fiori di tutti i colori, che lo rendono meraviglioso.

Ammirando questo spettacolo della natura, riesco finalmente a capire cosa devo fare: porterò Rachele qui, dopo l’animazione e le farò trovare una sorpresa che spero le piacerà e le farà capire che l’amo.

Tra qualche giorno la rivedrò e sono molto emozionato. Prima di cominciare l’animazione le dirò che desidero portarla in un posto e sorrido al pensiero. Spero che non abbia altri impegni, devo essere fiducioso.

È finalmente arrivato il giorno, eccola ora mi avvicino.

- Più tardi vorresti venire con me in un posto? - le chiedo.

- Ok d’accordo – mi risponde guardandomi negli occhi.

Dopo una bella animazione salutiamo tutti e ci allontaniamo dall’albergo. Rachele mi fa molte domande, ma io non le rispondo, ci tengo alla mia sorpresa.

- Eccoci – le dico.

Il cuore mi batte forte e spero che non riesca a sentirlo perché mi vergogno un po’. Lei guarda il bel prato con occhi incantanti.

- Wow che bei fiori, che spettacolo – mi dice avvicinandosi.

- Andiamo.

Su quel prato trova la mia prima sorpresa, che le ho preparato con l’aiuto di mia sorella: una ghirlanda di fiori che le pongo sulla testa.

- Per la principessa Rachele – le dico.

Lei sorride emozionata.

- Continuiamo a camminare – le sussurro.

Percorriamo un altro po’ di strada e quando siamo vicini ad un fiume, lei scorge una frase: “Rachele ti amo” scritta coi petali dei fiori colorati del prato.

Non sa cosa dirmi, è imbarazzata e scioccata allo stesso tempo ed io inizio ad avere paura, spero che non ci sia rimasta male e non vorrei che mi respingesse. La sua esitazione mi inquieta e mi agita.

- Grazie della sorpresa, sei stato caro e dolce e sì, anche tu mi piaci – mi dice Rachele con gli occhi lucidi.

E mi dà un bacio sulla guancia.

Sono davvero soddisfatto e contento, la mia gratitudine va alla natura, al luogo, alle vacanze trascorse qui, ai miei amati genitori, a mia sorella.

Purtroppo le mie vacanze sono terminate e con tristezza e dolore mi dovrò separare da Rachele, ma ci siamo promessi che ci scriveremo e ci manderemo dei messaggi per mantenerci in contatto. Non potremmo vederci tanto presto, ma in cuor mio so che la prossima estate ritornerò. Ci rincontreremo e sarà il destino a decidere per noi se stare insieme o essere solo amici.

Paola Dasco

*incipit tratto da Tre volte all’alba di Alessandro Baricco