La villa e Linda

Uno schianto secco lacera l’aria della notte. Un fulmine è caduto vicinissimo alla grande villa, isolata, dove Linda dorme, sola. Scrosci violentissimi di acqua si rovesciano sulla terra. Il rumore è assordante.

Linda, svegliata di soprassalto, nel buio della grande camera, confusa, cerca l’interruttore del lumetto sul comodino. E’ disorientata. Non lo trova. Quando finalmente la sua mano, a tentoni, si poggia sul pulsantino, non  succede nulla. In preda al panico,  prova ad alzarsi. Le sue gambe si rifiutano di muoversi. Fa fatica a respirare. Faticosamente raggiunge la porta della camera e faticosamente si rende conto che un  violentissimo temporale si sta abbattendo sulla villa. E’ saltata la corrente. Il telefono non funziona. In preda al panico, strisciando lungo le pareti, esce dalla stanza e sopra al rumore del vento e della pioggia, violentissimo, il rumore di un’imposta che sbatte. La villa è grande, la conosce bene, ma è la prima volta che ci si trova sola di notte. Cercando di raccogliere tutto il suo coraggio,  decide di controllare le finestre. Sono tutte chiuse. Qualcosa sbatte ancora in modo sinistro. Senza staccare mai le mani dalla parete e senza staccare i piedi dal pavimento, raggiunge la scala e, gradino dopo gradino, al buio, si trova al pianoterra. La scala le sembra interminabile. Il rumore si fa più forte e una corrente d’aria fredda la colpisce sul viso. Faticosamente riesce a chiudere l’imposta. Bagnata e infreddolita, spossata dalla paura e dalla tensione, si rannicchia sul divano. Ha freddo. Confusa tra veglia e torpore, crolla in un sonno tormentato da incubi. La svegliano strani rumori. L’uragano si è placato. Linda non sa che ore sono e non sa quanto ha dormito. Il brutto ricordo della nottata si confonde nella sua mente. Non sa se ha sognato. Non sa se ha realmente vissuto l’incubo dell’uragano. Perché si trova sul divano? Un nuovo senso di inquietudine si impadronisce di lei. Il silenzio surreale che avvolge la villa è rotto ogni tanto da scricchiolii sinistri.  Si alza, infreddolita. Si butta una coperta sulle spalle e tra un misto di timore e curiosità, comincia ad aggirarsi nella grande casa. Ricorda che in un cassetto c’è una pila. La trova. L’afferra. La stringe forte tra le dita. Cerca in quel contatto la forza che le manca. Gli scricchiolii si fanno più forti. La cantina. Ecco, forse i rumori provengono dalla cantina. Linda è incerta se scendere oppure no. Prevale la curiosità. Si fa coraggio e stringendo più forte la pila nella mano, scende le scale che portano al seminterrato. Apre la porta con cautela. Il debole fascio di luce della pila, illumina due occhietti lucidi, immobili, che la fissano nella penombra. Un topolino bruno, la lunga coda adagiata in un’elegante voluta sul pavimento, stringe tra le zampine un torsolo di mela, una briciolina impigliata sui lunghi baffi. Un raggio di sole filtra dalla finestrella della cantina.

 

Rossana Bonadonna