Nel paese del coccodè

Nel paese del coccodè c’erano una miriade di galline affannose che cantavano a più non posso, beccandosi nelle piume e cercando non so’ cosa, gesta spontanee della loro razza, semplicemente spulciavano sulla loro testa e poi alzavano il collo fiere di sé.

 

Nel paese del coccodè c’era un covo di banditi che al mattino si grattavano la testa, cantavano a più non posso beccandosi fra loro cercando non so’ cosa, gesta spontanee della loro razza, semplicemente spulciavano la loro testa e poi alzavano il collo fieri di sé.

 

Nel paese del coccodè c’era un re che al mattino si grattava la testa perché non sapeva a chi dare i resti, il castello era grande e le stanze tante, semplicemente spulciava sulla  testa sua e anche dei tanti, gesta spontanee del re e poi alzava il collo fiero di sé.

 

Nel paese del coccodè un dì ci fu un evento che corse nel tempo con l’accordo di Maria e Giuseppe e di un signore che accarezzò la sua barba bianca in segno di rispetto, così semplicemente, per poi alzare il collo fiero di sé.

 

C’è Maria che aspetta un bebè, Giuseppe le sta a fianco, la strada ne è tanta e l’asinello è stanco, si apprestano a riposare in una capanna, semplicemente si riposano per l’evento, accanto a Maria di Betlemme c’è un bue e un asinello, Giuseppe aiuta la donna a stendersi sul giaciglio di tenera paglia così semplicemente ad annunciare il fato.

 

Si fa strada la banda che suona tanto, tanto, tant’è  che nel lontano oriente la sentono tutti quanti.

 

Nel paese del coccodè accorsero tanta gente che si spulciava sulla testa cercando non so cosa, gesta spontanee della loro razza unendo poi le mani per la preghiera.

 

È Natale e tre re arrivano nella capanna, un angelo con boccoli biondi solo con il suono di una campana strana, senza un affanno ha dato notizia di una nascita di un re che è superiore a tutti quanti, re e vicere, gente qualunque, gente borghese, gente affannosa e distratta.

 

Ha ammaliato tutta la terra con la sua nascita, Giuseppe lo guarda ammirato, si tocca la testa rimuginando il destino del piccolo e grande più di tutti quanti.

 

La donna è Maria, le mani le ha giunte e cosi sia, è fiera di sé, sia fatto il volere di Dio, prega e riprega nella grotta al centro del mondo, guarda il piccolo steso sul giacinto di paglia che si trova con sé.

 

E’ nato alla buona, è nato, è stato annunciato a tutto il mondo ed anche al creato, ha viso  radioso e splendente, un’aureola in testa che è luce d’amore,  sullo sfondo di una piccola grotta vi è un grande tesoro, un prezioso alleato nel pensiero di un buon cristiano.

 

La vita è immensa e grande e lui verrà ricordato per sempre da tutti quelli che nasceranno, di un giorno speciale in un paese del centro del mondo vi nacque un Signore che fiero di sé visse per trentatre anni per convincere i grandi, anime sante e re, che dietro di te, c’è sempre un amore che ti salva all’istante, anche se vivi in un paese sperduto, in un  paese dei tanti.

 

Un paese che non riconosce l’amore è un paese che è fuori di sé, un paese selvaggio e distante dai tanti perché.

 

Un paese che niente è arrivato da quel lontano oriente, di un giorno dei tanti, anche se son passati secoli e secoli, si ritrova arido e povero, fuori dal mondo, ed è solo un paese di tanti galli e galline che al mattino beati e fieri di sé emanano il solo verso del COCCODE’.

 

Lucia Izzo