Quella musica

Non provava quelle sensazioni da tanto tempo. Ascoltare quella musica lo riportò indietro nel tempo, quando la felicità sembrava a portata di mano e nulla poteva scalfire quello stato di grazia.

Era successo tanto tempo prima: era giovane, fiducioso nel futuro e sicuro che il mondo sarebbe stato ai suoi piedi.

Lei era bella, austera; un che di ambiguo si insinuò fin nel profondo del suo animo, del suo cuore, della sua volontà. Volontà. Non seppe più cosa volesse dire volontà. Era completamente soggiogato da lei. Bastava uno sguardo perché lui venisse carpito da una forza incontrollabile che lo attraeva verso di lei.

Era amore? Era sottomissione? Una malìa che lo fece vivere sospeso come in un sogno per un periodo di tempo che, dopo, non avrebbe saputo dire quanto lungo.

Quella musica. Quella musica lo avrebbe accompagnato per tutto quel tempo, ossessionato per tutto quel tempo. Lei era quella musica, lei era la sua ossessione.

Quella musica cessò di esistere uccisa da una lettera, laconica, dura, fredda come era sempre stata lei.

La fine. Il crollo. Niente aveva più senso. Il suicidio? No, anche per quello ci sarebbe voluto coraggio e lui non ne aveva.

Dopo, il lavoro, una donna affettuosa, i figli ma non più “quella musica”.

 

***

 

Due occhi stanchi, segnati dal dolore lo fissarono ormai privi dell’antica austerità.

Fu allora che sentì di nuovo quella musica, ma non era più la stessa, aveva perso tutta la sua forza.

 

(Rossana Bonadonna)