Ritorno ad Itaca

Frikes è un grazioso paesino sul mare. Poche case, bianche e celesti. Bouganville, gerani e hibiscus dai colori accesi. Piccole barche di pescatori che ondeggiano nel porticciolo.

Ed è qui che si svolge la mia storia.

C’è un ragazzo che corre per le vie del paese, è piccolo di statura ed avrà su per giù quindici anni. Ha i capelli castani, disordinati, inariditi dalla salsedine e dal vento, una carnagione scura e molte lentiggini. Si chiama Makis, è greco e vive qui da quando è nato, non è mai uscito dall’isola.

C’è anche una donna che lo chiama da una grande terrazza. E’ sua madre. Una donna seria, dedita alla casa ed alla famiglia. Molto religiosa, come d’altra parte tutte le donne del paese.

Makis fa il pescatore, lavora con il padre tutto il giorno in mare. Pesca e sogna e a volte si perde osservando la linea in cui mare e cielo si toccano. Attento guarda l’orizzonte, immaginando di vedere qualcosa. Una nave forse, o meglio, proprio quella nave, quella che avrebbe finalmente riportato Ulisse nella sua amata Itaca dopo tanti anni, dopo aver attraversato il mare. Il mare azzurro, verde smeraldo, profondo.

A Frikes tutto scorre davanti al mare che è un punto di riferimento per i suoi abitanti: feste, cerimonie, lavoro. Il mare rappresenta il cuore della vita del paese e tutti prima o poi ci fanno i conti. E per Makis il mare è molto di più: è il confine tra il mondo che gli appartiene e ciò che non ha mai visto e che per questo lo attrae in modo irresistibile.

Spinto dall’inconsapevolezza e dal coraggio di chi è ancora un ragazzo, un giorno Makis molla gli ormeggi e in un attimo è fuori dalle acque sicure del porto di Itaca. A nulla valgono le urla del padre che gli grida di tornare indietro, il peschereccio è già in mare aperto e l’isola si vede in lontananza.

Felice e libero. Così si sente Makis: libero di scoprire il mondo e di scegliere la sua vita, indipendentemente dagli altri e da quello che si aspettano per lui. Finalmente è solo in mare aperto e questo gli mette addosso un’eccitazione indescrivibile. Procede a ritmo spedito, senza soste, con la prua verso l’orizzonte: non ha con sé alcuna mappa e non segue una rotta prestabilita.

Ben presto però scende la notte e il buio avvolge la barca. La fame e il freddo iniziano a farsi sentire e Makis, stanchissimo, si stende sul ponte e si addormenta. Intanto le stelle indicano la rotta e il piccolo peschereccio avanza lentamente, anche se non c’è nessuno al comando: sono le correnti marine a spostare il timone.

Improvvisamente però il tempo cambia, le nuvole coprono le stelle ed il buio si fa più fitto.

Quando il ragazzo si sveglia si rende conto di non essere solo. Un’altra imbarcazione si è infatti accostata alla sua ed un uomo vestito da re è seduto accanto a lui e lo osserva.

Makis pensa subito che si tratta del leggendario Ulisse: non gli è chiaro come questo sia possibile, ma non dubita nemmeno un istante di quello che vede davanti a lui.

Non ha paura il ragazzo ed osserva con grande curiosità l’eroe che gli siede accanto: è alto, fiero, coraggioso. Makis vorrebbe fargli mille domande, ma esita timoroso e allora è Ulisse a rivolgersi a lui per primo.

- Cosa cerchi ragazzo? Qual è il motivo che ti spinge ad andare via da Itaca?

- Voglio conoscere il mondo – risponde sicuro Makis – Voglio sapere cosa c’è fuori dalla mia isola. - E credi di poterlo fare da solo? – lo incalza Ulisse – Pensi di non avere bisogno dei tuoi genitori, dei tuoi amici? Vuoi davvero vivere senza nessuno?

- Sì, voglio vivere la mia vita senza che qualcuno si aspetti qualcosa da me – ribatte il ragazzo –voglio essere libero di scegliere quello che devo fare senza condizionamenti.

- E ritieni di poter essere davvero libero da tutto ciò? Credi che tutto quello che fino ad oggi ti è stato trasmesso non conti più nulla?

Makis rimane per un po’ in silenzio, poi riprende a parlare senza tentennamenti.

- Voglio contare solo sulle mie forze, per non sentirmi solo quando gli altri non mi capiscono e per non sentirmi triste quando i miei genitori non sono soddisfatti di me.

- Cosa mangerai durante il tuo viaggio? – gli chiede il re sorridendo – Come farai ad attraversare il mare con una barca così piccola?

- Me la caverò, sono sicuro – risponde Makis senza esitare.

- Bene ragazzo, vai avanti per la tua strada. Però prima o poi sentirai il bisogno di confrontarti con qualcuno e capirai che non possiamo raggiungere un equilibrio interiore escludendo chi ci sta attorno, perché siamo parte di un insieme. Come sai, io ho viaggiato moltissimo, ho attraversato il mare, ho affrontato imprese molto difficili e rischiose, ma ho sempre desiderato tornare qui, ad Itaca, nella mia casa.

Makis ascolta con ammirazione le parole di Ulisse: vorrebbe assomigliargli, essere anche lui così saggio. Lo guarda scendere dalla sua barchetta, lo saluta e lo vede allontanarsi lentamente verso l’isola. Makis rimane solo. Riflette sulle parole di Ulisse, la sua prospettiva ora è cambiata. Capisce che non ha senso andare via, che il suo modo di vivere può cambiare anche restando a Frikes e decide che è meglio tornare. Quindi prende il timone del peschereccio, inverte la rotta e si dirige verso casa.

Il viaggio di ritorno sembra al ragazzo molto più lungo di quello d’andata e l’emozione di scoprire nuove cose lascia il posto al desiderio di riabbracciare i genitori preoccupati. Makis dalla prua osserva Itaca che si avvicina: prima l’isola in lontananza, poi i paesini sullo sfondo e infine Frikes che gli sembra bellissima. Guarda le case colorate di bianco e celeste, le terrazze piene di piante e di fiori colorati e poi il porto, con i suoi pescherecci ormeggiati, le reti aggrovigliate sulla banchina e i polpi appesi alle funi a seccare. Vede i suoi genitori sul molo insieme ad alcune persone che si sono avvicinate spinte dalla curiosità.

Arrivato al porto Makis ormeggia la sua barca e appena mette piede a terra i genitori corrono da lui e lo abbracciano forte. Ora il ragazzo si sente finalmente al sicuro e pensa che nulla di male potrà capitargli fino quando i suoi genitori lo terranno stretto. Capisce che Ulisse aveva ragione e saluta contento i suoi amici che sono accorsi sul molo ad accoglierlo.

Tornando a casa ripensa all’esperienza vissuta, al suo desiderio di scoprire cosa c’è al di là del mare, alla sua voglia di viaggiare e di esplorare, all’incontro con l’eroe che aveva sognato sin da bambino. Vorrebbe raccontare tutto ai suoi genitori ma sa che non gli crederebbero.

Sull’uscio vede la sua gattina nera, Lulù, che lo attende con la codina alzata: corre da lei, l’accarezza e si sente a casa.

Il mattino seguente, come sempre, Makis si prepara per andare a pescare con il padre, ma stavolta non gli costa fatica alzarsi all’alba per sistemare le reti e l’attrezzatura necessaria. Quando si sveglia la madre è già in piedi, ha preparato la colazione e ha dato da mangiare alla gatta, prima di uscire come tutte le mattine per andare in chiesa e per sbrigare le solite attività quotidiane.

- La vita che si ripete – pensa Makis – ma anche questo continuo fare e rifare sempre le stesse azioni, in fondo, è un modo per costruire noi stessi, quello che siamo ed anche per definire il nostro ruolo nella comunità in cui viviamo.

Il ragazzo è pronto, ha caricato tutto quello che serve nel suo zaino e si avvia con il padre verso il porto.

La giornata in mare è lunga, il caldo spesso insopportabile. Makis ogni tanto scruta l’orizzonte e ripensa all’esperienza vissuta: vorrebbe incontrare nuovamente il suo eroe e si chiede se lo rivedrà ancora. Guarda il padre intento a pescare e pensa che ha molto da imparare da lui. Chissà se quando aveva la sua età anche lui ha provato a sfidare il mare e ha avuto il suo stesso desiderio di attraversarlo. Capisce che restare a Itaca non è stato un accontentarsi, come aveva sempre pensato, ma è stata una scelta consapevole. Si desidera sempre quello che non si ha e non si conosce, ma forse la vera felicità è godere delle piccole cose che si hanno già.

Makis, quel giorno, ha avuto una grande lezione e spera di non dimenticare quello che ha scoperto: è molto difficile riuscire a vedere ciò che di bello si possiede.

- Il segreto è tutto qui – pensa Makis – sta nel capire quando la felicità l’abbiamo già raggiunta.

Il ragazzo fa un grande respiro: il profumo del mare non gli è mai sembrato così intenso.

 

 

Carolina Belloc