S. Ives

Mary, dopo la fine della sua storia con Paul si era trasferita a S. Ives per cercare di dimenticare. Una vita spesa ad amare, una maternità negata e adesso cosa le restava? Doveva raccogliere i cocci e ricominciare. Pensò che lasciare Londra per la Cornovaglia fosse la cosa migliore. Questo paesino che si affacciava sulla costa, dove le maree frequenti lasciano il segno, abitato da poca gente, attrasse Mary. Camminava a piedi nudi sulla sabbia circondata da gabbiani e assaporava la brezza del vento sul viso, ripensando al passato, quando un giovane uomo le si affiancò e disse: “Anche lei ama questo posto?” Mary sussultò “Scusi ero distratta”.

“L’avevo notato” rispose l’uomo “mi chiamo George e sono qui da due giorni.”

“Io da un paio di settimane aggiunse Mary. Ho affittato un cottage e per adesso mi sono sistemata in questo luogo di pace.”

Parlare le faceva bene, smetteva di rincorrere i suoi pensieri e ritrovava il ritmo naturale delle cose, le energie vitali che le servivano per rinascere a nuova vita. Cominciò a frequentare George, con lui le parole fluivano dalla sua bocca in modo semplice, come acqua limpida che scorre. Lui le dava protezione la faceva sentire viva, una nuova donna si era svegliata. George chi era? Cosa stava accadendo in lei?

Un giorno mentre osservavano i gabbiani, fu colta da un’esplosione interiore, che la spinse nelle braccia di lui, entrambi si sentirono un tutt’uno, un unico essere nell’universo.

 

(Lucrezia Bisceglie)