Saluti da Cagli

La piccola sveglia sul comodino di legno chiaro suona. Sono le 5.30 e la sua camera da letto è inondata da una luce dorata come solo l’alba della sua città sa creare.

Il piccolo Carlo, che quella mattina si è dovuto svegliare così presto, a fatica apre gli occhi e vede la mamma piegata su di lui nell’intento di baciarlo. Il bambino, che appena da 10 giorni ha festeggiato il suo sesto compleanno, non capisce perché si deve alzare così presto, ma è felice perché sa che di lì a poco vedrà il suo papà. Andrea, suo padre, vive in Germania per motivi di lavoro e il piccolo può stare con lui d’estate e non più di altre due o tre volte l’anno. Questa volta padre e figlio passeranno insieme un’intera settimana! Anche il papà di Andrea sta tornando dalla Germania per vedere il nipote, che non conosce se non in video, ed è insieme confuso e commosso perché sa che grandi emozioni lo attendono. Oltre il nipotino rivedrà dopo tanto tempo la sua Italia, amata come poche cose nella vita, idealizzata e sognata come una donna irraggiungibile.

Ore 8. Carletto, come lo chiamano tutti in famiglia, aspetta con sua madre, al binario 1 della stazione Termini, il treno che deve arrivare da Berlino. C’è molta gente sulla banchina: probabilmente quel treno sta portando a Roma tanti altri familiari per le prossime festività pasquali!

Grande festa in famiglia. Regali da scartare e tanta serenità. Carletto e il nonno trascorrono molte ore insieme, si conoscono e si scrutano montando il più bello dei regali: un treno con tanto di stazione e gallerie!

Sono giorni felici per Carletto. Svegliarsi ed avere accanto il suo papà lo rende allegro, giocoso e pieno di iniziative. La mattina si alza prestissimo a differenza di tutti gli altri giorni, quando la mamma lo deve chiamare almeno 5 o 6 volte per avere successo!

Avere accanto il suo “eroe” prediletto lo fa sentire forte, importante. Lo porterebbe con lui a calcetto per fargli vedere quanto è bravo nel tirare il pallone, o per farsi difendere quando l’arbitro lo rimprovera bruscamente. Lo porterebbe a scuola dalla maestra Paola, quando lo sgrida perché non sta mai fermo, o dalla signora dell’interno 7 del suo palazzo, quando gli urla che è stanca del rumore.

È venerdì. Il piccolo Carlo si sveglia di colpo, si sente un po’ triste perché sa che il suo papà fra due giorni deve ripartire. Anche il nonno prenderà il treno per andare a Cagli, il paesino della Sicilia dove è nato. Nei giorni precedenti ha raccontato al nipote tanti episodi della sua infanzia, storie fantastiche, quasi impossibili. Come deve essere bella la Sicilia con il suo mare! A colazione il nonno propone di partire con lui a Carletto, che, dopo aver rapidamente scrutato lo sguardo di mamma e papà, risponde, pieno di entusiasmo, di sì.

Si parte! Grandi preparativi: la maglietta preferita, l’album dei calciatori in valigia… ed è tutto pronto!

La corriera si ferma nella piazzetta di Cagli, è mezzogiorno e una luce diffusa invade l’abitato. Il sole è alto nel cielo e tutto ha un aspetto particolare. Le case sono basse e molto colorate e sui davanzali delle finestre si vede qualche vaso di garofani. Davanti alle case, le donne sono sedute vestite di nero, con lo scialle sulle spalle, i capelli raccolti e le mani impegnate in qualche lavoro. Nell’unica chiesa del paese ci sono grandissime statue di Sante con capelli veri, vestite con abiti di merletto. Gli abitanti di Cagli sono taciturni e l’arrivo dei forestieri non desta curiosità, ma diffidenza. La casa del nonno non è lontana dalla piazzetta e dalle sue finestre si vede il mare. È di un colore rosso stinto, di forma quadrata e si sviluppa su due piani. È una costruzione piuttosto antica, non ben conservata, abitata anche da uccelli e lucertole. Il nonno sembra essere tornato bambino. Con Carletto esplora ogni angolo del luogo: tanti fiori spontanei ed una collina coperta di ginestre. Nel mese di giugno questi fiori saranno raccolti dai bambini del paese per la processione del Corpus Domini. Nonno e nipote scorrazzano tra le stradine solitarie che portano alle spiagge, alcune si sabbia chiara e fina, altre coperte di sassi e conchiglie. Ed è lì, sulla riva del mare, che i gabbiani fanno il nido. A Cagli le spiagge sono piuttosto solitarie e le uniche barche che si vedono sono quelle dei pescatori. Il nonno deve aver passato una vita difficile: sul suo volto si legge tenerezza e nostalgia di questi luoghi così significativi per la sua vita. Sono passati tanti anni da quando se ne è andato, eppure li ha dentro gli occhi e nel cuore così come sono. Tutti i giorni vanno a scoprire insieme posti diversi e si spingono al largo con la barca per raggiungere grotte nascoste agli occhi di tutti. Tante volte il nonno ci si era recato da ragazzo con i compagni: spesso per gioco si nascondevano per guardare le giovinette fare il bagno un po’ svestite e una volta il nonno era scappato di casa con Salvatore, il suo migliore amico, per sfuggire alle ire del padre. Passarono così un’intera notte in mare a largo, spaventati dal buio e dai suoni che nel silenzio totale sembravano tanto inquietanti. Carletto ascolta ammutolito i racconti del nonno che pian piano diventa per lui “l’amico a cui affidarsi”. Insieme raggiungono le rocce dove è scavata una grotta naturale dall’ingresso stretto e scomodo da varcare. Ed è in quella grotta, in un pomeriggio di aprile, con il sole che accarezza la pelle e con il mare che scherza con la spiaggia, che viene raccontata a Carletto la storia del Corsaro, che dopo aver navigato in tutti i mari, è venuto a morire proprio lì. Il Corsaro era un uomo con un fazzolettone a fiori intorno al collo, dalla barba incolta e l’aria sempre corrucciata, che nel paese in cui aveva deciso di ritirarsi aveva fatto molto parlare di sé, delle sue abitudini, delle stravaganze e del modo “poco normale” di vivere.

La mamma di Carletto, nel rientrare a casa, vede che nella cassetta della posta c’è qualcosa. E’ una cartolina del suo cucciolo.

“Sono felice!” c’è scritto “Qui il mare è bellissimo! Il nonno mi ha insegnato tante cose. Con lui mi diverto e ha promesso che in estate torneremo qui insieme. Ti voglio bene, ci vediamo presto. Carletto”.

 

Oretta Piersimoni