Si chiamava

Si chiamava Franca, ma si faceva chiamare Paulette.

Quando ho comprato il primo motorino, proprio in quei giorni, abbiamo fatto amicizia. Beh amicizia...dopo qualche appuntamento ci siamo messi insieme.

Mi guardava, lei, Franca detta Paulette; mi guardava e mi diceva: - Con te verrò fini alla fine del mondo!-

Io quasi diventavo rosso!

Così ce ne andavamo insieme, io aggrappato al manubrio e lei con le braccia attorcigliate alla mia vita.

Quando scendevamo, ci asciugavamo le lacrime che ci procurava il freddo. Una volta lei ha passato il suo dito indice attorno ai miei occhi per asciugarli. Che mano leggera !Poi mi ha guardato fisso, fisso...eravamo così vicini così infreddoliti... le ho dato un bacio.

Dopo lei si è stretta a me e mi ha sussurrato: - Non ti lascerò mai, verrò con te ovunque!-

Un giorno sul divano di casa mia ascoltavamo "Ragazzo triste" la canzone nuova, nuova, di Patty Pravo. Paulette guardava la bustina del disco, la girava, la rivoltava tra le mani. Quando mia madre disse che sarebbe uscita per un'oretta, Franca detta Paulette lasciò la copertina del 45 giri ed iniziò a sorridere. Non appena si chiuse la porta d'ingresso ci gettammo ognuno nelle braccia dell'altro e ci riempimmo di coccole, di dolcezze.

- Non ti lascerò mai...-  Mi disse quella sera, quando l'accompagnai a casa.

- Per sempre insieme, vero?- domandai

- Fino alla fine del mondo...-

Ormai conoscevo la sua risposta e mi piaceva sentirglielo dire.

Un giorno abbiamo fatto la spesa insieme. Si, si, abbiamo comprato dell'insalata, le fettine di manzo, il pane ed altre cose che ora non ricordo. Ce ne siamo andati insieme sul motorino con le buste così piene che avevamo paura di perdere qualcosa per strada.

-Sembriamo marito e moglie, non ti pare?- Mi domandò con un pizzico di malizia.

Io avevo appena messo il motorino sul cavalletto ed avevo preso con me tutte le sporte. Non avevo le mani libere, questo voglio dire, altrimenti l'avrei abbracciata forte, forte. Però, dopo, in ascensore, con i sacchetti poggiati per terra, finalmente riuscii a baciarla.

Le dissi: - Sarebbe bello essere marito e moglie...- e lei aggiunse felice: - Per andare insieme fino alla fine del mondo!-

-...mondo...- ripetei io, quasi in coro.

La prima volta che misi piede al Piper, fu quando riuscii a raggranellare la cifra sufficiente per pagare l'ingresso anche a Paulette. Dio mio quanto ballammo! Uscimmo sudati fradici, ma felici. Ridevamo, continuavamo a cantare, lei fece un paio di tirate dalla mia sigaretta e poi giù, baci, carezze, abbracci, che serata meravigliosa!

Accanto al portone di casa sua, lei si strinse a me carezzandomi. Parlava. parlava, sognava,sognava, ed io vedevo nei suoi occhi neri il riflesso di quel benedetto lampione che avrei voluto spegnere.

Ci salutammo proprio per non rischiare un rimbrotto dai nostri genitori. Paulette in punta di piedi salì il primo dei tre gradini che portavano all'ingresso e poi si voltò verso di me. Mi fece segno di darle un'altro bacio, ma prima sussurrò:

- Noi andremo insieme fino ai confini del mondo...Sapessi quanto ti amo!-

Io le diedi un bacio, un'altro e dopo continuai a ripetere: -...come dici tu, fino ai confini del mondo!-

- Il mondo non basterà...ce ne vorrà ancora di più...- Aggiunse lei

- Di mondo?- Chiesi

- La luna, i pianeti tutti, l'universo...-

Mamma mia come tornai a casa felice, la sera del Piper!

Una mattina, dopo la scuola, mi chiese di accompagnarla in una certa strada.

Ero in riserva, ma ugualmente e rapidamente la portai dove mi aveva chiesto.

Paulette mi guardò senza tanta dolcezza, quel giorno di fine mattina ed inizio pomeriggio. Mi disse che si era presa una cotta per un altro e mi lasciò a Piazza Bologna, a piedi, perchè nel frattempo era finita tutta la miscela.

Le gridai: - Fino alla fine del mondo...ehi! Paulette...ehi Franca...-

Ma lei nemmeno si voltò.

                                                                                  Ricordando Piero.

Alessandro Vuccino