Stanca

- Stanca, sono troppo stanca per pensare! Vorrei abbandonarmi alla scrittura istintiva e rifugiarmi in essa per raccontare a me stessa una nuova storia. Una storia che non ha bisogno d'incipit d'autore per essere scritta. Potrebbe iniziare così:

“La sua mente fu pervasa da un folle, istintivo e intenso bisogno di raccontare una storia. Non sapeva di preciso chi avesse provocato quel bisogno, anzi no, lo sapeva eccome!”

Ripensava alla giornata non ancora finita che l’aveva stancata tanto e sorrideva quando ricordava della corsa delle nuvole che, trasportate dal vento, erano apparse ai suoi alunni non più batuffoli di cotone idrofilo o sbuffi di panna montata nel cielo color gelato al Puffo, statiche e ferme nuvole bianche che macchiavano qua e là il cielo.

Si muovevano le nuvole e anche molto velocemente, spinte da un vento birichino che le faceva correre spingendole chissà dove.

A noi, invece, all’uscita da scuola ci aveva fatto trovare un sentiero colorato da immense disuguali foglie di tutti i colori che l’autunno ci può regalare e stranamente, il vento che spingeva le nuvole sempre più nella corsa verso l’ignoto infinito, ferme al nostro passaggio.

La meraviglia dei bambini le aveva fatto dimenticare la stanchezza, la stessa che la assaliva ogni volta dopo una giornata intensa e ricca di emozioni faticose.

- Maestra guarda – le dicevano con stupore i bambini – ma le nuvole camminano? Dove vanno? Quanto corrono! Quante foglie, un tappeto di foglie. Lo sai, ne ho vista una grandissima e tutta verde, era ancora viva.

Allora lei si sentiva fiera degli occhi dei suoi alunni che osservavano le meraviglie della natura autunnale.

Sapeva benissimo che erano stati Oirad, Anele e gli incontri a casa della Duchessa a punzecchiare quel sogno latente, quel desiderio che aveva da anni e che perseguiva a puntate scrivendo un po’ qua e un po’ là durante il corso della sua vita, senza mai concludere in una storia per lo più finita e da raccontare. Quelle brevi storielline che aveva scritto le aveva tenute prevalentemente per sé.
Dalla Duchessa, poi, aveva conosciuto il principe delle storie, Otaner Enoplov e lui sì che le storie sapeva scriverle e raccontare. Atreb ascoltava affascinata i racconti che solo il principe Otaner sapeva scrivere ed era stimolata a scriverne a sua volta e le avrebbe lette nei periodici incontri a casa della Duchessa.

Potrebbe, ma era troppo stanca per pensare.

Stimolata da cotanto infantile entusiasmo aveva dimenticato la stanchezza e incominciato una fantasiosa storia sulle nuvole che gareggiavano tra loro nel Gran Premio del cielo e loro spettatori, oltre noi, erano le foglie che avevano chiesto al vento di scendere dagli alberi per stare comodamente sdraiate a guardare lo spettacolo.

L’arrivo dei genitori distolse l’attenzione dal Gran Premio delle nuvole, ma solo per poco tempo, quello di un abbraccio, di un sorriso e di un bacio. Poi, dopo aver parlato un po’ tra loro, andarono via camminando mano nella mano con i loro genitori scrutando ammirati e incuriositi il cielo.

La maestra li seguiva con lo sguardo, era stanca, troppo stanca per pensare ai nasi in su dei suoi alunni. Sedette su di una panchina poco distante e col naso in su intento a guardare il cielo ripensava alla stanchezza ormai passata in secondo piano, perché la sua mente rifletteva all’irrefrenabile storia che avrebbe voluto scrivere e che sarebbe iniziata così

“La sua mente fu pervasa da un folle, istintivo e intenso bisogno di raccontare una storia. Non sapeva di preciso chi avesse provocato quel bisogno, anzi no, lo sapeva eccome!”

Era tutto cominciato in una ventosa e calda giornata d’autunno...


Sofia Morena