Storia di CRA

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro, suonò. Erano le 5,30 e la sua camera da letto era inondata di una luce dorata come solo l’alba della sua città sapeva creare.

La finestra aperta le rimandò i rumori della città al risveglio e gli odori delle piante sul davanzale, non ancora coperti dallo smog.

Si stiracchiò dolcemente, mentre si affacciavano i pensieri e il ricordo di ciò che aveva deciso di fare: un viaggio, una vacanza “non so dove, non so come”, prendere la macchina e andare… “dove mi piace, mi fermo – si era detta – “parto presto e non trovo casino”

Era una fuga? “Si lo è” si diceva Angela. Aveva già pronto il bagaglio, leggero, niente zavorra e pochi soldi, poco da portarsi dietro per tanto da trovare… trovare… giusto… le chiavi della macchina... “oddio dove le ho messe?”“Mannaggia, volevo partire presto!”.

Si mise a rivoltare casa, niente da fare, niente chiavi… un accenno di pianto nervoso le saliva in gola. Per una volta che si era decisa a fare una cosa per sé, che le piaceva da sempre e che mai aveva avuto il coraggio di fare.

“E porca miseria! Che faccio ora?” Spesso le succedeva che le cose sparissero, per poi riapparire misteriosamente. “Sono i folletti dispettosi” diceva sempre, ridendoci su.. “ora esagerano però sti folletti!”.

Un fruscio, un battito d’ali... girandosi di scatto vide uno strano uccello, nero e sgraziato, che la guardava dritto negli occhi con aria di sfida, appollaiato sul davanzale, in mezzo ai vasi fioriti e le chiavi nel becco.

“Eccole!!! Le ha prese l’uccellaccio! Se mi avvicino scappa… come le recupero?”

 Angela cominciò a muoversi adagio, cercando di non far rumore senza perdere di vista l'uccello. La sensazione di nervosismo e delusione stava svanendo, lasciando il posto ad una crescente curiosità e ad una leggera eccitazione per la situazione strana che si andava creando.

L'uccello si mosse, aprì lentamente le ali e poi il becco, lasciando cadere le chiavi.

Angela sobbalzò e l'uccello parlò…

- CRA... CRA... CRA…

Sembrava contento del suo gesto, quasi quasi la derideva. Stranamente Angela non provava rabbia, inusuale per lei che si arrabbiava sempre quando era delusa. Quel fuori programma, all'inizio inquietante, si stava rivelando intrigante. Rimase lì, ferma, aspettando le mosse di CRA... l'aveva battezzato così, quell'uccello dispettoso. Sentiva salire una strana calma e la percezione sottile che ciò che stava vivendo avesse per lei un significato ben preciso.

La luce stava cambiando e il sole, ora più alto, illuminava le piume di CRA, creando riflessi azzurri e metallici. Si sentiva sospesa in un’atmosfera irreale e fantastica, percependo a malapena i rumori provenienti dalla strada.

Una frenata brusca e violenta, un forte rumore di metallo accartocciato...

CRA spiccò il volo e Angela stordita si affacciò alla finestra.

La sua macchina, già vecchia e malandata, era distrutta. La gente si affollava intorno all’altra auto, quella investitrice. Angela si precipitò in strada, affannata... anche l’altra macchina era in cattivo stato, ma la sua… tutta accartocciata… un vero disastro. Si avvicinò al tizio che usciva barcollante dall’altra macchina: un bel tipo, alto e con la faccia simpatica e gentile, anche se terrea in quel momento…

- Oddio… mi spiace tanto... la macchina ha sbandato... una macchia d’olio... non so... la prego signora, non si disperi... mi guardi...

Ma Angela non lo guardava e neanche lo sentiva… stava semplicemente ringraziando la sua buona stella e CRA... il suo angelo bianco? Chissà...

Se non fosse stato per lui in quel mucchio di ferraglia ci sarebbe stata lei. Il viaggio non le serviva più... aveva trovato quel che andava cercando.

La vita, se sai ascoltare e guardare, ti da sempre quello di cui hai bisogno.

 

Daniela Focaroli