Teresa, che per amore imparò a volare

C’era… c’era una volta e c’è ancora, ai piedi del Montedoro, un antico paese che a starci attenti si vede anche dall’autostrada quando da Salerno vai a Reggio Calabria. Si staglia chiaro all’orizzonte e ti accorgi subito del suo essere misto: è un po’ montagna, un po’ pianura e un po’ mare, insomma si può dire che Eboli è per tutti i gusti! (Senza voler far pubblicità alla gelateria sul viale Amendola che porta quest’insegna)…Una cosa bisogna dire subito: anche con gli occhi chiusi ti accorgeresti di essere arrivato a Eboli e Teresa, la nostra protagonista, faceva spesso questo gioco, chiudeva gli occhi e assaporava a pieni polmoni quell’aria, anch’essa mista, della sua città.

Vivere a Eboli è come stare nel ventre di una vacca, dicono gli anziani del posto, perché qualsiasi clima ci sia intorno quando arrivi oltre la collina di San Giovanni, si respira un’aria nuova, misteriosa e avvolgente: l’aria natia.

Qui Teresa era nata, da qui era fuggita e qui era tornata e ora…che era rimasta sola, con il suo amore di sempre, calcolava ogni giorno quanto tempo le restava per fare tutto ciò che aveva in mente…

Fin da bambina sentiva dentro di sé un desiderio spasmodico di fare, fare, fare, era sempre in attività, non trovava requie, era come avere un certo languorino allo stomaco che ti passa solo se mangi qualcosina. Ma che cos’era, non lo sapeva dire neanche lei, a volte, anzi, era pure spaventata da queste misteriose sensazioni che avvertiva.

A Teresa piaceva molto ascoltare le storie antiche del suo paese e quando qualche anziano veniva a trovare i suoi genitori, lei si accoccolava per terra ed era capace di rimanere così per delle ore, mai sazia delle parole e dei fatti raccontati. Un giorno, per le scale, mentre appunto si recava dai suoi, incontrò un vecchietto, magro magro, vestito alla meno peggio, ma pulito e dignitoso, camminava con difficoltà, a stento, e si appoggiava a un pezzo di legno che fungeva da bastone.

- Ciao, Teresa…finalmente sei arrivata!

-  Buongiorno, nonnino, già andate via?

- Eh, sì, il mio tempo è scaduto, ma non sarei mai potuto andare via se prima non parlavo con te, ti stavo aspettando!

- Oh che bello, avete una storia da raccontarmi?

- No, Teresa, non sono venuto a soddisfare la tua sete di conoscenza, ma a portarti un dono: questo pezzo di legno, che è tutto ciò che possiedo.

Immaginate la faccia di Teresa a queste parole, le si leggevano sul viso tante espressioni diverse: sorpresa, meraviglia, gioia, curiosità… e tutte insieme si trasformarono in paura.

- Oh, non devi aver paura di me, né delle mie parole, né di quelle sensazioni che provi… perché tu sei diversa e lo sarai ancora di più quando diventerai la padrona di questo bastone speciale, che ha dei poteri magici particolari. Prendilo in mano e chiamalo per nome Smak e vedrai che da oggi in poi la tua vita sarà diversa!

Plof… e quel simpatico vecchietto scomparve in una nuvola!

Teresa rimase per un attimo interdetta, sulle scale, con quel bastone in mano.

Che fare? La sua curiosità ebbe il sopravvento sulla paura. Quasi inconsapevolmente cominciò a cantare un'antica nenia, che riaffiorava dai suoi ricordi di bambina “Catacatascia scinne abbascia ca tu vole Masto Masciu”e leggera come una piuma si sollevò in aria e cominciò a volare... in alto... sempre più in alto... finalmente LIBERA, da ogni pensiero, da ogni preoccupazione, da ogni sofferenza.

Come si sentiva felice! Come erano piccoli gli uomini, le donne, i bambini che vedeva affannarsi sotto di lei!

Bastava una leggera pressione sul bastone per cambiare direzione e la cosa più bella sapete qual era? Che non doveva dar conto a nessuno di quello che faceva. Forse gli altri non la vedevano nemmeno... chissà, magari guardando lassù in alto nel cielo, la confondevano con un uccello dispettoso e solitario che non seguiva lo stormo!

Non le sembrava possibile provare tanta felicità e tenerla solo per lei! Girò (pardon volò) in lungo e in largo per delle ore, riempiendosi il cuore e la mente di quelle belle sensazioni.

Fino a che arrivò in un posto deserto, o almeno così le sembrava. Intorno non vedeva più gli altri uccelli volare né le persone muoversi e spostarsi sotto di lei.

- Oibò! – pensò Teresa - Cosa sarà successo? Dovevo volare io per far sparire il mondo? Dove sono finiti tutti?

Provò a tornare indietro, ma niente. Allora si ricordò di Smak, il suo dono magico, e si rivolse a lui come a un amico, in tono gentile ed accorato.

- Smak, Smak, aiutami a capire, dov’è finito il mondo? Non è bello restare qui in alto da sola!

E quel bastone magico, che non era tanto elegante ma poteva far tutto, cominciò a parlare.

- Teresina, c’è solo un modo per far tornare le altre persone e riempire così la tua solitudine, devi staccare un pezzettino del mio legno e lasciarlo cadere giù mentre reciti questa formula magica: “Teresina voleva volare, ma da sola non voleva stare, tanti bambini voleva ammirare che nel prato laggiù dovevano giocare”

E la formula, visto che era magica, funzionò perfettamente!

Subito nel prato comparvero tanti bambini, allegri e chiassosi, che si misero a giocare e a rincorrersi. Teresa ne fu felice, ma non bastava, voleva di più, cosa ci facevano i bambini da soli se non c’erano le mamme?

E allora via con la formula magica.

Teresina voleva volare, ma da sola non voleva stare, tante mamme ai bambini donò così nel suo cuore la gioia tornò”

Che bello! Adesso il mondo sotto di lei le piaceva, stava mettendo le cose al posto giusto: i bambini giocavano spensierati e le mamme si occupavano e preoccupavano per loro, senza perderli di vista, proteggendoli con sguardo amorevole. Peròòòò … Un’altra grattatina a Smak ci voleva… Pensateci bene, chi mancava?

Bravi, è ovvio non c’erano i nonni!

Adesso sapete come funziona questa favola. Cosa deve fare Teresa, secondo voi? Per far apparire i nonni deve dire la formula magica… volete aiutarla?

Teresina voleva volare, ma da sola non voleva stare, alle mamme e ai bambini i nonni donò così nel suo cuore la gioia tornò”

Era proprio soddisfatta… poteva tornare sulla terra... strinse a sé l’amico Smak, lo strofinò delicatamente e con una leggera pressione delle mani dolcemente cominciò la discesa.

Man mano che si avvicinava alla terra cominciò a distinguere le persone e a decifrare le loro voci.

Chi piangeva, chi urlava, chi litigava, chi voleva scappare, chi chiedeva l’elemosina, chi voleva partire, chi voleva tornare…

“Oh Dio!” pensò Teresa, stavo meglio lassù! Afferrò subito Smak, ma prima che potesse strofinarlo e ripetere la magia avvenne una meravigliosa metamorfosi: Smak era diventato un giovane innamorato e fedele che le rimase accanto per tutta la vita, donandole il suo cuore e tanta tanta felicità.

Adesso, quando andavano in giro per la città, Teresa si appoggiava leggermente al braccio di Smak e bastava questa leggera pressione per farla sentire felice e leggera, tanto leggera che quei piedi stanchi sembravano due ali per volare.

 

Angelamaria Fiorillo