Un bacio lungo un giorno

Le canne acquatiche, le erbe della riva, i piccoli cespugli di salici e gli alberi grandi videro giungere anche quella domenica di settembre la signora vestita di bianco.*

Là dove l’acqua, la terra e la vegetazione si fondevano in modo così profondo, le foglie di crescione ondeggiavano lambite dalla debole corrente del fosso, che insinuandosi nel canneto si gettava pigro nello stagno.

La signora mosse appena le lunghe ciglia che vibrarono come scosse da un brivido, si stiracchiò allungando le braccia affusolate ed iniziò a ruotare lentamente su se stessa.

La grande gonna a ruota iniziò a sollevarsi lentamente, seguendo il movimento sinuoso impressole come fosse un susseguirsi di onde del mare e, quasi per magia, il bianco del vestito divenne ad ogni ondeggiare più luminoso.

Il candore della sua aurea iniziò a destare gli abitanti della palude e a carezzare con il suo riverbero i giovani fiori della cannuccia di palude e quelli minuscoli del millefoglio.I salici parvero destarsi ed il grande ontano vide schiarire la sua ruvida corteccia.La pettegola, sempre pronta e curiosa, fu la prima a svegliarsi.

Sollevò il becco da sotto l’ala, si guardò intorno, iniziando a sgranchire, allungandole, le lunghe zampe arancioni.Osservò l’andamento della corrente per vedere se valeva la pena di sondare con il lungo becco il fondale fangoso lasciato scoperto. Delusa, rivolse la sua attenzione a ciò che stava avvenendo.

- Buongiorno Alba, quali novità ci porti oggi?

La signora ruotò ancora una volta su se stessa.

Questa volta il suo bell’abito bianco si trasformò, allungandosi in tutte le direzioni fin dove lo sguardo poteva spingersi e, come lunghe rosee dita, animava di luce nuova il paesaggio circostante.

Gli aironi, destati dal loro riposo notturno, si alzarono in volo, battendo lievemente le ali, mentre le lunghe zampe si disponevano ad equilibrare il lungo collo aggraziato. Stavano iniziando così la loro danza mattutina.

- Ma cos’è una danza senza una musica che l’accompagni? – rifletté Alba sorridendo.

Le ciglia si mossero solo un po’ più rapidamente, una leggera brezza si insinuò tra le canne ed ecco che una dolce sinfonia di flauti accompagnò il volteggio maestoso degli uccelli.

Sorpresa.

L’abito stava cambiando colore e virava ora verso una tonalità arancio-giallo oro, poi rosa, poi purpurea ramata, poi di nuovo giallo.

Oh, sapeva bene Alba ciò che stava accadendo, eppure se ne stupiva sempre, si faceva sempre sorprendere da quell’evento straordinario seppur non nuovo.

L’arrivo di sorella Aurora, che entrò prepotentemente alla ribalta, portò, come ogni volta, un po’ di scompiglio con il suo corredo di colori più accesi, destando gli ultimi abitanti insonnoliti e spronandoli ad iniziare una nuova giornata.

I vividi colori del martin pescatore ebbero dei guizzi luminosi al suo arrivo e l’uccello, del tutto sveglio dopo essersi lisciato le piume con il suo lungo becco, si tuffò in acqua nella speranza di acciuffare una preda.

Aurora si avvicinò alla sorella e i loro abiti si fusero come in un caleidoscopio in cui l’oro era il colore dominante. Erano pronte per essere raccolte da loro padre Sole quando sarebbe apparso con il suo disco dorato sopra la linea dell’orizzonte, ma Alba era pensierosa. Una inquietudine sottile si stava insinuando in lei e la sua mente andò all’unico pensiero che, sempre più presente, la coinvolgeva.

Un bacio.

Quel bacio troppo intenso per essere dimenticato, troppo breve per non scomparire come voluta di fumo al primo soffio di vento. 

Quel bacio, che ogni giorno la coglieva di sorpresa e la destava, mentre lei avrebbe avuto la tentazione di fingersi ancora addormentata per prolungare gli attimi in cui il dolce contatto l’avvolgeva completamente e si trasformava nell’abito bianco con il quale ogni giorno iniziava la sua danza ed invitava la natura tutta a destarsi.

Quel bacio, che stava trasformando il suo sentire una sorpresa, in attesa.

Quel bacio, che la stava cambiando profondamente nell’intimo della sua anima.

Quel bacio, che solo Crepuscolo del mattino sapeva e poteva darle.

Crepuscolo del mattino, che nasceva dalla notte profonda ed alla notte ritornava come Crepuscolo serale, fuggendo dalle braccia purpuree di Tramonto.

La Notte.

Ecco il suo desiderio nascosto, che ogni tanto faceva capolino e poi si ritraeva, un po’ spaventato e un po’ birichino.

Ecco cos’era, un pensiero folletto, un po’ pazzerello che pian piano si presentava sempre più insistentemente.

Perché Alba non avrebbe potuto essere lei la Notte?

Avrebbe dovuto cambiare l’abito di certo, ma il blu era molto elegante e le sarebbe stato bene e poi avrebbe avuto un mantello di stelle che ogni volta si sarebbero disposte in modo vario e differente, come fossero stati tanti mantelli.

E poi, sarebbe stata abbracciata a Crepuscolo per così tanto tempo... e quanti baci ci sarebbero stati! Uno per ogni stella e dopo averle spente tutte ed aver visto anche la Luna scomparire all’orizzonte, avrebbero atteso insieme l’arrivo del nuovo giorno.

Il nuovo Giorno nascente, indossato il suo abito rifinito con migliaia di frammenti di specchi, osservò con attenzione che tutti quanti fossero in ordine e ben puliti – quanto odiava la sciatteria – e quindi si accinse, con grande sussiego, ad avviare le attività delle creature viventi.

Avanzò di un passo e, come sempre, attese che ogni singola fibra degli abiti di Alba ed Aurora avesse mutato il suo colore originario e si fosse fusa con le altre in un unico tessuto: il bianco ordito dell’una assieme alla trama purpurea dell’altra, intrecciati a formare la Guida che avrebbe segnato il suo tragitto. 

Eppure quella volta, in modo inspiegabile, sentiva che qualcosa non era come sarebbe dovuto essere. La Guida dorata, dove sempre scivolava armoniosamente lungo il percorso che dopo molte ore lo avrebbe condotto al Tramonto, stentava ad assumere il solito colore e la superficie normalmente morbida, fine e liscia, gli appariva ruvida e grossolana, spenta persino, come se d’improvviso la seta si fosse trasformata in canapa e tutto quello gli creava impedimento ad andare avanti, fatica avrebbe quasi detto.

Si sentiva come se fosse già arrivato alla fine del suo viaggio, affaticato e bisognoso di riposo. Ebbe la tentazione di ripensare a tutte le cose che erano avvenute da quando aveva messo piede sulla Guida dorata, come era solito fare prima di incontrarsi con Tramonto, una specie di riassunto, gioendo per le cose buone e belle che erano avvenute e corrucciandosi per le occasioni mancate, ma non gli venne in mente nulla. Tutto era iniziato e finito quasi contemporaneamente e, con stupore ed anche un po’ di orrore, si accorse che la Guida dorata non era del colore che avrebbe dovuto avere: dapprima verde, si stava trasformando in un brutto marrone.  

Brividi come onde fluttuarono tutt’intorno e si ripercossero sulla palude. Il bell’abito di specchi rifletté attorno a sé quel brutto colore, lacrime rigarono il suo viso e tutto apparve molto triste. 

Cosa stava succedendo?

Gli Aironi stavano tornando ai loro ricoveri notturni e le fulgide penne del Martin Pescatore non rilucevano più come prima, sembravano ingrigite e spente.

Un alone di profonda mestizia tutto copriva e tutto avvolgeva.

Il languore indotto da quell’abbraccio solo immaginato, ma ormai padrone della sua mente, aveva completamente isolato Alba dalla realtà del suo essere: la scintilla del nuovo giorno.

Se lei fosse stata Notte, amante dolce e appassionata di Crepuscolo, unita a lui finché il giorno non fosse arrivato, sarebbe stato il sogno più bello della sua esistenza e ci sarebbero sempre state stelle da spegnere per ogni bacio dato.

- Alba – risuonò lontanissima una voce – Alba, mi senti?

- Alba, ma si può sapere che ti ha preso stamattina? – strillò allora stizzita Aurora, tirando con energia la coda del suo abito, che nel frattempo, ormai intrecciato con quello di Alba, non andava più né avanti né indietro – Stai lì tutta imbambolata con la faccia sognante, intanto il nuovo giorno è in ritardo e nostro padre Sole già lo immagino cosa starà pensando. Poi, sono la più grande e la colpa sarà sicuramente la mia. Alba, dai su, smettila di fare gli occhi dolci a Crepuscolo, che domani tornerà di nuovo. 

Finalmente, a furia di essere incitata, Alba si riscosse, spalancò i suoi grandi occhi e riprese ad ondeggiare, favorendo così la completa fusione del suo abito con quello della sorella. La Guida dorata era finalmente pronta in tutta la sua magnificenza, seta della miglior qualità.

Il nuovo Giorno nascente parve destarsi solo allora e non si stupì nemmeno, quanto era distratto, di essere già vestito e pronto per la sua consueta entrata in scena. Solo, avanzò graziosamente per incontrare il Grande Padre Sole, che accendendo con la sua luce il suo abito di specchi, avrebbe finalmente illuminato il risveglio della natura.

Il miracolo stava di nuovo per compiersi ed ergendosi in tutta la sua magnificenza il Grande Padre Sole iniziò a fare capolino sulla linea dell’orizzonte. In effetti parve più uno stiracchiamento che un’entrata in grande stile, ma tant’è che nessuno osò muovere la benché minima critica, dato che si era pur sempre in presenza del personaggio più in vista del gruppo. Abbracciò con molta tenerezza le figliole, ignorando il pasticcio che la piccolina stava per combinare ed infine andò incontro al nuovo Giorno, che non gli era antipatico, ma reputava un tantino vanesio e presuntuoso e ciò a volte lo irritava.

Eccolo che avanzava con il suo vestitino luccicante, il Grande Padre Sole, che scosse la testa, si rimboccò le maniche (si dice, ma non è certo, che il Sole abbia le maniche, ndr) e illuminò il nuovo Giorno.

Pettegola, nel frattempo, continuando nella sua ricerca di cibo, aveva percepito che qualcosa di insolito era accaduto, come una sensazione strana, come una fluttuazione in avanti e poi indietro che non era in grado di essere spiegata.

- Qualcosa è successo, ma cosa? Perché nessuno mi dice nulla? – pensò leggermente in agitazione.

La povera Pettegola non poteva sapere che ogni singolo giorno della sua esistenza nasceva da un bacio d’amore e che, per troppo amore, quel giorno avrebbe potuto anche non essere nato. 

Riccardo Castellana

*incipit tratto da Temporale sul fiume di Dino Buzzati