Un nome

Margherita. Perché Margherita? Non le era mai piaciuto il suo nome. Perché chiamarsi Margherita, o Rosa, o Viola e non Begonia o Sterlizia o magari Nontiscordardime?

Una sua amica si chiamava come una caramella. Era ossessionata da quelle stupide caramelle alla nocciola che tante persone continuavano a regalarle pensando di farle cosa gradita. Non le aveva mai potute soffrire quelle caramelle; ma come fare a dirlo? Sarebbe apparsa come una scortesia.

Nooo! Perché un nome deve essere una condanna?

Bello, brutto, simpatico, elegante, un po’ volgare a volte ma, sempre e comunque, appiccicato addosso per tutta la vita.

Finché un giorno, passeggiando in un parco, una margherita più bianca, più luminosa delle altre attirò la sua attenzione.

Giallo, giallo, giallo. Avvolgente, abbagliante giallo.

Margheritaaa, Margheritaa, Margheritaa!

Il suo nome echeggiava come una melodia malinconica. Margheritaaa: come una musica sempre più avvolgente. L’abbraccio del suo fiore. La musica nelle orecchie e una nuova allegria.

L’euforia di poter dire: io sono Margherita e sono felice.

 

(Rossana Bonadonna)