Un tuffo nel passato

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5,30 e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata come solo l'alba della sua città sapeva creare.*

Andrea era un ragazzo dolce e sensibile molto amato dai suoi genitori e dagli amici. A scuola era apprezzato per la sua bravura e per la sua intelligenza ed era molto generoso nell'aiutare i compagni in difficoltà.

Quella mattina si era svegliato presto perché doveva andare in gita con i compagni di scuola ed era lento nel prepararsi. Si alzò, si lavò, si vestì, prese lo zainetto e venne accompagnato dal padre con la macchina alla partenza del pullman. Salì a bordo, si sedette vicino il suo compagno di banco Marco e non appena furono saliti tutti, il pullman iniziò il suo viaggio.

Andrea passò il tempo a chiacchierare con Marco e quando giunsero a Pisa, l’insegnante fece l'appello e li sistemò nelle varie stanze. Andrea e Marco capitarono in stanza insieme ed erano talmente stanchi che si addormentarono subito.

Il mattino seguente, per prima cosa, visitarono un museo di ceramiche.

La classe fu accolta da una gentilissima guida che, con passione e dedizione, iniziò a raccontare storie e aneddoti legati al museo.

Andrea rimase colpito da una stanza in particolare e si fermò lì da solo, mentre i compagni proseguivano la visita guidata.

Stava guardando un quadro affascinato, quando all'improvviso un rumore lo fece trasalire. Si girò e vide che c’era una scatola che si muoveva e che, nel momento in cui il ragazzo si avvicinò pian piano, si aprì di scatto.

All’interno c’era una pietra ovale chiara che luccicava e quando Andrea curioso cercò di afferrarla, dalla scatola si sprigionò un bagliore fortissimo e si sentì una vocina.

- Fermati Andrea – sussurrò.

Il ragazzo un po' impaurito, non appena si riprese dall’effetto accecante del bagliore, vide che davanti a lui c’era una piccola e strana creatura, vestita come una bambola, che emanava una forte energia luminosa.

- Ora mi vedi? – gli domandò – Non avere paura, io sono la guardiana della scatola e questa non è una pietra comune, ma è capace di farti viaggiare avanti e indietro nel tempo.

Andrea, sconvolto, chiuse la scatola e corse via.

Quando raggiunse i suoi compagni era sotto shock, la sua insegnante lo chiamò, ma era talmente assorto nei suoi pensieri che non la sentì. Gli si avvicinò per scuoterlo e gli chiese cosa fosse successo.

- Sono rimasto indietro per poter ammirare uno dei quadri di una stanza del museo – disse Andrea – Mi scuso per essermi allontanato, non succederà più.

- Accetto le tue scuse – rispose la professoressa – però ti vedo troppo turbato, secondo me mi stai nascondendo qualcosa.

- Assolutamente no – ribatté Andrea – sono solo provato dalla corsa.

- Va bene, per questa volta farò finta di niente – concluse la professoressa.

Terminata la visita al museo i ragazzi e l’insegnante rientrarono in albergo, pranzarono e si ritirarono nelle loro stanze per riposare.

Ad Andrea, disteso sul letto, apparve la fatina.

- Usa la pietra, lei ti ha scelto – gli disse – fidati di me, non a tutti è concessa l’opportunità di usarla. Non devi avere paura, è tutto vero ciò che hai visto. Credi in te, la chiave è dentro di te e andando avanti o indietro nel tempo potrai cambiare delle cose non per il tuo tornaconto, ma per aiutare gli altri. Pensa a qualche evento passato o futuro e lei ti ci porterà.

Andrea, che all’inizio era un po’ scettico, si convinse.

La fatina allora pronunciò delle parole magiche, la scatola apparve e si aprì.

Il ragazzo prese la pietra in mano, si concentrò e all’improvviso fu trasportato via, in balia del potere sprigionato da quell’oggetto magico.

Era affascinato da quell’esperienza, il tempo sembrava non passare mai, vide colori, visi, persone, paesaggi e dentro di sé si chiese cosa avrebbe trovato una volta giunto a destinazione.

- Dove mi trovo? Sarò dove ho pensato di essere? Cosa mi attende? – pensò – Non devo dubitare, devo avere fiducia. Wow che magico potere racchiuso in una pietra così piccola. Certo, ho visto cose meravigliose in pochi secondi, ma non sono spaventato, solo molto curioso.

Si guardò intorno, ma non riuscì a riconoscere il luogo. Si frugò nelle tasche e ci trovò la pietra magica che, quando la prese in mano, gli indicò con un fascio di luce dove proseguire.

Camminò a lungo e alla fine della strada si ritrovò davanti ad un edificio molto antico che riconobbe subito.

Sentì una stretta forte al cuore, era dove aveva chiesto di essere.

In quel posto si sentivano voci e rumori, Andrea era molto emozionato e decise di avvicinarsi a vedere ciò per cui era venuto.

Ormai non poteva più tirarsi indietro, doveva seguire le istruzioni della fatina, non poteva cambiare la situazione per il proprio interesse.

Una volta arrivato vicino all'edificio, attraverso una finestra aperta, vide una classe di bambini piccoli con le loro insegnanti e riconobbe la sua vecchia scuola. Lo attirò una melodia che proveniva dall'esterno e si girò verso il cortile dove scoprì che c'erano i suoi compagni di quando era piccolo. Era ritornato nel passato per poter osservare ciò che lo aveva turbato.

C'era un gruppo di bambini che facevano ginnastica a suon di musica, mentre alcuni rimanevano appartati e riconobbe se stesso accerchiato da altri bimbi che lo prendevano in giro.

Andrea iniziò ad innervosirsi, non poteva restare calmo e avrebbe voluto intervenire, ma all'improvviso comparve la fatina.

- Andrea, comprendo la tua rabbia, ma non puoi cambiare gli eventi del passato, puoi agire solo nel presente.

- Non posso non provare rancore, il passato mi condiziona, ma ora so che sono venuto qui per capire dove ho sbagliato.

- Osserva – gli disse la fatina – avevi un carattere riservato e timido. Non parlavi molto, ma sei cambiato crescendo.

- Ora ricordo – rispose – lo avevo rimosso.  

- Chi ha poca stima in se stesso, come può averla negli altri?

- Imparerò dai miei errori e cercherò di migliorare – aggiunse Andrea perplesso – è giunto per me il momento di tornare al presente.

E ringraziò, commosso, la fatina.

Riprese dalla sua tasca la pietra magica e lanciò un ultimo sguardo al se bambino. 

- Torniamo al presente! - esclamò.

E si sprigionò una forte luce che lo catapultò nel presente.

Il suo viaggio di ritorno non fu solitario, ma in compagnia della saggia fatina e quando giunsero nella camera dell'albergo, Andrea, felice, ringraziò ancora quella magica creatura che lo aveva fatto riflettere. Aveva compreso che nel viaggio della vita possiamo inciampare e per rialzarci dobbiamo contare sull'aiuto delle persone che ci vogliono bene.

Confidarsi e avere fiducia in chi ci ama, ci aiuta a contrastare ogni difficoltà e a trovare soluzioni valide con una buona dose di ottimismo.

Paola Dasco

 

*incipit tratto da Se solo fosse vero di Marc Levin