Una domenica d'estate

La sveglia iniziò a suonare alle sette e Ida fece un balzo dal letto. Raccolse i suoi lunghi capelli biondi con un fiocco azzurro e si precipitò in bagno prima del resto della famiglia. Quella mattina si sentiva molto felice, alle otto e mezza avrebbe incontrato i suoi amici al bar per andare al mare. Scelse un costume azzurro, che, a detta di tutti, si intonava con il colore dei suoi occhi e calzò i sandali con un po’ di zeppa per sembrare più alta. Mise tutto in un vecchio zaino della scuola, lo stesso degli esami di maturità sostenuti l’anno precedente, un vero portafortuna. Aveva la sensazione di aver preso due o tre caffè tanto si sentiva eccitata, anche se la paura dell’acqua alta le lasciava un senso d’inadeguatezza. Salutò i suoi genitori, prese lo scooter e quando arrivò al bar del paese c’erano già tutti, così partirono subito.

La spiaggia era un piccolo paradiso: ciottoli bianchi e acqua trasparente la facevano sembrare un mare tropicale. C’erano qua e là piccole aiuole con fiori fucsia e bianchi che in alcuni punti arrivavano quasi fino al mare: una cornice di colori e di odori che riempiva gli occhi e il cuore. Si vedevano vicino alla riva piccoli branchi di pesci e qualche stella marina. Dopo un primo momento di gioia, Ida sentì dentro di sé l’inadeguatezza che sempre l’accompagnava in quelle occasioni. Sapeva già come sarebbe proseguita la giornata: tutti in acqua a giocare e lei a leggere sulla spiaggia.

I suoi amici, poggiarono gli zaini e si tuffarono quasi vestiti, tanta era la loro voglia di mare. La incitavano a seguirli e Ida lo fece fino a quando l’acqua le cinse i fianchi, poi, come al solito, si bloccò e decise di tornare indietro.

Si distese sul telo, chiuse gli occhi e lasciò che i raggi del sole la coccolassero.

Si era quasi addormentata, quando sentì dei fruscii che provenivano da un cespuglio. Pensò che qualche suo amico fosse uscito dall’acqua, magari per farle un po’ di compagnia, ma si guardò intorno e si accorse di essere sempre sola. Si girò appena verso un cespuglio di lentisco e vide che sopra c’era appoggiata una caffettiera. Sulle prime rimase un po’ perplessa davanti a quella immagine così insolita, poi incuriosita si alzò per osservare l’oggetto da vicino. La caffettiera era molto bella, emanava una strana luce ed era decorata con un mosaico, che rappresentava un veliero in balia di una tempesta. Onde minacciose, come mostri famelici, circondavano l’imbarcazione che sembrava sul punto di essere trascinata negli abissi.

Ida non aveva l’abitudine di raccogliere cose trovate per caso, ma quello strano oggetto l’affascinava e le donava un’irresistibile sensazione di magia e di mistero.

La giovane non riusciva a rimettere la caffettiera dove l’aveva trovata. Una forza misteriosa la obbligava a partecipare agli eventi che si svolgevano nell’oggetto e in un attimo si ritrovò a combattere con tutte le sue forze contro la rabbia delle onde. Un cielo plumbeo dominava la scena e si fondeva con il mare in tempesta. Il capitano della nave, un giovane più o meno dell’età di Ida, la esortava ad ammainare le vele e a virare a dritta aggrappandosi al timone. L’acqua intanto entrava da tutte le parti e le onde s’infrangevano in maniera assordante sia a poppa che a prua. I marinai che non erano impegnati nelle manovre, cercavano di scongiurare l’affondamento, svuotando lo scafo dall’acqua imbarcata. All’orizzonte degli squali si stavano avvicinando: sembrava proprio la fine del mondo! Dell’equipaggio faceva parte anche un bambino che aveva forse dieci anni, ma che però si comportava come un adulto. Fece venire in mente ad Ida il suo fratellino: com’era fortunato! In quel momento stava sicuramente guardando la televisione in cucina. Un’onda improvvisa, più forte delle altre, prese tutti alla sprovvista: il piccolo venne trascinato in mare e un grosso squalo ne fece un sol boccone. Ida si tuffò impavida e in un attimo si ritrovò anche lei fra le fauci di quel mostro. Non pensava di avere tanto coraggio, ma in quel momento aveva in testa un solo pensiero: liberarsi da quella trappola e salvare il bambino. Lo cercò, lo trovò e l’abbracciò forte. Il piccolo aveva ancora in mano la scopa con cui aveva cercato di arginare l’acqua e così Ida ebbe un’idea: si servì del manico per bloccare la gigantesca bocca che li teneva prigionieri. Lo squalo si dibatté e lottò in tutti i modi, ma alla fine fu costretto a mollare la preda. In un istante, come per magia, gli squali sparirono nel nulla, la tempesta passò e il cielo ritornò azzurro.

Ida e il bambino vennero issati a bordo sani e salvi.

Tutto l’equipaggio gioiva felice e applaudiva la nuova eroina che aveva salvato il bambino ed il vascello. Appena i festeggiamenti si furono placati, il capitano raccontò ad Ida cosa era successo. Un perfido mago aveva imprigionato tutti gli abitanti del loro regno. Il padre del piccolo, re Antonio, prima di essere catturato, aveva affidato il figlioletto al capitano, che oltre ad essere il precettore del principe era anche un esperto di magia. Infatti, con un incantesimo, aveva trovato rifugio nel disegno della caffettiera, che il re, poco prima di essere imprigionato, aveva lanciato in alto mare dove lo stregone non aveva poteri. Lì avevano trascorso un lungo periodo di tranquillità, cercando di elaborare un piano per riconquistare la terra dalla quale erano fuggiti. Purtroppo, però, le onde avevano trasportato la caffettiera a riva e il mago ne aveva subito approfittato. Era entrato nel disegno, aveva scatenato la tempesta e li aveva assaliti dopo essersi trasformato in un grosso squalo.

- Senza il tuo aiuto Ida – disse il capitano concludendo il suo racconto – saremmo stati sicuramente catturati.

La ragazza era molto confusa e cercò di chiarirsi le idee.

- Ma come ho fatto a salvare un principe dalle fauci di uno squalo in alto mare, durante una tempesta? – domandò stupita – Proprio io che sono famosa per avere una paura terribile dell’acqua alta!

- Devi avere più fiducia in te stessa – le rispose sorridendo il capitano – se il tuo cuore non fosse coraggioso, non avresti potuto vivere una simile avventura. Ma ti chiedo un ultimo favore: appena esci dal disegno, getta la caffettiera nel mare più profondo. Solo così il mago non potrà assalirci di nuovo.

Ida non aveva perso una sola parola della storia raccontata dal capitano e si rendeva conto che era giunto il momento di salutare e di portare a termine la sua missione.

Com’era difficile andarsene! Il tempo che aveva trascorso con il capitano e i suoi, era stato poco, ma aveva suscitato in lei una profonda emozione e le sembrava di averli conosciuti da sempre.

Quando era molto triste, come in questa occasione, sentiva un gran freddo: le sembrava che una parte del suo cuore si fosse raffreddata e non ci fosse niente che potesse scaldarla.

Il capitano si rese conto dei sentimenti provati dalla ragazza.

- Non ti preoccupare – le disse – un giorno forse ci incontreremo di nuovo. Ti siamo grati per tutto quello che hai fatto per noi. Continua ad essere coraggiosa come lo sei stata oggi.

- Ma come faccio ad uscire dal disegno? – gli chiese la ragazza.

- Pensa a qualcosa di bello che ti aspetta nel tuo mondo – le rispose.

Ida abbracciò il principe e il capitano, poi chiuse gli occhi e pensò intensamente ai suoi genitori, al suo fratellino, tanto simile al principe, ma sicuramente più fortunato e al suo gatto Houdini.

Immediatamente si ritrovò sulla spiaggia accanto al telo e alla caffettiera.

Vedeva in lontananza i suoi amici, che avevano affittato un pattino e la incitavano a raggiungerli. Ida prese il suo cimelio e s’avventurò. Avanzava timorosa nell’acqua che diventava sempre più alta, ma era decisa a portare a termine il suo compito.

- Ragazzi remate verso il largo. – disse senza esitare quando raggiunse i suoi amici – Non vi preoccupate per me: mi terrò aggrappata e mi farò trasportare dal pattino.

Gli amici, increduli, l’accontentarono.

Appena Ida vide che l’acqua era veramente profonda, fece scivolare la caffettiera in mare e in un attimo rimase in lei solo il ricordo e una profonda tristezza.

Nel frattempo i suoi amici sguazzavano felici

- Brava! – la incitavano – Sei stata veramente fantastica. Hai vinto la tua paura e ora ci divertiremo tantissimo, vedrai!

Ma Ida si sentiva la persona più sola del mondo. Totalmente assorta nei suoi pensieri non si accorse che il pattino si stava allontanando e che lei riusciva a mantenersi a galla da sola. Allora alla malinconia si sostituì l’entusiasmo: stava nuotando!

Si rese conto di come spesso la paura rende prigionieri di se stessi: aveva sempre rinunciato al bagno, ai tuffi, alle nuotate e non aveva mai avuto il coraggio di provare, temendo il giudizio degli altri. Ora finalmente era libera da quella prigione e si lasciò trascinare dai giochi e dall’euforia collettiva fino a quando non fu il momento di uscire dall’acqua. Con rammarico, i ragazzi dopo essersi asciugati salirono sui motorini e tornarono a casa.

Al rientro Ida salutò i genitori ed il fratellino e decise che quella sera non sarebbe uscita: voleva trascorrere la serata insieme a suoi, le erano mancati.

- Sorellona, mi racconti una storia? – le domandò il fratello quando giunse il momento di andare a letto

E Ida cominciò a raccontare.

- C’era una volta un giovane principe che per sfuggire ad un mago cattivo si rifugiò nel disegno di una caffettiera. Quando scoprì che il mago cattivo era terrorizzato dall’acqua salata, perché la salsedine gli corrodeva la pelle, con un tranello lo trascinò in alto mare e dopo una lotta cruenta lo fece cadere in acqua dove scomparve per sempre. Il giovane eroe fece ritorno alla sua terra, liberò suo padre e insieme regnarono felici per moltissimi anni.

- Che bellissima storia! – mormorò il fratellino

- Buonanotte – gli sussurrò Ida e andò in camera sua a dormire con il sorriso sulle labbra.

 

 

Stefania Bicci