Asia

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5.30, e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata, come solo l'alba della sua città sapeva creare.*

Il risveglio di prima mattina non era mai stato faticoso per Laura. Era una di quelle persone che si alzavano di scatto, ricche di energia, già pronte ad affrontare tutti gli impegni, con forza ed entusiasmo. Ogni sua giornata cominciava così, poi, lentamente, ora dopo ora, quel fuoco vitale si esauriva, fino ad arrivare a sera arrancando, così stanca da non riuscire a fare quasi più nulla. Laura amava tanto la mattina, quell'inizio della giornata, carico di aspettative, desideri, e magari qualche piacevole imprevisto.

Quel giorno, in particolare, aveva davanti a sé una giornata davvero importante: un nuovo lavoro, finalmente trovato dopo centinaia di CV inviati alle aziende e nessuna risposta positiva. Almeno fino ad un mese prima, poi i numerosi colloqui alla Casa Editrice Dream, ed infine la conferma dell'assunzione, l'avevano caricata di ottimismo ed energia per il futuro.

Sorrideva mentre allungava al massimo le braccia e i piedi stiracchiandosi nel letto. Era felice, come da tanto non si sentiva: quel giorno finalmente avrebbe iniziato la sua vita da adulta. A 25 anni, dopo tanto studiare, una laurea a pieni voti, sentiva che si cominciava a fare sul serio.

Quella sveglia all'alba era stata calcolata minuziosamente: prima la passeggiata mattutina a passo veloce, che la impegnava circa 40 minuti, poi una doccia rigenerante, a cui seguiva una ricca colazione ascoltando le prime notizie della mattina.

Indossata la tuta, uscì in strada per raggiungere il parco di Villa Pamphili, un paradiso di verde di una bellezza particolare, ogni giorno diverso, magico ed unico, almeno quanto la città a cui apparteneva, Roma.

Oltre alla chiavi di casa, Laura si portava sempre, e solo, il suo IPOD, grazie al quale si garantiva il giusto sottofondo musicale, che differiva di giorno in giorno a seconda dell'umore.

Mentre procedeva con gli occhi fissi alla lista delle canzoni, non si accorse di chi le stava venendo incontro, anch'egli intento alla medesima occupazione (almeno così sembrava benché stesse trafficando nello specifico con un cellulare).

In un attimo si concretizzò lo scontro: finirono l'una addosso all'altro, IPOD e cellulare rotolarono a terra, ed i due si svegliarono, forse solo allora, definitivamente. Laura, in particolare, aveva battuto forte la fronte contro quell'uomo, e pertanto era molto disturbata; si scusò per educazione, benché ritenesse di non averne motivo. Solo quando i loro occhi si incontrarono si accorse di quanto fossero belli, quegli occhi; un vero peccato appartenessero ad uno sciocco imbranato... Si diresse verso casa, decisa a non badare a questo piccolo incidente ed intenta a cercare mentalmente l'abito giusto per quella giornata.

Arrivata alla sede della Casa Editrice, si annunciò e fu accompagnata all'8° piano. Attese qualche minuto, fino a che la porta del Responsabile si aprì e l'Assistente la invitò ad accomodarsi. Era un ufficio enorme, pavimento in parquet, arredamento moderno, una lunga sequenza di vetrate che permetteva una vista spettacolare su Roma. Il titolare le dava le spalle, stava parlando al telefono; per quel poco che poteva vedere era sicuramente giovane, non certo un sessantenne appesantito come si era immaginata che fosse. Quando si girò restò impietrita: “l’imbranato”.

I due si guardarono, lui in particolare la fissò tra l'incuriosito ed il divertito: era certamente colpito dalla particolare coincidenza, ma a differenza di Laura, era quasi contento di questa novità inaspettata. La fece accomodare, e con uno stile imperturbabile le chiese novità sulle sue condizioni fisiche, in particolare il suo bernoccolo mattutino.

Lei era imbarazzata, cercò di nascondere il disagio dirottando subito il discorso sul suo inizio di attività; allora lui iniziò a raccontarle della Società, e a sottolineare quanto fossero numerosi gli scrittori lanciati nel corso della trentennale vita della Dream. Laura alternava la concentrazione su quell’argomento, che la interessava moltissimo, a pensieri circa l’affascinante uomo che le si trovava di fronte: sarà stato pure un po' stordito quella mattina, ma era innegabile che avesse fascino, appeal, occhi bellissimi ed un sorriso, per quel poco che le aveva concesso, particolarmente coinvolgente.

Tornò ad ascoltarlo, rimproverandosi per la leggerezza, eccitata al pensiero che quel luogo concretizzasse i sogni di giovani talenti che, dopo aver cercato a lungo qualcuno che scoprisse e valorizzasse le loro capacità, vedevano finalmente realizzati i loro sogni.

Sorrideva pensando che quella stessa mattina aveva immaginato di lavorare in un luogo carico del profumo della carta. In realtà era tutto informatizzato, ovviamente, ma lei, inizialmente, si immaginava di trovare montagne di testi, magari anche antichi.

Sogni. Si, lei, un sogno grandissimo lo aveva nel cassetto: quel racconto terminato ormai da un anno, che amava a giorni alterni, confusa ed insicura come solo uno scrittore alla prima opera. Ma quello era il suo segreto, sapeva bene che al momento l’aspettava quel lavoro. Nei giorni a seguire si concentrò molto ed imparò altrettanto. Il Capo continuava ad essere interessante, ma solo fisicamente; parlandoci un po', e vedendolo relazionarsi con gli altri, non poteva non ammettere che fosse presuntuoso e arrogante.

Una mattina, proprio il capo le chiese di recuperare un libro nella “Sala Privata”. Lei non aveva idea di dove fosse questa sala, né di cosa ci fosse dentro. Il tempo di domandarselo e lui le diede una chiave e l’indicazione della stanza. Si trovava in fondo al corridoio, in un angolo nascosto che non aveva mai notato (ed era ovvio, perché lì in fondo, il corridoio, finiva senza sbocchi). Aperta la sala si trovò in una biblioteca gigantesca: c’era polvere, e la quantità di testi era davvero sbalorditiva. Era una biblioteca a tutti gli effetti, i testi erano divisi per paese d'origine (americani, inglesi, francesi e “altri paesi”), per secolo (1900 e 2000), ed in ordine alfabetico per autore; c’era anche una parte dedicata ai testi in lingua straniera. Infine, in una zona ancora più isolata, in cui la stanza si restringeva, c'erano alcuni testi davvero antichi, forse del 1500 o del 1600.

Guardava quella meraviglia: migliaia di storie raccontate da uomini che avevano lasciato un segno nella storia, che avevano composto qualcosa di speciale, così speciale da sopravvivere alla loro stessa vita. Sognava ad occhi aperti e pensava alla sensazione inebriante di essere uno scrittore, famoso, riconosciuto e stimato...

Appena realizzò che stava in quella stanza da troppo tempo, anche se non sapeva bene quanto, prese il libro richiesto e tornò dal capo per consegnarglielo. Per contro, lui le girò un testo da pubblicare nel loro sito per annunciare la partecipazione della loro casa editrice al prossimo concorso, aperto a tutti per giovani scrittori di romanzi. Lesse quel testo davanti a lui, fino a quando fu invitata, con poca delicatezza, ad andare a lavorare...

Si... lavorare... doveva lavorare alla revisione del suo romanzo... e partecipare... Era emozionata, passò diverse sere e notti a leggere e correggere il suo testo, qualche ultima miglioria affinché fosse scorrevole, accattivante ed interessante. Arrivò così l'ultimo giorno valido per il concorso all'invio dei testi; era previsto un solo vincitore su un numero di testi ammessi pari a 50.

Pensando al suo romanzo e al concorso, si accorse di provare sensazioni contradditorie: da una parte non si permetteva nemmeno di immaginare di vincere, e non si poneva nemmeno il dubbio se questa certezza fosse dovuta alla sua insicurezza, alla paura di provare delusione, oppure perché semplicemente il suo romanzo era ancora “imperfetto”; dall’altra però, non riteneva fosse proprio da escludere, forse ce l’avrebbe potuta fare a rientrare nei 50 finalisti. Ecco, in fondo era quello il suo obiettivo, a quello sì che teneva molto. Doveva solo trovarsi uno pseudonimo per partecipare senza che nessuno alla Dream sapesse chi fosse. Decise per ASIA. ASIA avrebbe scritto quel romanzo. “Cliccò” invio sul computer e spedì il tutto, incrociando le dita.

Il giorno della premiazione la sala era affollata, tanti giovani, ma non solo, e tanta confusione prima che l’evento cominciasse. L'ambiente era caldo, ricco di persone interessanti, si respirava la medesima passione, interessi in comune, persone non banali, culturalmente aperte, almeno così sembrava a Laura.

Poi cominciò e fu il silenzio: tutti in trepida attesa, con la speranza di sentire il proprio nome citato dal giornalista che presentava la manifestazione. Iniziò a leggere, lentamente, uno dopo l’altro, i 50 migliori testi, mentre tra il pubblico qualcuno chiudeva gli occhi felice, oppure saltava sulla poltrona, incredulo di essere stato chiamato. Gli altri sembravano contare quanti nomi erano stati formulati per capire quante possibilità avessero ancora di rientrare. Il giornalista stava terminando la lista, Laura era agitata, ci teneva, e molto, ora doveva ammetterlo, voleva che quel tizio dicesse: “ASIA”.

Invece nulla, terminata la lettura dei migliori, fu chiamato il vincitore. Era un uomo di mezza età, un uomo distinto ed elegante; fu premiato con una targa, lesse un primo paragrafo del suo romanzo (che sarebbe stato pubblicato dalla casa editrice in cima a tutti gli altri 50) e ricevette molti applausi.

La tensione si allentò nella sala, e Laura si lasciò andare sulla poltrona, sconfortata, e stanca, pronta a tornare a casa dopo quella giornata emozionante. Il giornalista però, disse che prima di chiudere la manifestazione, la giuria aveva deciso di aggiungere, come ogni anno, un premio speciale, uno tra gli esclusi, una citazione speciale ad un testo particolarmente piaciuto...

Si, si,  davvero, disse: “ASIA”.

Lo disse, e lo ripetè, perché lei non si riusciva a muoversi, allora si alzò, il tempo di incrociare il suo sguardo con qualcuno che la fissava intensamente, il suo capo, che stava sorridendo e la prese in giro battendosi la mano contro la testa, a significare che quel contatto le aveva portato fortuna. Andò sul palco, le chiesero di leggere l'inizio del suo romanzo e lei, con voce tremante,iniziò:

“La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suono. Erano le 5.30 e la sua camera da letto fu inondata da una luce dorata....

 

Daniela Gemelli

 

*Incipit tratto da Marc Levy, Se solo fosse vero