Basilicata coast to coast

All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto.

Quando Maria ogni mattina raggiungeva questo crocevia non riusciva a fare a meno di fermarsi.

Capelli corvini raccolti sempre sulla nuca, figura alta e sottile, occhi scuri un po' malinconici, la ragazza poteva essere definita un'autentica bellezza. Neppure l'abbigliamento sportivo e quasi maschile riusciva a nascondere la sua innata eleganza e la sua sensualità. Anche quel giorno, arrivata presso l'incrocio, Maria, che si stava recando al lavoro, si fermò e iniziò a sognare.

Guardando la via che si dirigeva verso il mare immaginò di vedere le onde increspate e le sembrò per un attimo di annusarne il pungente profumo salmastro. Era veramente un gioco di pura fantasia, perché per lei l'opportunità di andare al mare non si era mai presentata. Anche quel viottolo con l'indicazione “senza uscita” riusciva, come al solito, a far galoppare a pieno ritmo la sua immaginazione. Lo vedeva come la strada d'ingresso di un grande maniero abbandonato. Fantasticava di camminare, quasi a passi di danza, nelle sale e nei corridoi sconfinati di quel castello, abbigliata da gran dama. Purtroppo il passare del tempo la ricondusse inevitabilmente alla dura realtà. Doveva sbrigarsi se non voleva perdere il passaggio dell'unico mezzo di trasporto che l'avrebbe condotta al luogo di lavoro. Sospirando, chinò la testa ed imboccò la strada in direzione della città. Certo non era facile affrontare quel tragitto ogni giorno: camminare per più di un'ora lungo sentieri impervi ed in inverno spesso innevati, rappresentava un'ardua prova anche per la sua volontà di ferro e il suo fisico allenato. Però Maria sapeva che non era il caso di commiserarsi: era già una vera fortuna non far parte della schiera di disoccupati che affollava la sua terra, la Basilicata. Con passo rapido, superò agilmente l'ultima curva che la separava dalla fermata dell'autobus.

- Ciao Maria, fa un bel freddino questa mattina! – la salutò allegramente il conducente, un giovane riccioluto che aveva fatto di tutto per farle capire il suo interesse, senza ottenere però alcun risultato. - Devo impegnarmi per costruirmi un futuro, altro che dar retta ai corteggiatori! – si diceva la ragazza con il grande senso di responsabilità che la caratterizzava.

Poco dopo, con il naso schiacciato contro il finestrino appannato dal gelo, Maria vide apparire i primi caseggiati della periferia di Potenza che interrompevano la monotonia del paesaggio.

Uno di questi, verso cui si dirigeva una moltitudine di persone, era la fabbrica in cui lavorava.

Il sibilo della sirena vibrò scuotendo l'aria immobile del primo mattino. Quel suono sembrava contenere qualcosa di sacro e di solenne che obbligava tutti coloro che lo udivano a fermarsi per un attimo, in segno di rispetto di quanti stavano iniziando una faticosa giornata di lavoro. Maria timbrò il cartellino e si diresse veloce e sicura verso la propria postazione. La sua bellezza altera non passava inosservata neanche in quel luogo, ma la ragazza, nella sua semplicità, pareva non rendersene conto. Cominciò a lavorare con l'impegno di sempre anche se le sue mansioni non erano di certo gratificanti: doveva controllare gli stampi in cui si raccoglievano gli ingredienti per la preparazione di biscotti tipici della sua regione, gli ”scalzoncelli”, ormai prodotti anche su scala industriale. Per ottenere il massimo della concentrazione Maria metteva a tacere pensieri ed emozioni.

- Mi trasformo per alcune ore in un robot – diceva sorridendo agli amici quando, incuriositi, le rivolgevano domande sul suo lavoro.

Proprio in uno di quei momenti in cui sembrava aver messo a dormire la sua anima, si sentì toccare sulla spalla. Si girò infastidita: chi si permetteva di disturbarla quando era in piena attività?

Si trattava del caporeparto

- Maria sei desiderata nell'ufficio del personale. – le annunciò – Non preoccuparti, ti sostituirò io durante la tua assenza.

La giovane di alzò e si diresse verso la direzione in preda all'ansia.

- Cosa avrò fatto di male, mi vorranno licenziare? – pensava – Eppure mi pare di dedicarmi al lavoro con la massima dedizione!

Bussò alla porta con il cuore in gola per l'emozione. Il direttore la salutò con un'espressione rassicurante.

- Maria è arrivata una raccomandata per te, forse non conoscevano il tuo indirizzo di casa. Salutami tua mamma.

La congedò distrattamente, con lo sguardo già rivolto verso le pile di pratiche che ingombravano la scrivania.

Il resto della mattinata fu per la ragazza una vera tortura. Aveva intenzione di leggere il contenuto del messaggio con calma, durante la pausa pranzo, ma la curiosità e l'agitazione per quell'avvenimento inconsueto le impedivano di lavorare con l'attenzione di sempre. Per ben due volte le sfuggì il controllo dei macchinari e solo all’ultimo momento riuscì a salvare la situazione. Finalmente giunse l'ora tanto agognata. Maria s'infilò nella toilette e dopo aver girato la chiave, aprì la busta con mani nervose. Lesse e rilesse il testo con incredulità:

“La Signorina Maria Corti é convocata per un provino a Cinecittà, R.S.V.P.”

Si trattava forse di uno scherzo? Eppure il timbro di provenienza era quello della capitale!

Appena cessato il turno, dopo ore che le sembrarono interminabili, la ragazza si precipitò fuori dalla fabbrica, raggiunse di corsa una cabina telefonica e compose febbrilmente il numero indicato. Una voce femminile, estremamente gentile, le rispose quasi subito.

- Sì signorina, il regista desidera un appuntamento con lei per un provino. Le andrebbe bene giovedì prossimo alle 11?

Sull'ingresso di Cinecittà si leggeva “La Fabbrica dei sogni”. Dopo aver varcato la soglia, Maria si rese subito conto di quanto fosse veritiera la definizione di quel luogo, coniata dal grande Federico Fellini. La visione che le si parò davanti era irreale e piena di suggestione: scenari di Roma antica e ricostruzioni degli ambienti del vecchio West. La ragazza si lasciò trascinare dalla fantasia: chissà quante storie piene di sentimenti, drammi ed avventure si erano svolte là dove stava avanzando con passi incerti. Altro che Fabbrica dei sogni, la stessa atmosfera che la circondava era già di per sé un sogno! S'incamminò nel viale che fiancheggiava gli Studios: 12, 13, 14, la fanciulla lesse con trepidazione le numerazioni stampate sui capannoni. Vide comparire il numero 15, era arrivata finalmente! Entrò con una certa trepidazione e si accostò al banco della segreteria. La signorina l'accolse con un grande sorriso e, dopo averle chiesto i dati anagrafici, la invitò ad accomodarsi. Maria avrebbe voluto avere chiarimenti su come avevano ottenuto il suo nominativo, ma le parole le si bloccarono in gola. Si guardò attorno e fu colta da una crisi d'inadeguatezza: davanti a lei erano sedute una decina di ragazze bellissime, estremamente truccate e fasciate in abbigliamenti provocanti. Si convinse ancora di più che doveva trattarsi di un equivoco. Vestita con una gonna a pieghe ed una semplice camicetta, Maria si sentiva la donna sbagliata nel luogo sbagliato. La voce della segretaria, che le annunciò il suo turno, la sottrasse al corso dei suoi pensieri. Entrò nella sala prove con le guance infuocate. Il regista la salutò con gentilezza e le diede in mano il copione. Si trattava di un monologo struggente: parlava di una giovane che diceva addio al fidanzato in quanto il loro amore era impossibile. Maria iniziò a leggere il testo ed avvenne il miracolo: man mano che le parole scorrevano sotto i suoi occhi, la ragazza si dimenticò di tutto quello che la circondava. Si sentì libera e, recitando, riuscì ad esprimere sé stessa come non le era mai capitato. S'immedesimò talmente nella parte, che gli occhi le si riempirono di lacrime. Quando terminò ci fu un momento di silenzio generale. Dopodiché il regista la congedò con un banale “Grazie signorina, le faremo sapere”.

Maria tornò a casa dell'amica che l'aveva ospitata, ma la sua tristezza non passò inosservata.

- Che cos'hai? Non è andato bene il colloquio di lavoro? – chiese la ragazza che era all'oscuro di tutto.

Maria sistemò i bagagli e si diresse verso la Stazione Termini. Mentre stava per salire sul treno, il cellulare, che aveva comprato per l'occasione, squillò.

- La signorina Corti? – chiese una voce maschile

- Si – rispose Maria con un filo di voce.

- Nel caso fosse sempre a Roma – continuò l'uomo – il regista desidera incontrarla domani per definire il contratto.

- Quale contratto? – urlò la ragazza spaventata.

- Il contratto per il prossimo film, il regista la vorrebbe come interprete principale.

Il film era ambientato in Basilicata. Questa coincidenza aveva permesso a Maria di non subire un distacco troppo traumatico dalla sua terra. Soprattutto le aveva dato modo di rendere meno dolorosa la separazione dalla madre. La donna, una signora molto all'antica, era inorridita all'idea che l'unica figlia potesse lavorare nell'ambiente del cinema.

- C'é tanta corruzione nel mondo dello spettacolo – aveva detto con tono preoccupato alla figlia nel tentativo di dissuaderla a intraprendere una tale avventura.

La pellicola era la storia di un gruppo di musicisti che dovevano attraversare la regione da costa a costa, per raggiungere una nota località balneare dove si sarebbero dovuti esibire in concerto. Quel viaggio aveva dato modo alla giovane di vedere con occhi diversi i suoi luoghi natii. Quante bellezze possedeva la Basilicata! Maria non si stancava di ammirare la varietà dei paesaggi e pensava, che per colpa del suo lavoro, non aveva mai potuto apprezzarne le qualità.

Se normalmente il mondo dello spettacolo cambia le persone, con lei successe assolutamente il contrario. La semplicità, la naturalezza e la disponibilità che la caratterizzavano, avevano contribuito a rendere veramente piacevoli e leggere anche le giornate più impegnative. Un suo collega, un noto attore, era letteralmente affascinato da lei e con la complicità delle splendide notti stellate, nacque tra loro un tenero sentimento.

L'uscita del film fu un grande successo, tutti cercavano e volevano intervistare lo splendido “Cigno nero”. Maria infatti era stata soprannominata così perché in lei i colori tipici della bellezza mediterranea si accompagnavano ad un’innata eleganza e ad un temperamento fiero.

Una sera il fidanzato la raggiunse nel grazioso appartamento che aveva affittato nel centro di Roma. - Ciao Maria, ti porto delle belle notizie. – le disse baciandola sui capelli.

- Perché cosa succede? – chiese con dolcezza la fanciulla.

- Ti offrono la possibilità di essere la protagonista di un calendario! – esclamò il giovane raggiante – Il compenso sarà favoloso!

- Da quello che so in un calendario si deve posare senza veli – rispose la ragazza già sulle difensive.

- Che vuoi che sia, é una cosa assolutamente normale nel nostro lavoro!

- Mi sembrava di essere stata chiara – continuò Maria – Mi piace recitare, ma non ho intenzione di effettuare operazioni commerciali.

- Proprio perché so che sei così “bacchettona” ho dato io il consenso al tuo posto. Ho già preso appuntamento con il fotografo per domani. Pensa Maria con i guadagni, potrò produrre io stesso un film e tu sarai la mia musa! – esclamò cercando di abbracciarla.

Maria si divincolò e reagì con durezza

- Come ti sei permesso di prendere una decisione per me e poi io non sono il mezzo per realizzare a qualunque costo i tuoi progetti!

- Sei rimasta una ragazzina sognatrice ed ingenua, rozza e chiusa di mentalità come gli abitanti della tua terra – disse il ragazzo con disprezzo e se ne andò sbattendo la porta.

Lei si gettò sul divano e scoppiò a piangere per la rabbia e il dispiacere.

La primavera era nell’aria. Maria si arrestò a contemplare la palla di fuoco che l’orizzonte stava ingoiando: si poteva avvertire un profumo leggero e tutto in città sembrava invitare al rinnovamento e a scrollarsi di dosso ogni tipo di preoccupazione. Ma la ragazza non riusciva a partecipare a quell’atmosfera gioiosa: da un po’ di tempo a questa parte era stranamente triste e pensierosa. La rottura con il fidanzato contribuiva sicuramente a questo stato d’animo. Fino a quel momento Maria non aveva vissuto storie importanti e si era gettata in quel sentimento con il massimo trasporto. La delusione era stata cocente anche per la dolorosa sensazione di essere stata strumentalizzata. Rientrò a casa dopo aver camminato a lungo. Il percorrere ogni giorno chilometri a piedi era un’abitudine che non aveva mai abbandonato: preferiva alzarsi molto presto per avere il tempo sufficiente per recarsi al lavoro a piedi.

Si sedette ed iniziò a leggere il copione del nuovo film che le avevano proposto. Era una storia che le calzava a pennello: parlava di una giovane italiana immigrata negli Stati Uniti, che nonostante le mille difficoltà incontrate, riusciva sempre a rimanere fedele a sé stessa. Maria si fece coinvolgere dalla trama e per un attimo ebbe l’impressione di stare già recitando. Con un sospiro alzò la testa ed iniziò a riflettere. Difficilmente quella storia avrebbe potuto essere riferita alla sua vita: non era ancora affermata professionalmente e il suo futuro come attrice si prospettava pieno d’incognite. Guardò l’orologio e si rese conto che si era fatto tardi: doveva prepararsi per andare alla festa che era stata organizzata in suo onore prima della partenza per l’America.

Il campanello suonò: quando aprì la porta, vide, con grande stupore, che si trattava del regista con il quale era in procinto di girare il film.

- Ciao Maria – la salutò l’uomo, un signore decisamente affascinante sulla quarantina – Ho pensato di venire per darti un passaggio, forse per oggi hai già camminato abbastanza.

- Veramente devo ancora vestirmi e pensavo prima di fare una doccia - rispose Maria un po’ a disagio

- Non preoccuparti – le disse l’uomo - fai con comodo, abbiamo tutto il tempo che vogliamo.

La ragazza si diresse verso la camera, prese l’accappatoio e si avviò verso il bagno. L’uomo le sbarrò la strada.

- Posso mettertelo io? – le domandò con voce seducente.

La ragazza indietreggiò.

- Desidero recitare nel suo film – gridò con voce piena di stizza – ma questo non significa che debba per forza diventare la sua amante.

Il regista la guardò con aria di sufficienza.

- Ragazzina, con questa alterigia non andrai lontano. – le sussurrò.

Poi guardando l’ora aggiunse:

- È presto, forse alla festa ci puoi andare anche da sola. Ci vediamo dopo.

La ragazza con il cuore che le batteva ancora a mille per la rabbia, telefonò a un’amica.

- Per favore, avverti gli altri che stasera non verrò, non mi sento molto bene.

Maria si coricò quasi subito, ma non riuscì a chiudere occhio tutta notte per l’agitazione. Il mattino seguente, telefonò subito alla segretaria del regista.

- Ho deciso di sciogliere il contratto, me ne torno a casa. – annunciò con un tono che non ammetteva repliche.

La nebbiolina delle prime ore del mattino, si stendeva come un velo sulle colline circostanti. Man mano che il sole si alzava nel cielo, la foschia scompariva lasciando emergere il paesaggio in tutta la sua severa imponenza. Maria indugiò ancora per un attimo ad osservare la rugiada che faceva brillare gli esili fili d'erba nel prato e, subito dopo, si avviò verso il caseggiato alle sue spalle.

Il casale in pietra, che aveva rilevato trasformandolo in Agriturismo, emanava un senso di sicurezza e di tranquillità.

- Benvenuta Maria – pareva dirle – siamo tutti felici che tu abbia scelto di ritornare alle origini.

La fanciulla non si era pentita nemmeno per un momento di avere interrotto sul nascere la sua brillante carriera nel mondo dello spettacolo. Il prezzo che avrebbe dovuto pagare per andare avanti, si presentava troppo alto: facendo l’attrice difficilmente sarebbe riuscita a salvaguardare la sua privacy e a rimanere coerente con la sua vera essenza. Dell'avventura vissuta, aveva trattenuto dentro di sé solo le cose positive. Entrare nella profondità dell’anima di un'altra persona per poter rendere verosimile la recitazione era un'esperienza formidabile e, Maria, nella sua concretezza, stava pensando a come avrebbe potuto trasferire ciò nella sua nuova realtà. L'attività alberghiera che aveva avviato, si stava prefigurando come un grande successo, ma se ci avesse abbinato anche un breve corso di recitazione, l'accoppiata avrebbe potuto risultare vincente.

Infatti molti dei turisti che venivano a trascorrere le loro vacanze nel Parco della Murgia o a visitare Matera, non resistevano al richiamo di trattenersi qualche giorno nell'accogliente struttura, anche solo per vedere da vicino il famoso “Cigno Nero”, la fanciulla che aveva attraversato come una meteora il mondo del cinema, per poi dileguarsi nel nulla.

- Buongiorno! Hai dormito bene stanotte? – domandò in tono squillante all’anziana madre che si accingeva a preparare le colazioni per i clienti.

- Mi sembra un sogno Maria, non ci posso ancora credere! – rispose la signora con una sfumatura di commozione nella voce.

La ragazza stava provando anche questa grande soddisfazione: era riuscita nell'intento di donare ai suoi cari una dimensione di vita più umana.

- In fondo il denaro serve proprio a questo – si disse – Non si deve usare per inseguire inutili consumi ed abbandonarsi a sciocchi esibizionismi, ma per condurre una vita più libera e per rendere felici le persone care.

Soddisfatta si guardò attorno: non rimpiangeva per nulla la città perché aveva capito che solo il contatto con la natura poteva regalarle quella serenità che tanto desiderava.

Udì un lungo fischio e si girò già sapendo chi l'aveva emesso. Un bel giovane alto e abbronzato la salutò con la mano: era il conducente del vecchio bus con cui si recava al lavoro che, nel tempo libero, veniva ad aiutarla. Maria lo osservò nel chiarore luminoso del mattino: era proprio carino e aveva un sorriso che gli faceva brillare l'intero volto. Un giorno forse chissà...

 

Cristina Manuli