Danza di colori

“All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto.”

Durante la pausa pranzo aveva letto questa frase in un racconto e non riusciva a non pensarci.

Lei aveva percorso sempre strade con una destinazione precisa. Fin da piccola le era stato richiesto un comportamento responsabile e le decisioni importanti della sua vita avevano tenuto conto prima delle esigenze della famiglia e poi del fidanzato.

Quel pomeriggio all’uscita dal lavoro si chiedeva se lei “come persona” esistesse davvero. Sì, perché esistere significa avere una volontà, dei desideri propri, delle emozioni libere, una personalità. Chi esiste veramente non deve sempre dire di si, ma deve anche saper dire di no: lei l’aveva mai fatto?

Cecilia aveva trent’anni, ed era una giovane donna carina e simpatica, sempre molto curata nel vestire. Di carattere aperto e socievole, aveva una gran voglia di chiacchierare e di ascoltare, era insomma una persona solare. Lavorava come impiegata presso un’azienda e aveva frequentato un Istituto Tecnico per il commercio, perché i suoi genitori l’avevano spinta a farlo.

- Con un diploma da ragioniere è più facile trovare un lavoro. – le ripetevano sempre

Lei, in realtà, avrebbe voluto fare la maestra, adorava i bambini.

Si era fidanzata molto giovane con un bravo ragazzo e spesso gli parlava del suo desiderio di avere un figlio e altrettanto spesso lui le elencava una serie di motivi per i quali era necessario aspettare: la mancanza di un lavoro sicuro, la necessità di acquistare una casa e la possibilità per lui di fare carriera.

Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si rese conto che si stava allontanando dalla strada di casa. Senza volerlo si ritrovò alla stazione, proprio mentre un autobus stava partendo. D’istinto si diresse alla biglietteria.

- Un biglietto per l’autobus in partenza per favore. – chiese

- Ecco a lei signorina – le rispose l’impiegato porgendole il biglietto – Sono trentacinque euro… e faccia buon viaggio

Cecilia salì sull’autobus e spense il cellulare. A quell’ora avrebbe dovuto essere già a casa.

Gli ultimi passeggeri si stavano accomodando e Cecilia pensò che non avrebbe trascorso la notte a casa: ormai era pomeriggio inoltrato e stava partendo verso una destinazione sconosciuta. Rallegrata da questo pensiero, si abbandonò sul sedile e aspettò che l’autobus si muovesse. Accanto a lei s’accomodò una signora che aveva tanta voglia di fare amicizia. Le raccontò che tornava a casa dopo aver trascorso una breve vacanza dalla figlia e le mostrò, piena d’orgoglio, il cellulare con le fotografie dei suoi nipotini. Avrebbe voluto vedere più spesso i suoi cari, ma viveva lontano, in una grande casa con un giardino molto bello che necessitava di cure continue ed era anche molto impegnata con il suo lavoro.

- Sono una pittrice – le confidò – e passo molte ore al giorno dipingendo i miei quadri.

Il tempo trascorse molto velocemente e quando giunsero al capolinea era già buio.

La signora, si era accorta che la sua nuova amica non aveva voglia di parlare di sé.

- Si tratterrà in paese? – le chiese solamente salutandola – Le lascio il mio numero di cellulare, così può chiamarmi se ha bisogno di qualcosa.

Appena rimasta sola Cecilia ebbe un attimo di smarrimento: sapeva a mala pena dove si trovava e aveva pochi soldi.

- Che avranno pensato a casa non vedendomi arrivare? – si chiese

Accese il cellulare: sua madre e il suo fidanzato l’avevano cercata.

Chiamò a casa: la mamma era furiosa e lei per tranquillizzarla si inventò che avrebbe passato la notte da Sarah, una sua cara amica. Cecilia iniziava ad essere affamata, era stata una giornata insolita ed elettrizzante. Aveva assolutamente bisogno di tre cose: un bancomat per ritirare dei soldi, un albergo per passare la notte e, prima di tutto, un ristorante dove mangiare. Ne trovò uno non molto distante dal capolinea degli autobus. Mangiò bene e spese poco, si sentiva davvero soddisfatta. Dopo cena chiese al proprietario se conosceva una pensione con dei prezzi modici.

- E’ fortunata signorina. – le rispose – Subito dietro l’angolo c’è la pensione “Perla”, che sicuramente avrà delle stanze disponibili in questa stagione.

Mentre usciva dal ristorante vide sul bancone una pubblicità: era stato indetto un concorso di pittura. Era troppo stanca per leggere attentamente, lo avrebbe fatto la mattina appena sveglia e avrebbe anche dovuto telefonare al responsabile del personale per avvisarlo che non sarebbe andata a lavoro. Ma adesso voleva solo riposare, così si diresse verso la pensione Perla dove trascorse la notte.

La mattina si svegliò di buonora, era molto emozionata di trovarsi in una città sconosciuta, da sola. Si fece una doccia e quando scese per fare colazione prese la pubblicità del concorso e la mise in borsa: l’avrebbe letta più tardi.

L’albergo non aveva molti ospiti, c’erano solo una coppia di sposi in viaggio di nozze e due ragazze che la incuriosirono subito. Rientravano da una vacanza ed avevano, più o meno, la sua età, ma sembravano molto più libere e spensierate di lei.

Si mise al tavolo accanto al loro e cominciò a leggere la pubblicità del concorso.

- Ciao, mi chiamo Laura – le disse una delle due ragazze – Ieri sera, quando siamo arrivate, ho visto il manifesto che stai leggendo e mi ha molto incuriosito. Hanno indetto un concorso di pittura aperto a tutti e possono partecipare opere realizzate con qualsiasi tecnica, basta che rappresentino uno stato d’animo. Non mi sono mai cimentata sul serio nella pittura, ma a scuola mi piaceva tanto disegnare. Chissà potrei provare!

- Ti ricordo che dopodomani dobbiamo essere a casa – intervenne la sua compagna – quindi, per questa volta, non potrai realizzare il tuo sogno nel cassetto. E tu? – disse rivolgendosi a Cecilia – Ti ho visto molto assorta nella lettura. Hai intenzione di partecipare?

- Penso di si! Ho preso qualche giorno di ferie per staccare dal solito tran tran e sono sicura che impegnarmi in questo concorso mi servirebbe come distrazione.

- Quindi hai intenzione di rimanere in città? – le chiese

- Penso proprio di si – rispose Cecilia.

Si salutarono perché le due amiche dovevano prendere il treno per rientrare a casa.

Cecilia prenotò per l’intera settimana la stanza che occupava. Si rammentò che la signora che aveva conosciuto durante il viaggio era una pittrice: forse la poteva aiutare in quel progetto.

Prese il cellulare e compose il numero della sua nuova amica.

- Buongiorno! – esordì Cecilia – Sono la ragazza dell’autobus e ho deciso di restare in città per qualche giorno. Se non la disturbo mi piacerebbe farle una visita.

- Sono felicissima! – rispose la signora – Ti rivedrò volentieri.

E le spiegò la strada per arrivare al suo casolare.

Cecilia suonò il campanello e Vanda, la sua nuova amica, le aprì e la fece accomodare in cucina. All’inizio la conversazione stentava a decollare, ma, in poco tempo, l’atmosfera si fece familiare: sembrava che le due donne si conoscessero da sempre. Cecilia superò la sua timidezza e raccontò a Vanda le sensazioni che provava.

- Da un po’ di tempo mi sembra di avere un nodo che mi stringe la gola – disse – e qualsiasi decisione, anche la più semplice, mi pesa come un macigno. Ho riflettuto tanto sul perché di questo stato d’animo e penso che sia dovuto alla mia mancanza di autonomia. Prendere l’autobus per venire qui ed iscrivermi al concorso di pittura sono le prime scelte che ho fatto senza sentirmi obbligata di consultare qualcuno.

- Bene! – rispose Vanda – Sono contenta che tu abbia pensato a me, ti aiuto volentieri. Dipingere è la mia passione e potertela trasmettere mi rende felice. Hai già pensato a cosa dipingerai?

- Veramente no – rispose Cecilia – e non ho nemmeno idea di come si fa ad iscriversi!

- Non ci sono problemi. All’iscrizione ci penso io e per l’ispirazione ti do un consiglio: dietro la mia casa c’è una strada che passa attraverso il bosco e quando ho bisogno di trovare delle risposte è la mia consigliera. Ha un potere terapeutico per l’anima.

Cecilia seguì il consiglio e s’incamminò. Subito si accorse che era veramente una bella passeggiata. Gli alberi altissimi sembravano proteggere i viandanti e ai lati del sentiero s’incontravano piccoli spiazzi dove, nei punti in cui il sole riusciva a filtrare tra le alte fronde, c’erano cespugli di viole. Poco più avanti si fermò ad osservare uno spettacolo davvero singolare: tante farfalle colorate, dopo aver danzato sulle violette, si libravano verso la luce. Quell’immagine l’accompagnò fino alla casa dell’amica. Descrisse a Vanda quello che aveva visto e aggiunse che sarebbe stato il tema del suo dipinto. Alla pittrice piacque l’idea: l’indomani Cecilia avrebbe cominciato la sua opera.

- Avevi lasciato in casa la tua borsa – le disse sorridendo – e mentre eri fuori hai ricevuto diverse chiamate: la tua mamma, alla quale ho spiegato tutto, il tuo fidanzato e una tua collega di lavoro, alla quale ho detto che eri ammalata e che non potevi rispondere. Adesso andiamo ad acquistare il necessario per il tuo lavoro.

La prese sottobraccio e s’incamminarono verso la città.

- Per il soggetto che vuoi rappresentare – disse Vanda mentre camminavano – la tecnica con colori a olio secondo me è la migliore. Sicuramente non è la più semplice, specialmente per una principiante, ma permette di creare le sfumature più belle.

- Tu sei l’esperta e mi fido di te – rispose Cecilia senza pensarci un attimo

Giunsero in città e gli acquisti si protrassero per tutto il pomeriggio. Cecilia si sentiva felice e si divertiva tantissimo e quando si salutarono promise che alle otto in punto sarebbe stata al casolare. La mattina successiva, appena arrivata, la sua amica le offrì un bel bicchiere di latte fresco e la fece accomodare nel suo studio.

- Per prima cosa – le spiegò Vanda – devi disegnare il soggetto su questo foglio, poi ti dirò come trasferirlo sulla tela.

Cecilia disegnò varie volte l’immagine che aveva in mente, ma non era contenta del risultato e ogni tanto si scoraggiava. Fortunatamente Vanda, con i suoi buoni consigli, l’aiutava ad andare avanti e finalmente a tarda sera il disegno era terminato: sia l’allieva che l’insegnante erano molto soddisfatte. Avevano tempo fino a venerdì pomeriggio per la consegna del dipinto e la domenica ci sarebbe stata la mostra e la premiazione.

L’indomani il disegno fu riportato sulla tela e Cecilia iniziò a dipingere. Si rese conto di avere poco tempo e così lavorò fino a notte fonda e rimase a dormire al casolare. Mentre dipingeva si sentiva felice e il famoso nodo alla gola, che l’aveva fatta scappare, era ormai scomparso. Il giorno successivo doveva terminare il suo lavoro e consegnarlo agli organizzatori. Si svegliò all’alba, aveva dormito pochissimo, ma non sentiva la stanchezza, anzi era quasi euforica. Nel primo pomeriggio terminò il quadro e chiamò Vanda per mostrarglielo.

- Che ne pensi? – le chiese

- E’ veramente molto bello! – esclamò l’amica abbracciandola – Però prima di consegnarlo dobbiamo dargli un titolo.

- Che ne dici di “Danza di colori”?

Vanda annuì sorridendo.

Avvolsero il quadro nella carta da pacchi e andarono a consegnarlo.

Finalmente arrivò la domenica della mostra.

Cecilia, appena sveglia, s’affacciò alla finestra dell’albergo e vide uno spettacolo singolare: sui muri delle case erano stati appesi i quadri del concorso. Si vestì velocemente ed uscì piena di curiosità. Dopo aver fatto un giro in centro, si recò da Vanda, che l’accolse come sempre con un sorriso.

- Non ti avevo spiegato – le disse – che quando il tempo è bello l’esposizione si svolge all’aperto e come hai potuto vedere tutta la città è in festa!

- Si! Stamattina, appena ho aperto la finestra ho visto tutta la via addobbata con i quadri – rispose Cecilia – e non credevo ai miei occhi! Mi sono vestita velocemente e sono andata a cercare il mio e quando l’ho finalmente trovato – sospirò – mi sono sentita orgogliosa di me stessa. Ora vestiti e andiamo, in due è più divertente curiosare!

Fra un pettegolezzo e una risata arrivò il momento della premiazione. Cecilia stava in disparte con Vanda ed entrambe erano curiose di sapere se avevano fatto delle giuste valutazioni.

Il primo premio fu vinto da un vecchio amico della pittrice, il secondo dall’insegnante di disegno del Liceo della città e al terzo posto ci fu un ex aequo tra due opere: “Notte d’inverno” e “Danza di colori”. Cecilia si sentì sul punto di svenire e quando fu chiamata sul palco per la premiazione, aveva gli occhi pieni di lacrime: era molto emozionata e le sembrava un sogno. Ritirò il premio e raggiunse l’amica. Tra complimenti e chiacchiere, la serata passò in un attimo e l’unica nota stonata in quell’atmosfera magica era, che l’indomani, Cecilia sarebbe tornata a casa.

La mattina, giunta alla stazione degli autobus, la ragazza trovò Vanda che l’aspettava e rimase molto sorpresa, visto che si erano salutate la sera precedente.

L’amica l’abbracciò.

- Ieri sera – le sussurrò – eravamo troppo stanche e mi sono dimenticata di rammentarti una frase che mi ripeteva sempre mia nonna: quando dovrai prendere una decisione importante, fermati un attimo e ascolta il tuo cuore, sarà lui ad indicarti la via giusta da seguire.

Cecilia salì sull’autobus: non si era mai sentita tanto felice.

 

Stefania Bicci