Eroe per caso

Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di un telefono nel cuore della notte e la voce all’apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui.

All’inizio Luca non gli aveva attribuito alcuna importanza.

- Quante persone distratte ci sono! Bisognerebbe prestare un po’ più di attenzione quando si telefona, specialmente a un’ora così tarda!

Ma il fastidioso episodio si era continuamente ripetuto, lasciando nell’animo di Luca un sentimento d’inquietudine che ben presto si trasformò in un senso di profonda angoscia.

Per un po’ aveva staccato il telefono prima di coricarsi, ma poi aveva cessato di farlo, perché gli sembrava vile arrendersi al ricatto di uno sconosciuto: la vigliaccheria, del resto, non faceva parte del suo temperamento.

Il ragazzo si guardò allo specchio: l’immagine riflessa era decisamente attraente. Copiosi riccioli castano chiaro gli incorniciavano il volto abbronzato, quadrato, che indicava un temperamento volitivo e il suo sguardo, franco e diretto, esprimeva fiducia ed ottimismo.

Luca iniziò a vestirsi: era inutile tentare di dormire ancora, anche quella notte l’aveva trascorsa quasi completamente insonne in attesa della telefonata che non era arrivata. Lo innervosiva il pensare quanto potere aveva su di lui quel maledetto sconosciuto con il solo trillo dell’apparecchio telefonico.

Uscì di casa e respirò a pieni polmoni: l’aria era tersa e mite in quella giornata di marzo. Guardò verso la valle e scorse il manto di mandorli in fiore la cui bellezza veniva offuscata dalle abitazioni abusive lasciate incomplete.

Quante contraddizioni presentava la sua amata terra! Per viverci aveva dovuto imparare, fin da piccolo, a contrastare la legge del più forte, cosa che gli era risultata piuttosto facile perché possedeva, nel suo intimo, un profondo senso di giustizia. La mente corse veloce al periodo della scuola: quanti compagni più deboli aveva difeso! Specialmente le bimbe, oggetto di scherzi volgari da parte di amici imbevuti di una cultura maschilista.

Ma aiutare suo padre gli sembrava un’impresa impossibile. Quando lo vedeva impotente davanti ai signori che gli chiedevano regolarmente il “pizzo”, avrebbe voluto reagire e prenderli per la collottola, ma poi incontrava sempre lo sguardo supplichevole del genitore che lo invitava a trattenersi.

- Luca non fare sciocchezze, quelli non scherzano e hanno la pistola facile!

Anche quel mattino il giovane si recò verso il luogo di lavoro pieno di energie, ma con il cuore colmo di tristi presagi, facendo a due a due di corsa gli alti gradini che lo separavano dalla valle dei Templi.

Con che piacere ammirava ogni volta quella candida oasi di edifici antichi, circondati dalla natura arida! Il suo sguardo si spostò veloce sui cumuli di spazzatura abbandonati sul ciglio della strada: constatare come i suoi concittadini fossero poco rispettosi dell’ambiente era una cosa che lo angustiava profondamente.

- S’impegnano al massimo per rovinare l’incanto del nostro paese, anche i corsi tenuti dai volontari la scorsa estate non sembrano essere serviti a un granché.

Continuò la strada fischiettando, ma degli strani rumori alle sue spalle lo fecero arrestare: si voltò  e rimase paralizzato dalla sorpresa. Uno dei grossi sacchi che aveva guardato con riprovazione poco prima, aveva iniziato a muoversi, come se all’interno ci fosse rinchiuso un essere vivente.

- Vuoi vedere che hanno buttato un animale nella pattumiera? In questo posto non si sa mai cosa aspettarsi!

Si avvicinò per capire meglio, ma fatti pochi passi, si fermò di nuovo: il sacco si era, ad un tratto, misteriosamente aperto e proiettava un lungo raggio di luce dorata verso il cielo.

Luca si asciugò il sudore della fronte: iniziava veramente ad avere paura!

Una figura umana apparve lentamente: lo strano essere era abbigliato con una lunga veste chiara, impugnava una spada e calzava un elmetto da guerra.

- Sei lo spirito di un guerriero dell’antichità? – chiese il giovane sempre più terrorizzato – Forse sono morto senza rendermene conto

- No Luca non sei morto: io sono il coraggio e voglio sostenerti nella tua difficile esistenza. Chi  cammina con me imbocca spesso una via più impervia e solitaria, ma che conduce sempre dritta e rapida alla meta

- Certe volte mi manchi – rispose il ragazzo pensieroso – ma ti assicuro che non è facile avere a che fare con certi loschi individui.

- D’ora in poi non ti abbandonerò più e resterò sempre al tuo fianco

E come per sottolineare la frase brandì in alto la sua arma.

Luca avrebbe voluto rispondere, ma le parole gli rimasero soffocate in gola.

La visione si era dileguata in un istante e, al posto di quella strana figura, era rimasto solo uno stormo di uccellini che intonava una dolce melodia.

Il giovane rimase a riflettere alcuni secondi e, ancora un po’ stordito, riprese la strada che lo conduceva all’azienda paterna.

Appena arrivato in ufficio, Luca scorse il padre con un’espressione cupa in viso che contrastava stranamente con la limpida atmosfera della giornata.

- Cosa succede papà? – chiese con un tono che esprimeva profonda preoccupazione.

- Ci avviciniamo a fine mese – rispose l’anziano genitore sospirando – e i nostri amici hanno telefonato, preannunciando che passeranno uno dei prossimi giorni.

Il giovane sentì montare dentro di sé rabbia e un senso d’impotenza, ma non ebbe modo di esprimere la sua opinione, perché udì alle spalle una voce conosciuta.

- Che facce da funerale! Perché siete tanto tristi in un giorno così luminoso? – e Francesco, un ragazzo moro e un po’ tarchiato, completò la frase indicando il cielo color indaco.

Era il miglior amico di Luca, un compagno d’infanzia, con cui aveva condiviso giochi e marachelle.

- Siamo come sempre in attesa della visita dei soliti ignoti ed è una situazione senza via d’uscita – urlò Luca picchiando il pugno sul tavolo – mio padre non ne vuole sapere di rivolgersi ai carabinieri!

- Proprio così caro Franci – assentì il vecchio – la crisi incalza e il bilancio è in perdita: questa volta non so veramente dove andare a pescare soldi da destinare alle tangenti. Purtroppo penso che mi dovrò rassegnare a fare bancarotta – e si prese la testa fra le mani in preda allo sconforto.

- Beh papà non essere così pessimista, abbiamo messo da parte un po’ di risparmi! Sai Francesco, li teniamo in un posto segreto a casa nostra: in questa situazione non ci si può fidare nemmeno delle banche!

- Bene Luca, ci vediamo stasera, mi dispiace veramente di non esservi d’aiuto.

Francesco sventolò in aria la mano abbronzata in segno di commiato e si allontanò a passo veloce.

All’imbrunire, mentre padre e figlio stavano per andarsene, tre loschi individui fecero irruzione nella stanza.

- Vedo che lavorate fino a tarda ora, segno che gli affari vanno a gonfie vele! – esclamò con aria spavalda il più anziano del gruppo – Spero che abbiate già preparato il nostro consueto regalino…

- La situazione è terribile, i clienti non pagano, questo mese non ho nulla da darvi! – protestò il vecchio con voce disperata.

- Stai scherzando vero? – ringhiò il mafioso avvicinandosi al ragazzo – E se non sei pronto, entro la fine della settimana potrebbe anche succedere qualcosa di sgradito a questo bellissimo giovane.

- Lasciate stare mio figlio, farò tutto il possibile!

- Adesso mi sembri più saggio, ci rivediamo tra pochi giorni – concluse l’uomo giocherellando con la pistola.

E se ne andarono tutti e tre fischiettando.

Durante il colloquio Luca era rimasto immobile. Contrariamente al passato non si sentiva intimorito:  una grande calma lo aveva invaso infondendogli un’insolita risolutezza.

- Non posso lasciarli andare così – pensò tra sé e sé

Salutò velocemente il padre, montò su una piccola bicicletta posteggiata accanto alla fabbrica e si lanciò all’inseguimento nel buio della notte.

Mentre pedalava vigorosamente, intravide, sopra il suo capo, un bagliore, simile ad una spada, che illuminò l’oscurità per pochi secondi e poi subito si dileguò.  

L’auto in lontananza in mezzo alla campagna, era ormai simile ad un lumicino che emanava bagliori intermittenti. Luca cercò di pedalare con sempre maggiore energia, ma spesso perdeva di vista il suo obiettivo.

- Mi sono lanciato in un’impresa senza alcuna possibilità di riuscita – si disse in preda ad un improvviso scoraggiamento.

Ma proprio quando era ormai sul punto di desistere, la spada riapparve, proiettando davanti a sé una scia luminosa che rischiarò la strada.

Luca si chiese come mai quel paesaggio, da sempre per lui pieno di suggestione, avesse improvvisamente assunto un volto così minaccioso. Le pietre e i rami che urtava nella sua folle pedalata, gli sembravano oggetti misteriosi sparsi qua e là sulla strada da un invisibile nemico, solo per aumentare le sue difficoltà.

- Coraggio, coraggio, non devo avere paura – si diceva affrontando un ripido pendio.

E i grilli e le civette, nascosti in qualche remoto anfratto, sembravano rispondergli intonando lo stesso ritornello.

La luce dei fari ad un tratto non si mosse più: l’auto si era fermata. Luca rallentò la sua rincorsa iniziando ad avanzare con maggior circospezione, giungendo infine nei pressi di una casupola. Le finestre erano tutte illuminate e la luce, che si proiettava tutt’intorno, pareva mitigare la solitudine della notte. Degli uomini, all’interno, parlavano a voce alta.

- È andato tutto a gonfie vele – diceva uno – presto potremo contare su un bel gruzzolo da inviare al nord e, una volta riciclati i soldi, addio Bel Paese! Caraibi aspettateci, inizia la dolce vita!

- Solo il vecchio, vicino alla valle dei Templi, non ha ancora pagato – soggiunse un altro – dice che è in crisi.

- Amici non dovete preoccuparvi – disse un giovane – io so che ha messo da parte un bel po’ di denaro e poi quei due, non avranno mai il coraggio di denunciarci!

Luca si sentì gelare il sangue nelle vene: conosceva bene quella voce! Adesso in un attimo tutto gli fu chiaro: la vita facile dell’amico e tutti quei lussi, nonostante fosse quasi sempre senza lavoro e poi quelle telefonate e la sensazione, sempre più frequente, di essere spiato nella sua intimità. Si alzò di scatto dal suo nascondiglio, in preda ad una grande agitazione e, nella fretta, urtò un masso che scivolò lungo il pendio. Tutti zittirono e corsero all’esterno.

- Ma guarda un po’ di chi si tratta! È il giovanotto a cui abbiamo fatto visita poco fa!

Il ragazzo tentò di divincolarsi e provò ad urlare, ma un dolore improvviso alla nuca lo stordì facendogli perdere conoscenza.

Quando riprese i sensi, Luca barcollò nel buio per alcuni secondi, poi, poco a poco, tutti gli oggetti circostanti iniziarono a riemergere dall’oscurità, assumendo una fisionomia ben definita.

Si trovava sicuramente in una specie di caverna, chiusa da una grossa pietra: provò a forzarla, ma niente da fare, era imprigionato senza via d’uscita.

Si sedette con il capo poggiato sulle ginocchia.

- Ma come mi è venuto in mente di comportarmi da eroe? Dovevo ascoltare i consigli dei miei concittadini e farmi i fatti miei! Non vedere, non sentire, non sapere é forse la regola che funziona meglio nella mia terra. Adesso che li ho scoperti, mi uccideranno senz’altro, non possono rilasciarmi facendo finta di niente!

Un rumore lo distolse dai suoi pensieri: qualcuno stava cercando di entrare nell’antro.

In controluce si stagliò il viso di un uomo che, in un primo momento, Luca non riconobbe.

- Dai, svelto muoviti, se ne sono andati tutti.

Il ragazzo si rese conto che si trattava del suo amico.

- Hai un bel coraggio a farti vedere ancora! – urlò indignato – Sparisci!

- Non è come pensi – disse l’amico – poi ti spiegherò, adesso non c’è tempo da perdere, devi andare alla polizia. È meglio che usi la tua bicicletta, non vorrei che qualcuno ti vedesse in mia compagnia. Io ti aspetterò lì.

E si allontanò.

Luca prese la strada del ritorno: il suo senso d’angoscia si era dileguato. Si sentiva temerario e padrone del mondo: ogni anfratto ed ogni pianta, che incontrava sul suo cammino, diventavano suoi alleati e lo incitavano a continuare nella sua impresa.

Ben presto intravide le prime case e la caserma dei carabinieri e ci si catapultò di corsa.

Francesco era già in compagnia di alcuni militari, che lo accolsero sorridendo.

- Se avrà la forza di parlare, potrà contribuire a rompere il muro di omertà che imprigiona la nostra città – disse uno di loro – Il suo potrebbe essere un gesto molto coraggioso. Anche il suo amico ci é stato di grande aiuto: é uno dei nostri migliori infiltrati.

Luca sentì una corrente calda riempire il suo cuore: almeno tra tanti problemi e delusioni il suo legame d’amicizia era rimasto indenne.

Rivolse uno sguardo pieno di complicità al suo compagno di sempre e le parole iniziarono ad uscirgli come trasportate da un fiume in piena.

In un angolo, la magica figura del guerriero sollevò la spada in segno di saluto e di approvazione. 

La Valle dei Templi era costellata da una moltitudine di lumicini e la flebile luce delle candele ondeggiava dolcemente nell’aria creando un effetto quasi magico.

Luca e Francesco si guardarono soddisfatti: il loro appello, rivolto a tutti coloro che aspiravano ad un cambiamento, era stato ascoltato, anche se mai avrebbero immaginato la partecipazione di così tanta gente, accorsa in massa e non solo dalle località più vicine.

Soprattutto i giovani erano arrivati numerosi ed accompagnavano il movimento ondulatorio delle mani con una lenta cantilena: “Mai più, mai più...”

Luca guardò l’amico ed inspirò profondamente, in preda ad una forte emozione: non aveva mai parlato in pubblico e non era abituato ad essere al centro dell’attenzione. Si schiarì la voce, asciugandosi le piccole gocce di sudore, che gli imperlavano la fronte ed iniziò a parlare.

- Non penso di essere un eroe – disse – Di paura ne ho avuta sempre tanta ed ho sempre pensato che fosse estremamente più comodo continuare a vivere alla vecchia maniera, col timore dei mutamenti ed imbevuto di rassegnazione. Ma ad un tratto mi sono reso conto che continuando a comportarmi in quel modo stavo perdendo, senza accorgermene, la libertà di scelta, ciò che più contraddistingue la natura umana.

Il ragazzo si zittì alcuni attimi per riordinare le idee.

- Perché quelle persone che ci minacciano e ci fanno vivere sotto una coltre di terrore – continuò –non rovinano solamente la nostra esistenza, togliendoci ogni speranza, ma ci sottraggono soprattutto la possibilità di decidere come sarà in futuro la nostra vita. Per questo io vi dico: non abbiate più timore!

Un boato si levò dalla folla, mentre le piccole fiamme delle candele oscillavano nell’aria come impazzite.

- Io non ho paura! Io non ho paura! – gridavano tutti all’unisono.

Lo scoppiettio dei fuochi d’artificio sovrastò le voci della gente, catalizzando l’attenzione generale.

Luca si girò per osservarli e sorrise: il cielo gli sembrava colmo di mille piccole spade colorate!

 

Cristina Manuli