Il paese senza tempo

Non aveva mai sentito un odore così salato, così deciso. Sembrava che avessero aperto il tappo di un vasetto di pesce conservato e che lo stessero spostando in ogni angolo del paese per non lasciare che niente rimanesse sciapito. Nulla era pulito, nuovo, fresco e c’erano ovunque frammenti di rete rossa, avanzi di pesce pescato e pezzi di carta oleosa.

Si osservò per un attimo e notò che nemmeno le sue mani in fondo erano così pulite: pelle chiara quasi trasparente ed unghie così nere che sembrava ci fossero resti di nero di seppia. Si guardò i vestiti, certamente non adatti a quel temporale, il primo delle lunga serie che ad agosto scandisce la fine dell’estate. Granelli di acqua volavano verso l’alto, respinti dagli scogli con una tale violenza, che la sua pelle si accapponava all’idea di quello scontro tra pioggia e terra.

Ma era per tutto questo che amava quel posto, così vero e profondo dai colori decisi ed inconfondibili, che non la facevano mai sentire sola: la malinconia dell’abbandono la stava già toccando dentro.

Il suo nome era Maria, dieci anni da poco più di un mese e come ogni estate, da quando aveva memoria, era venuta in Sicilia da Firenze. Quello però fu un anno unico per lei ed anche se è difficile farlo, ho deciso di raccontare questa storia con l’intento di fissarla nella memoria di coloro che vissero la magia di quell’estate che cambiò per sempre la vita di tutti.

Il paese era reso inconfondibile, oltre che dal suo odore caratteristico, anche dal profilo unico dell’isola che emergeva fiera a poche centinaia di metri dalla riva. Dal mare si levavano due punte. Una, grande e tonda fatta di roccia e piante grasse, saliva verso il cielo per circa quaranta metri e l’altra, più stretta e spigolosa, di sola roccia, si ergeva dall’acqua ancora più alta, come un’esplosione di colori. Di notte, l’ombra imponente dell’isola sembrava vegliare sul paese e sui suoi abitanti, guardandoli con l’attenzione che si riserva a chi si ama profondamente.

In quel giorno di burrasca, Maria, all’improvviso, scorse, tra la costa e l’isola, una barchetta colorata, di legno logoro, che ondeggiava violentemente tra le onde impetuose, trattenuta a stento dall’ancora incastrata nel fondale.

Maria strinse gli occhi per mettere bene a fuoco quel punto che si distingueva appena nel blu del mare: una riga bianca larga, una più piccola rossa, una sottilissima verde. E poi un uomo, che seduto in quella minuscola imbarcazione, lunga non più di un metro, appariva a Maria piccolo, anche più di lei, ma la curvatura pronunciata della schiena tradiva la sua età piuttosto avanzata. Un cappello basso e scuro non faceva vedere il suo viso, ma permetteva solo di immaginarlo e le sue spalle erano coperte da una giacca nera, che sembrava più poggiata che indossata.

Anche lui era stato sorpreso dal temporale d’agosto? Per questo, come lei, aveva indumenti non adatti?

Quando Maria si sporse bene in avanti per vedere meglio e per capire, si accorse che il vecchio cantava. La sua bocca si muoveva armoniosa e teneva il viso rivolto verso l’alto come se volesse bere la pioggia che continuava incessante a cadere. Maria, che in tanti anni non lo aveva mai visto, si sentì in qualche modo attratta da quello strano vecchio. Molte domande si affollavano nella sua mente: chi era? Da dove veniva? Viveva forse su quell’isola che tutti dicevano deserta? E soprattutto, perché cantava in mezzo al mare in un giorno di tempesta?

Mentre continuava a fissarlo, con la mente smarrita, senza rendersene conto si stava avvicinando sempre di più agli scogli e al mare rabbioso.

Amava il mare, ma non nuotare e per nessuna ragione si sarebbe fatta trascinare in acque così turbolente. Sin da piccola gli zii avevano tentato, portandola in braccio avvolta da mille salvagente, di farle amare l’immensità marina, ma tutto era stato inutile. Urlava, si dimenava impazzita e si sentiva soffocare: il mare era troppo grande per lei.

Ma quel giorno il vecchio era lì, immobile, sembrava chiamarla e lei non riusciva a resistere, non c’era nulla che la potesse intimorire.

- Chi era? Da dove veniva? Perché cantava? – si ripeteva

E intanto i suoi passi procedevano verso la scogliera. La sua mente era concentrata, serena e la trascinava inesorabilmente verso di lui. La barca continuava a sobbalzare tra le onde, il vecchio cantava con il viso rivolto alla pioggia e Maria scendeva in acqua.

Nessuno si accorse di lei, tutti erano spariti dentro le case e i negozi, per difendersi da quel tempo infernale ed ognuno ripeteva i suoi gesti abituali mentre Maria si spingeva verso quel legno verde, bianco e rosso. Non soffocò tra le onde e sembrava che nemmeno il peso degli abiti la trascinasse verso il fondo. Maria riuscì a rimanere con il viso fuori dall’acqua e procedeva nel mare in tempesta con lo sguardo sempre rivolto a lui. Fu allora che il vecchio abbassò per la prima volta il viso e fissò Maria con un’espressione serena.

- Ti stavo aspettando – le disse e con un grande sorriso tese il braccio verso di lei.

Nonostante il cielo, nonostante il mare, anche Maria sentiva dentro di sé un’immensa serenità ed orgogliosamente continuò ad avanzare nell’acqua fino a raggiungere la barca. Non fu difficile salire: il braccio magro e raggrinzito del vecchio era potente e solido e senza alcuno sforzo la sollevò dentro la barchetta di legno. Maria non aveva potuto vedere prima il colore azzurro dei suoi occhi che adesso la fissavano con dolcezza: erano intensi come il suo sguardo verso il cielo.

Fu allora che cominciò a capire. Non aveva paura la giovane ragazza, quell’uomo dall’aspetto rugoso e un po’ di altri tempi, portava qualcosa di buono con sé, bisognava solo scoprire cosa.

- Andiamo Maria – le disse – il mare adesso si calmerà sentendoci partire, ma sono stanco ed i remi sono pesanti, ci vorrà un po’ per arrivare a casa.

Non sapeva dove stessero andando, non capiva nemmeno perché si trovasse lì sopra, ma decise comunque di non muoversi e di lasciare che il vecchio la portasse con sé.

Tolse con facilità l’ancora, come se anche gli animali marini lo stessero aiutando e nel frattempo il mare cambiava sempre più. La pioggia smise di scendere copiosa, le onde si calmarono, il cielo si schiarì e loro cominciarono ad andare. Il vecchio si alzò in piedi per dare maggiore spinta ai remi appesantiti dall’acqua ed anche le sue scarpe nere e logore erano zuppe. Maria non poté fare a meno di sentire una profonda tenerezza verso quell’uomo segnato dal destino. Non provava timore, ma sentiva con assoluta certezza che era esattamente lì che lei doveva essere e che nessun altro posto al mondo avrebbe potuto darle quella sensazione di magnifica serenità.

Navigarono in silenzio per oltre un’ora raggiungendo il lato dell’isola che si volgeva al mare aperto. Quella costa era sconosciuta agli abitanti del luogo, che la evitavano per la pericolosità delle correnti. Anche l’approdo era molto difficoltoso e solo pochi avevano tentato di arrivarci. Lì le rocce erano impervie, le onde battevano senza tregua ed era praticamente impossibile attraccare. Maria intravide una piccola dimora, nascosta nella natura selvaggia, anche se sembrava impensabile che, tra cactus e fiori selvatici, qualcuno potesse vivere senza corrente elettrica e acqua potabile. Il vecchio si avvicinò senza timore alle rocce che sembravano alte ed inviolabili e la ragazza vide che c’era una piccola scala fatta di massi. Scesero a terra, la barca bianca, rossa e verde rimase, nonostante il mare mosso, immobile sotto di loro e cominciarono a salire verso la piccola e diroccata casetta. Stranamente Maria non si sentiva turbata, ma incuriosita da ciò che avrebbe a breve scoperto. Quando entrarono nella casetta furono avvolti da una luce calda e forte che riempiva ogni angolo vuoto e il vecchio poggiò sulle spalle della ragazza un plaid logoro.

- Piccola cara – disse l’uomo –  spero di non averti spaventato, arrivando in una giornata così buia, ma era oramai giunto il momento che tu venissi a conoscenza della verità. Ho vegliato per molti anni sulla tua tenera vita, cercando di alleviare ogni tua sofferenza con il mio infinito amore. Ho aspettato che tu crescessi sana e forte e che fossi pronta a ricevere il mio dono. Ho visto con gioia la tua intelligenza acuirsi ogni giorno di più ed ora eccomi qui, davanti a te, a cercare le parole giuste per svelarti il tuo vero destino.

Maria non si scompose, era come se conoscesse da sempre quell’uomo rugoso e sapesse da tempo quello che gli stava dicendo.

- Mi sono preso cura di questa terra per troppi anni – continuò il vecchio – Nato dal mare, sono stato trapiantato su quest’isola per assicurare la pace e l’armonia e proteggere gli uomini da un enorme mistero, rendendoli rispettosi della natura e dei suoi limiti spesso sconosciuti. Ho fatto del mio meglio, cara ragazza, ma adesso sei tu che devi continuare, io sono troppo stanco ed i miei occhi non sorridono più come una volta. Prosegui il mio cammino e mantieni la pace tra questa povera gente. Questo paese è un piccolo angolo della sconfinata comunità dell’universo, ma è l’esempio di come dovrebbero andare le cose in ogni parte del mondo. Qui ogni odore è vivo e tutto è semplice, al posto giusto ed ha la sua giusta dimensione. Si desidera solo quello che c’è e si vive in armonia. Perciò tu hai sempre amato questa che è la tua terra e per questo sai che quanto ti dico non è altro che la verità.

Maria non provò alcuna sorpresa sentendo quelle strane parole. Dentro di sé sapeva che qualcosa stava per accadere e che finalmente quella dolce sensazione di melanconia per il distacco dalla sua terra era il segno che questa volta non se ne sarebbe andata mai più.

Il vecchio, dopo aver parlato, aprì la porta e si mischiò al colore del cielo di fine estate, come se mai fosse apparso. Maria si alzò lentamente ed uscì con la certezza che avrebbe trovato la strada di casa: non aveva paura di perdersi e non temeva né il mare, né il cielo. La barca a righe bianca, rossa e verde era lì ad aspettarla in quel tardo pomeriggio, illuminato da una tenue luce naturale: dopo la pioggia, le onde e l’aria si erano placate e sembravano immobili.

Non aveva mai provato una tale sensazione di completezza: un senso di pace e un’intima sicurezza le riempivano l’anima ed aveva fiducia e speranza in quella che adesso sapeva essere la sua strada.

Maria tornò al paese, ormeggiò la barca al piccolo porto ancora affollato di pescatori che sistemavano il pesce dopo aver ritirato le reti. Il mercato sarebbe cominciato dopo poche ore e nessuno si accorse di quella bambina che era rientrata da sola, senza nemmeno usare i remi.

Ma il cielo e la terra erano con lei.

Per tutti gli anni a seguire Maria visse in una casetta sul mare, proprio di fronte alla sua isola. Se ci fosse stata davvero, la casa del vecchio sarebbe stata visibile ad occhio nudo, con un po’ di amore. La piccola bambina cantava ogni giorno guardando il mare, parlava con la gente anziana che incontrava nelle strade durante i lunghi inverni, aiutava i pescatori a preparare i banchi del pesce e riparava, con le vecchie del paese, le reti rotte dalla forza del mare.

Nulla era più vero di quella vita.

Nulla era più grande di quella semplicità.

Nulla valeva più di tutto questo.

 

Cielo, mare e vita.

 

Monica De Tommaso