Il peso delle illusioni

Quell’anno il grano era alto. A fine primavera aveva piovuto tanto e a metà giugno le piante erano più rigogliose che mai. Crescevano fitte, cariche di spighe, pronte per essere raccolte.

Lorenzo appoggiò la bicicletta contro un albero e si sdraiò sfinito. Si guardò attorno con un certo compiacimento. La natura della bassa pianura padana, in quella stagione, lo stupiva sempre. Il blu indaco del cielo contrastava con l’oro dei campi; le macchie rosse e azzurre dei papaveri e dei fiordalisi, che facevano capolino tra le spighe, rendevano il paesaggio pieno di magia e così diverso dagli altri periodi dell’anno.

In realtà, il ragazzo, diciannove anni compiuti da poco, era chiamato da tutti i suoi compaesani  Lorenzone, un nomignolo che faceva riferimento alla sua immensa stazza. Era in effetti enorme e in lui tutto era fuori misura: delle dune di grasso sormontavano le mani e gli avambracci già scoperti  per il caldo precoce. Il corpo, poi, era assolutamente informe. Niente accenno di vita o di spalle, ma solo una grande sagoma a forma di damigiana, contenuta a stento dai pantaloni corti e da una camicetta estiva. In questo mare di ciccia coglievano di sorpresa degli occhi verdi, trasparenti e luminosi, simili a due laghetti di montagna.

La sua pinguedine l’aveva costretto ad un percorso di vita parallelo.

A scuola gli era risultato impossibile entrare nel banco e gli insegnanti erano stati costretti ad allestire una postazione ad hoc.

Per non parlare dell’abbigliamento! Sua mamma aveva provato invano a cercargli dei vestiti nei comuni magazzini, ma niente da fare, qualunque capo doveva essere confezionato su misura. La taglia di Lorenzone era veramente speciale!

Ma a dispetto della sua mole, il ragazzo era amato e ricercato dagli amici che riscontravano in lui  un temperamento disponibile, generoso ed uno spiccato senso dell’umorismo.

- Lorenzone ti ho tenuto da parte una fetta di “sbrisolona” – gli urlava con affetto il panettiere quando lo vedeva sfrecciare con la sua piccola bici quasi completamente sommersa dalla mole del suo corpo possente.

Ma dopo l’adolescenza, erano iniziate le difficoltà. L’amicizia dei suoi concittadini non era più sufficiente a renderlo felice e vedeva con rammarico che le ragazze preferivano saltare sul motorino dei compagni più agili e piacenti.

Il lavoro, che aveva trovato con una certa facilità nella biblioteca del paese, non riusciva più a farlo sorridere, anche se i libri che lo circondavano gli erano molto di conforto: a Lorenzone sembravano tanti piccoli angeli custodi pronti a difenderlo dalle ingiustizie del mondo.

Così, per vincere la sua tristezza, aveva preso l’abitudine di sfogliare di nascosto l’album di foto della sorella, dove lei incollava le immagini dei divi del momento.

- Quanto mi piacerebbe essere come loro – sospirava – e quanto deve essere più facile la vita con un aspetto così attraente!

Lorenzo sollevò la bici con aria svogliata, finalmente era quasi arrivato alla cascina in cui abitava.

Il caldo così intenso non era consueto in quel periodo dell’anno e, data la sua stazza, risultava per lui veramente insopportabile.

Uno strano bagliore gli fece chiudere gli occhi per un attimo: lì, proprio in mezzo alle spighe mature cariche di chicchi si intravedeva una luce rossastra simile ad una fiamma. Iniziò ad avvicinarsi per rendersi conto di cosa si trattasse quando, improvvisamente, scorse qualcosa che lo lasciò interdetto. Un papavero era schizzato in alto come un fuoco d’artificio e, dopo aver descritto in cielo un ampio arco, simile ad un arcobaleno, era atterrato al centro del campo, disegnando una grossa macchia del suo stesso colore. Lorenzo si mise a correre più forte che poteva: cosa stava succedendo? Fatti pochi metri, però, si arrestò di scatto: uno strano marchingegno rosso come il fiore che poco prima si trovava in volo si stava incamminando nella sua direzione.

Il ragazzo lo guardò con attenzione e si rese conto che altro non era che una bilancia, ma davvero molto insolita! Dal suo centro fuoriuscivano delle esili zampette, simili a quelle di un pollo e dal piatto spuntava un faccino rotondo, vispissimo, incorniciato da una serie di cifre intrecciate tra loro, come dei morbidi ricci.

- Uffa, che afa opprimente, proprio pesante! – esclamò lo strano essere, asciugandosi il sudore – E pensare che portare pesi è il mio mestiere – aggiunse con un’allegra risata.

­- Si può sapere chi sei? Un marziano? – chiese Lorenzo pieno di stupore

- Ma nooo! Sono solo una bilancia birichina – e sottolineò il concetto con una serie di capriole.

- E cosa vuoi da me? Francamente le bilance non mi sono affatto simpatiche – disse Lorenzone con una punta di amarezza nella voce.

- So di non piacerti, ma questa volta sono qui in veste di alleata per esaudire qualunque tuo desiderio

- Un desiderio lo avrei, ma è assolutamente irrealizzabile – rispose il ragazzo con un’espressione malinconica, mentre osservava sconsolato il suo ventre prominente

- Per me niente é impossibile! – concluse la bilancia

E fischiettando scomparve nel campo di grano.

Una figura longilinea si stagliò contro la luce del sole. Il giovane uomo iniziò ad avanzare a passi veloci intervallando la sua camminata con piccoli saltelli: sembrava veramente felice!

In effetti Lorenzo non stava più nella pelle dalla gioia: l’incantesimo della bilancia birichina era riuscito perfettamente. Risultava, infatti, molto difficile riconoscere in quel ragazzo bruno e atletico il grasso e goffo Lorenzone. Solo una caratteristica ricordava la sua vecchia identità: gli occhi verdi trasparenti, ora luminosi più che mai.

Il giovane aveva l’impressione che per strada tutti lo osservassero. Soprattutto le fanciulle sembravano lanciargli delle occhiate furtive, ma se Lorenzo provava a ricambiare, invertivano subito la direzione dello sguardo, come colte in flagrante e nei loro volti si diffondeva un leggero rossore.

Ogni tanto il giovane, non ancora del tutto sicuro del suo nuovo aspetto, si soffermava compiaciuto a specchiarsi nelle vetrine .

Fu proprio mentre si contemplava con una certa vanità, che scorse un annuncio attaccato ad una vetrina:

“Cercasi giovane commesso” c’era scritto.

- Questo lavoro fa proprio al caso mio – pensò

Ed entrò rapido nel negozio.

Lo accolse, con un sorriso radioso, una donna di mezz’età che alla richiesta del ragazzo rispose con un po’ di esitazione.

- In realtà siamo già in parola con un’altra persona – disse – ma attendiamo una conferma. Dovrebbe essere così gentile da ripassare domattina

Mentre stava uscendo, Lorenzo udì alle sue spalle una giovane voce.

- Dai mamma! – supplicava – Assumiamolo! È così carino! Molto meglio di quell’antipatica di Maria.

Ottenuto l’impiego con una certa facilità, Lorenzo iniziò a lavorare con impegno. La clientela  andava aumentando con il passare dei giorni e sulla padrona del locale piovevano complimenti di ogni sorta.

- Com’è paziente il nuovo commesso!

- È così gentile con tutti!

- Sa sempre dare dei consigli appropriati e poi, cosa che non guasta, è veramente un bel ragazzo!

A Lorenzo sembrava proprio di sognare!

- È davvero importante essere belli! – si diceva – Tutti i problemi si appianano e ogni giorno si aprono mille interessanti possibilità. Grazie, grazie bilancia per aver compiuto un tale miracolo!

I fatti parevano confermare la nuova visione della realtà che si era impadronita del ragazzo dopo la sua magica trasformazione. Lorenzo si rimirava a lungo nello specchio e spesso indossava i modelli in vendita per vedere come gli stavano.

Erano veramente passati anni luce da quando osservava affascinato i libri in biblioteca: ora non aveva più bisogno dei suoi angeli custodi!

In uno di quei momenti, mentre indugiava in camerino indossando un vestito della nuova collezione, lo sorprese uno dei suoi fornitori.

- Ma lo sai che sei sprecato a fare il commesso? – gli disse osservandolo – Con questo fisico ti devi lanciare nel mondo della moda! Se vieni con me a Milano ti presento le persone giuste.

Lorenzo socchiuse gli occhi e sorrise inebriato dall’inaspettata proposta.

La vita ormai gli sorrideva e le novità positive spuntavano d’improvviso con la stessa velocità con cui i fiori di campo facevano capolino da un giorno all’altro in mezzo al grano della sua amata pianura.

Il mondo della moda gli aveva spalancato le braccia e, in breve tempo, la sua fotografia era in prima pagina su tutti i rotocalchi.

Lusso e successo non lo colsero impreparato: Lorenzo si destreggiava nella sua nuova vita con grande disinvoltura. Era davvero meraviglioso sentirsi così attraente e desiderato, essere conteso da ragazze bellissime e poter comprare di tutto senza soffermarsi a fare i conti.

Le fatiche e le difficoltà di Lorenzone si erano ormai dissolte nel nulla, proprio come i suoi chili in eccesso!

Quella sera il giovane si preparò con particolare cura. Scelse con attenzione l’abito da indossare, si pettinò a lungo e alla fine si specchiò con spirito critico: il risultato era veramente soddisfacente!

Sotto casa saltò sulla fuoriserie che aveva appena comprato per recarsi all’appuntamento con la modella, il cui fascino l’aveva ammaliato.

- Che auto fantastica! – esclamò la ragazza con voce squillante non appena lo vide arrivare – Voglio  andare nel ristorante più famoso della città per farmi vedere da tutti!

Questa proposta non faceva esattamente parte dei piani di Lorenzo, che però acconsentì per compiacerla.

La serata continuò nello stesso stile: la sua partner sembrava interessata solo a cose estremamente futili e a farsi presentare persone utili per avanzare nella carriera. Il ragazzo passò molto tempo seduto da solo al tavolo, annoiato più che mai, mentre la fanciulla si affannava a gestire, in giro per il ristorante, le sue numerose conoscenze.

Una sottile insoddisfazione iniziò ad insinuarsi dentro di lui. Forse aveva fatto delle valutazioni sbagliate: in quel mondo tutti parevano interessati solo alla sua esteriorità e nessuno gli chiedeva come stesse e cosa pensasse veramente. Con un rapido flash gli tornò alla mente il panettiere che lo salutava ogni mattina con affetto: poter essere sé stesso in maniera autentica e sincera, ecco quello che gli mancava terribilmente.

Tornato a casa, mentre sul letto rifletteva sul suo stato d’animo, il suono del telefono lo fece sobbalzare.

- Chi può essere a quest’ ora? – si chiese con una certa apprensione

Era un suo collega.

- Lorenzo, ti do una notizia straordinaria! – gli urlò nell’orecchio con voce trionfante – Ti hanno scelto come protagonista di un reality.

- Un reality? – rispose il ragazzo sorpreso

- Non dirmi che non sai che cos’è? Hai presente il Grande Fratello?

- Sì, ma non m’interessa – obiettò Lorenzo sbadigliando

- Non vorrai rinunciare?!? Sei un pazzo! Non hai idea di quanto si guadagni, non puoi dire di no!

E riattaccò.

Il ragazzo si sentì improvvisamente appesantito non più come un tempo dalla sua ciccia, ma da quel perverso meccanismo che lo stava inghiottendo.

Lorenzo strizzò gli occhi infastidito dalla luce accecante dei riflettori e si guardò attorno con una certa curiosità. Ebbe l’impressione che tutti i partecipanti alla bizzarra avventura del reality, confinati con lui in quell’appartamento, avessero in comune un’espressione estremamente sicura, mischiata ad un pizzico di arroganza.

A disagio per il prolungato silenzio, si sforzò di dire qualcosa nel tentativo di rompere il ghiaccio.

- Beh, visto che è quasi l’una, proporrei di cucinare qualcosa. Ho un certo languore…

Un tizio, con le braccia muscolose interamente ricoperte da tatuaggi, seduto proprio davanti a lui, gli rispose in tono impertinente.

- Ehi occhi verdi, adesso l’ultimo arrivato si mette anche ad impartire degli ordini!

Lorenzo ammutolì per l’inaspettata reazione ma, con la coda dell’occhio, si accorse che una ragazza gli faceva cenno di leggere un biglietto appoggiato sul tavolo.

“Devi litigare più che puoi, è lo spettacolo che lo richiede” c’era scritto.

Visto che, nonostante il suggerimento, lui non reagiva a nessun tipo di provocazione, il tatuato si rivolse agli altri componenti del gruppo. Ne scaturì una conversazione a base d’insulti e volgarità, che lasciò Lorenzo interdetto e disgustato e che proseguì per tutta la giornata. Il ragazzo si sentiva come in trance: non riusciva più a capire quale fosse il vero confine tra la finzione e la realtà!

Giunta l’ora di coricarsi, si avviò rapido verso la sua stanza, sollevato all’idea di prendersi una pausa da quell’inferno, ma una bionda truccatissima gli si incollò addosso.

- Vengo con te – gli sussurrò – abbiamo i microfoni in camera, così potremo fingere un’appassionata notte d’amore

- No questo è troppo! – pensò Lorenzo – Non posso simulare i miei sentimenti più intimi!

E si sciolse irritato dall’abbraccio.

- Me ne vado subito da questa gabbia di matti! – urlò tra lo stupore dei presenti

Fuori era già buio e gli Studios di Cinecittà erano ormai deserti. Si sedette su un muretto e si mise a respirare a pieni polmoni: aveva proprio bisogno di un po’ d’aria fresca!

D’improvviso vide spuntare tra gli scatoloni abbandonati qualcosa di rosso: si trattava della bilancia birichina che si diresse verso di lui, scostando a fatica i rifiuti che la sommergevano.

- Uffa – esclamò – Mi cadono addosso sempre cose pesanti. È proprio il mio destino!

Lorenzo le andò incontro correndo.

- Bilancia, non ne posso più di questa vita, mi sono reso conto che la bellezza non é tutto!

- Bene! – rispose lo strano esserino – Sono pronta a farti ritornare nel tuo mondo, ma prima mi devi promettere di dimagrire. È importante! Guarda quello che ti potrebbe succedere.

Un’alta quercia apparve nell’oscurità: all’interno dei suoi grossi rami nodosi, degli omini paffuti avevano costruito le loro dimore.

- Chi siete? – domandò Lorenzo perplesso

- Io sono il signor Colesterolo!

- Io la signorina Glicemia!

- Ed io il signor Trigliceridi!

Esclamarono i tre strani personaggi inchinandosi.

- E i rami non sono altro che le tue arterie che, con il passare degli anni, si rovineranno a causa della tua pessima alimentazione – sentenziò la bilancia

- No, Bilancia! Ti prometto che non mi farò più tentare da tortelli e sbrisolone. Farò di tutto per dimagrire, ma fammi tornare a casa, ti supplico!    

- E va bene, però dovrai mantenere la tua promessa! Adesso salta su di me e lasciati andare.

Lorenzo ubbidì, avvertì immediatamente una sensazione di pesantezza ed un grande caldo. Chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì si ritrovò coperto di sudore e grasso più che mai, sotto il sole cocente di giugno, tra le spighe cariche di chicchi, che dondolavano accarezzate dal vento.

I giorni passarono.

Lorenzo uscì dallo studio del dietologo leggero nel corpo e nello spirito: perdere quasi quindici chili in un solo mese era veramente un risultato soddisfacente!

Adattarsi alla nuova alimentazione non era stato neanche così difficile: aveva scoperto, con grande sorpresa, che la sua terra offriva tanti ortaggi e frutti deliziosi, che prima non aveva mai gustato. Si fermò a riflettere sui vantaggi della sua nuova situazione: poteva correre molto più veloce in bicicletta, salire le scale di corsa senza doversi arrestare per il fiatone ed avere l’occasione di fare nuove esperienze. Ad esempio, Tonio il contadino, gli aveva prospettato la possibilità di guidare il piccolo trattore in occasione della trebbiatura del grano, operazione in cui il grasso Lorenzone non avrebbe mai potuto cimentarsi.

E stava diventando anche bello! Le guance gli si erano spianate e i grandi occhi verdi risaltavano nel suo viso affilato come due grossi smeraldi.

Di una cosa però era assolutamente certo: l’aspetto attraente che stava pian piano conquistando era importante per la sua forma fisica e per la sua salute, ma non sarebbe mai divenuto il pilone portante della sua esistenza. L’avventura che aveva vissuto si era rivelata di grande utilità: il  mondo in cui l’aveva catapultato la bilancia birichina l’aveva ammaliato con il suo sfavillio, per poi lasciargli dentro una grande amarezza e una sensazione di vuoto.

Entrò nella biblioteca contento di respirare il buon odore della carta. Una ragazza molto carina gli si avvicinò sorridendo: veniva tutti i giorni a studiare, lo guardava spesso e quel giorno in particolare  sembrava aver voglia di chiacchierare.

Si accostò a Lorenzo.

- Sai, adesso sto studiando per diventare avvocato come vogliono i miei genitori – gli sussurrò – ma il mio sogno segreto é fare la velina!

Lorenzo la osservò con tenerezza: la fanciulla sembrava proprio convinta di quell’affermazione!

- Se stasera sei libera potremmo cenare assieme, così ti racconto una storia speciale – si azzardò a proporre il ragazzo

- Perfetto, con grande piacere! – rispose la sconosciuta, scrutandolo con gli occhioni azzurri già colmi di curiosità. 

 

 

Cristina Manuli