Il volo per Londra

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5.30 e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata come solo l’alba della sua città sapeva creare.

Quella luce calda ed avvolgente era di buon auspicio. Eva era abituata ad alzarsi presto per lavorare, ma quella mattina, in particolare, non poteva far tardi: doveva prendere il volo per Londra, ne andava del suo futuro. Quello sarebbe stato il viaggio della sua vita, non poteva mancarlo.

Si lasciò ancora per un attimo coccolare dalla luce e poi svelta, con un balzo, scese dal letto. Scelse con cura, come ogni mattina, gli abiti da indossare, raccolse i lunghi capelli castani in uno chignon e si concesse un tocco di rimmel per incorniciare i suoi occhi verdi e una spruzzata di profumo. Sì, il profumo era proprio ciò che ci voleva per fissare per sempre nella sua memoria quel giorno.

Un ultimo sguardo allo specchio e una controllata veloce al bagaglio: il suo prezioso manoscritto era lì e presto, se tutto fosse andato come doveva, sarebbe stato pubblicato. Prese le chiavi, il biglietto e naturalmente il cellulare, senza il quale non avrebbe fatto nemmeno un passo. Lì dentro c’era tutta la sua vita: indirizzi, numeri di telefono, appuntamenti...

Arrivò in anticipo in aeroporto, che quel giorno era quasi deserto, fece il check-in in un batter d’occhio, passò il metal detector e si ritrovò al gate quando mancava ancora mezz’ora all’imbarco. Eva non era abituata ad avere del tempo libero, nemmeno dieci minuti, figuriamoci mezz’ora! Istintivamente prese il cellulare, come faceva spesso durante il giorno e pensò di chiamare la sua migliore amica, ma vista l’ora, preferì evitare. Cominciò così a giocherellare distrattamente con il telefono: fece scorrere la rubrica più volte avanti e indietro, guardò le foto, controllò le ultime chiamate, si collegò al sito della borsa di Tokyo, finché ad un tratto il cellulare vibrò nelle sue mani.

- BIP – BIP

Era indubbiamente un messaggio.

- Chi mi scrive a quest’ora? – pensò.

Con un po’ di apprensione, ma con tanta curiosità, guardò il display.

- UN MESSAGGIO IN ARRIVO

Lo aprì, ma stranamente non c’era il mittente.

- Ciao Eva! – lesse – Dove stai andando a quest’ora del mattino così elegante e con quel buon profumo?

La ragazza sussultò, si guardò immediatamente intorno aspettandosi di vedere nella hall qualche suo conoscente, ma non c’era nessuno.

Tornò a guardare il cellulare, che stringeva nella mano, strofinandosi gli occhi e chiedendosi chi potesse essere, ma non fece in tempo a completare il suo pensiero che…

- BIP – BIP

- UN MESSAGGIO IN ARRIVO

Stavolta Eva si affrettò ad aprirlo e di nuovo, con sorpresa, si accorse che non c’era il mittente.

- Sei preoccupata per l’incontro con Mr. Sung? – c’era scritto

Eva era davvero allibita. Come faceva quello sconosciuto a sapere il nome della persona che doveva incontrare a Londra? Era un segreto! Non lo aveva detto a nessuno! Tutti sapevano solo che doveva fare un viaggio di lavoro e non che stava andando ad incontrare un importante editore per fargli leggere, forse pubblicare, i suoi racconti. Ebbene sì, Eva era una manager molto stimata con la passione della scrittura: amava scrivere racconti per bambini, ma non osava dirlo, perché la cosa contrastava un po’ con l’immagine di donna in carriera e inflessibile che tutti avevano di lei. Si guardò ancora intorno per scovare un viso conosciuto: la storia dei messaggi cominciava ad infastidirla un po’.

Istintivamente fece per rispondere, ma si interruppe, poiché non sapeva a chi.

Mentre questi pensieri le frullavano per la testa, un fascio di luce, filtrando dalla grossa vetrata, la colpì negli occhi facendola starnutire.

- Eeeetcì! – un sonoro starnuto echeggiò nella hall

Non fece in tempo nemmeno a riaprire gli occhi, che l’ennesimo BIP le fece tremare il cellulare.

- SALUTE! – c’era scritto a caratteri cubitali e con un bel punto esclamativo

- Adesso basta! – sibilò Eva, con il cuore che le batteva forte – Chi sei?

- E se fosse uno stalker, un maniaco, un killer? – pensò

- BIP – BIP

- Ehi, vacci piano con le ipotesi. Non sono niente di tutto ciò, sono SOLO IL TUO TELEFONO!

- I il mio te te telefono? – riuscì a balbettare Eva – Ma non prendermi in giro! I telefoni non parlano, cioè non “messaggiano”, insomma, non si esprimono!

Si stropicciò gli occhi pensando che quella mattina si era svegliata molto presto e che la stanchezza le stava giocando un brutto scherzo. Si pizzicò una guancia per essere sicura di non stare ancora sognando.

- BIP – BIP

- Non stai sognando! Sono proprio io, il tuo compagno di avventure, di interminabili giornate, il testimone dei momenti importanti della tua vita, e adesso: TA – DAAAA! Eccomi qui a tua disposizione per aiutarti.

Eva stentava a crederci! Nascose istintivamente il cellulare nella borsa, non voleva farsi sorprendere da qualcuno a parlare con un telefono! Ma in fondo, riflettendoci bene, al giorno d’oggi non c’era niente di strano a parlare ad un telefono: d’altra parte non si vedevano ovunque persone che parlavano da sole per strada, in macchina, sugli autobus, gesticolando con un auricolare nell’orecchio? Un tempo forse l’avrebbero scambiata per pazza, ma adesso no.

Si rilassò un po’ a quest’idea, anche se non si rassegnava a credere a tutto ciò che le stava accadendo.

- BIP – BIP

- Credici, come ci credi nel mondo dei tuoi racconti, come ci credono i bambini!

Il telefono aveva ragione in fondo, ma cosa poteva volere da lei? E perché?

Voleva aiutarla, aveva detto, ma a fare cosa?

- BIP – BIP

- A creare la tua storia! E adesso seguimi! Cioè, non ho le gambe come vedi, segui le istruzioni che ti darò! Per prima cosa esci dall’aeroporto.

- Ma io non posso! – protestò Eva, devo prendere un aereo, è l’appuntamento della mia vita!

- BIP – BIP

- Niente proteste! O ti fidi o non ti fidi, a te la scelta!

- Va bene, mi fido! – disse Eva ancora non troppo convinta.

Ma la cosa cominciava a incuriosirla, anche se non era ancora sicura di essere sveglia. Forse stava ancora sognando, ma se era così, nei sogni tutto può accadere…

Seguì le indicazioni per l’uscita e proprio davanti ad una porta a vetri trovò una hostess che le si avvicinò.

- Signorina Eva, da questa parte! – le disse e le indicò un corridoio lungo e stretto.

Eva pensò che il corridoio portasse all’aereo e che tutte quelle stranezze sarebbero finite di lì a poco, ma quando arrivò in fondo, un’altra hostess le aprì l’ennesima porta.

- Buona Fortuna! – le augurò

Eva la oltrepassò e si trovò non in un aereo, ma in un bosco! In tutte le sue storie c’era un bosco, in molte fiabe c’è un bosco.

- Naturale – pensò – Non ha senso perché è un sogno… Oppure no?

Il cellulare che da un po’ taceva, riprese a vibrare.

- BIP – BIP

- No che non è un sogno! Ma adesso andiamo, non c’è tempo da perdere dobbiamo salvare la principessa!

- Ma scusami, salvare le principesse non è un compito da principi?

- Sì, nelle fiabe classiche, ma questa è la TUA storia e tu sei la prescelta!

- Anche se non ci capisco più niente, andiamo a salvare questa principessa!

E così si inoltrarono nel bosco fitto e scuro.

Ora dovete sapere che nei pressi del bosco sorgeva un Regno. La Principessa Sibilla Mai Stanca, detta SMS, era figlia del Re Ra-Nokia signore di Tecnolandia, amato e rispettato da tutti, perché Re giusto e molto saggio. Il perfido Dente Blu, detto Blue Tooth perché aveva un solo dente marcio di colore blu, voleva usurpargli la connessione… ehm… il Regno. Così in una notte di tempesta magnetica, aveva teso un agguato alla principessa SMS mentre lei, in sella alla sua MOTO ROLA, si dirigeva fuori dal campo… ehm… fuori dal giardino del regno e l’aveva rinchiusa in una torre senza segnale. La povera SMS non poteva comunicare con nessuno e nessuno riusciva a raggiungerla, perché al momento era “non raggiungibile”. Aveva solo il suo cagnolino a consolarla.

- BIP - BIP

- Segui il sentiero e raggiungi la torre!

Eva si guardò intorno: c’erano alberi, cespugli, erba, fiori, ma del sentiero nessuna traccia.

- Ma qui non c’è nessun sentiero, è invisibile – disse sconsolata

- BIP – BIP

- Per visualizzare il sentiero premi il tasto UNO, per far sparire gli alberi premi il tasto DUE, per tornare al menù principale premi il tasto ZERO. E per favore, con delicatezza, perché soffro il solletico.

Eva era incredula, questo era veramente troppo anche per una scrittrice di fiabe.

- Credici! – si disse dopo un momento di esitazione

Chiuse gli occhi strizzandoli forte, come per ripararsi da qualche strano effetto improvviso e senza guardare digitò UNO.

Immediatamente apparve davanti a lei un sentiero luminoso e lampeggiante: lo seguì senza indugio e si ritrovò davanti ad un burrone.

- BIP – BIP

- Per far apparire il ponte ripetitore premi il tasto DUE. Per tornare al menù principale premi il tasto ZERO.

La ragazza premette il DUE e subito apparve un ponte. Mentre lo attraversava il perfido Dente Blu la localizzò con il suo GPS, Grande Potere Sensitivo e la fece inseguire dai suoi scagnozzi per catturarla, ma lei schiacciò il tasto TRE: il ponte svanì e gli scagnozzi precipitarono inevitabilmente.

Eva camminò per ore sprezzante dei pericoli: attraversò fiumi, oltrepassò montagne, affrontò coraggiosamente altri uomini di Dente Blu, premette tasti alla rinfusa e finalmente con l’aiuto del suo fedele cellulare arrivò alla torre.

- BIP - BIP

- Premi il tasto OTTO e comparirà una corda, sali e… Buona fortuna!

Eva fece come gli aveva detto il cellulare, ma proprio mentre stava per liberare la principessa, si trovò davanti nientepopodimeno che Dente Blu! Si scatenò una terribile lotta: Eva dava botte a destra e a manca, tirava calci, pugni, mordeva, ma Dente Blu era troppo forte. Però, proprio mentre la ragazza stava per soccombere…

- BIP - BIP

- Premi il tasto NOVE e disattiva la connessione bluetooth… fai come ti dico, svelta!

Eva obbedì: dal cellulare si sprigionò un magico raggio luminoso e Blue Tooth cadde addormentato senza poteri. Così combinato non avrebbe più fatto del male nemmeno ad un moscerino.

Oramai la principessa era salva, il Regno in festa ed Eva fu portata trionfalmente al cospetto del Re Ra-Nokia, che le giurò sincera amicizia ed eterna riconoscenza.

Il cagnolino della principessa, che fino a quel momento era stato buono, buono, ma sempre pronto a difenderla, cominciò a scodinzolare a più non posso e a saltellare intorno ad Eva, felice di essere libero: voleva dimostrale la sua gratitudine. In quel momento un flebile bip fece sobbalzare la ragazza: il cellulare, quasi scarico, si stava spegnendo e naturalmente lei non aveva un caricabatterie con sé. Come avrebbe fatto a tornare a casa senza il suo aiuto? Chi le avrebbe detto cosa fare? Se solo avesse potuto portare con sé quel meraviglioso cagnolino, forse si sarebbe sentita meno sola.

- BIP - BIP

- Il mio lavoro finisce qui, premi il tasto CANCELLETTO e…

- E…?

- BIP – BIP – BIP

Il cellulare mandò il segnale di batteria scarica: non rispondeva più alle domande di Eva. La ragazza pensò che premendo il tasto CANCELLETTO c’era il rischio di far consumare l’ultimo sprazzo di energia al cellulare, che le era indispensabile per tornare a casa, ma comunque volle fidarsi. Socchiuse gli occhi, fece un bel respiro e premette con forza CANCELLETTO.

Magicamente, in un vortice di luce, il cagnolino si trasformò in un bellissimo principe. Era il Principe SAM, fratello della principessa SMS, che era stato vittima anche lui di un incantesimo. Eva rimase senza parole: si guardarono e, come in tutte le fiabe che si rispettino, si innamorarono a prima vista.

 

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5.30 e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata come solo l’alba della sua città sapeva creare.

Quella luce calda ed avvolgente era di buon auspicio. Eva era abituata ad alzarsi presto per lavorare, ma quella mattina, in particolare, non poteva far tardi: doveva prendere il volo per Londra, ne andava del suo futuro. Quello sarebbe stato il viaggio della sua vita, non poteva mancarlo.

Si preparò con cura, prese le chiavi, il biglietto e naturalmente il cellulare, senza il quale non avrebbe fatto nemmeno un passo. Lì dentro c’era tutta la sua vita: indirizzi, numeri di telefono, appuntamenti... Arrivò in anticipo in aeroporto, fece il check-in in un batter d’occhio, passò il metal detector e si ritrovò al gate quando mancava ancora mezz’ora all’imbarco. Prese il volo in orario, atterrò e qualche ora dopo attendeva impaziente di essere ricevuta: sulla porta troneggiava il cartello “Mr Sung Editore”.

Finalmente la segretaria la fece accomodare nell’ufficio: il sig. Sung era chino sul cellulare e stava mandando un sms. Questa cosa infastidì Eva non poco: era tutto il giorno che avvertiva una strana avversione per il cellulare e gli sms, ma non sapeva bene perché. Quando però il sig. Sung alzò lo sguardo, rimase impietrita. Non era possibile! Non era un vecchio con occhiali spessi e barba bianca come aveva immaginato: era… era… il PRINCIPE!

- Piacere signorina, sono il sig. SUNG, per gli amici SAM.

Eva aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì. Non riusciva a proferir parola: se ne stava lì con lo sguardo fisso e le gambe che le tremavano.

- Signorina, i bambini andranno pazzi per la sua storia, non c’è dubbio! Solo, manca il finale.

- Ehm, sì è vero ma… - riuscì solo a balbettare Eva

- Bene, potremmo parlarne tra cinque minuti davanti ad una buona tazza di caffè. – disse SAM facendole l’occhiolino

- BIP - BIP

- Oh no! – pensò Eva – Un sms proprio adesso.

Prese velocemente il cellulare dalla borsa con le mani che le tremavano: aveva una certa ansia di leggere ma non sapeva perché.

Sullo schermo luminoso c’erano solo cinque parole: “E VISSERO FELICI E CONTENTI”.

 

Francesca Romana Manca