Invio

 

Diego continuava a rigirarsi tra le mani quella povera matita che se avesse potuto parlare gli avrebbe certamente detto di smetterla. Ora si alza e comincia a girare intorno al tavolo della cucina. Roba da far girare la testa. I pensieri fanno a botte nella sua mente e lui si sente come dopo una sbornia. Ma è  astemio.

 

Francesco è seduto sul divano di casa sua. Si domanda ancora come sia stato possibile cadere così in basso. Come i minatori che attaccano il turno di lavoro e scendono piano piano in profondità,al buio. Anche Francesco è sceso e non piano. Ed ora anche per lui c’è il buio.

 

Diego ora va in strada. E’ esausto. Vorrebbe interrompere questo flusso ininterrotto di flash-back  che riempiono la sua testa. Esorta se stesso a rimanere aggrappato al presente, qui, nel momento, guardare ciò che c’è davanti ai suoi occhi e niente altro.

 

Francesco chiude alle sue spalle la porta dell’appartamento e scende in strada. Due passi dovrebbero garantire al flusso di sangue di circolare al meglio e consentirgli di recuperare un barlume di lucidità. Ed infatti. Pensa. Non avrebbe mai voluto fare quello che ha fatto. Quell’uomo, però, era così affascinante, ben vestito. Nulla in lui che non fosse al posto giusto. Era educato. Parole ricercate e la volgarità la lasciava volentieri agli altri. Un signore, insomma.

 

Diego si siede sul bordo del marciapiede.  Non avrebbe mai voluto vedere quello che ha visto.

Era una bella festa. Ben organizzata. Tutti gli amici erano li. Tutti avrebbero saputo quella meravigliosa novità che avrebbe cambiato la sua vita. E questa cosa lo faceva sentire più forte, più sicuro di se. Uscire allo scoperto, raccontare tutto in una volta insieme al suo compagno. Parlare a tutti con il cuore. Ed ognuno dei presenti avrebbe ascoltato, certamente con un misto di stupore e gioia, che si può essere uomo e vivere d’amore con un altro uomo. E passare con lui il resto della vita. 

 

Mentre cammina, Francesco, ripensa a quel maledetto momento. Il suo compagno che apre la porta della camera da letto e lui che allontana bruscamente le sue labbra da quelle del partner occasionale. E’ stato come ricevere un secchio d’acqua gelata in faccia. Ti scuoti e ti domandi improvvisamente dove ti trovi, cosa stai facendo, chi è l’uomo seduto al tuo fianco. Ed intanto il tuo compagno e li che vi fissa. Sembra che gli stia esplodendo il corpo tanto è teso. Rigido. Come se un blocco di ghiaccio stesse per spaccarsi in mille pezzi da un momento all’altro.

 

Diego ha mille domande. Ed ora cosa fare? Dov’è il mio uomo. Perché non scrive, non mi chiama? Ha pensato che forse tutto ciò era più grande di lui? Troppe domande . Nessuna risposta. O meglio, nessuna risposta a cui lui possa rispondere. Solo la voglia di sparire, farsi leggeri come una piuma e questo vento gelido che ti spinge. Forse sa dove portarti. Allontanarsi da tutto e da tutti.

Aver messo emozioni, sentimenti, onestà, verità, fragilità sulla roulette dell’amore e poi accorgersi di rimanere senza neanche più una lacrima da piangere. L’anima devastata ed il cuore che batte per i fatti suoi. Che miseria! Diego sale a casa.

 

Francesco è stanco di camminare . Ha fatto solo cento metri, ma è come se il peso delle sue azioni appesantissero il suo incedere. Maledetta quella debolezza! Gli era sempre piaciuto rischiare nella sua vita. Ma ne era sempre uscito vincitore. Solo che questa non era una prova di coraggio. Un gioco dove si vince o perde. E comunque lui ha perso. Sa di aver perso una bellissima persona. Intelligente, sensibile, romantica, altruista.

Francesco torna al suo appartamento. Si siede ed accende il computer. Apre la posta. Messaggi da inviare. Scrive. “Io ci sono, se vuoi”. Bello stronzo, pensa anche.

 

Diego è in cucina. Ha bisogno di un bicchier d’acqua. Poi si avvicina al computer. Le mani tremano. Tutto il suo corpo trema. Il cuore non vuole rimanere al suo posto. Troppe emozioni in una sola volta.

Accende il portatile. Apre la posta. Vorrebbe scrivere, ma nota un messaggio in” posta in arrivo”. La mano è gelida ed a fatica apre il messaggio” Io ci sono, se vuoi”. E piange. Senza freni.

Lacrime di  rabbia. Poi di speranza. Poi le lacrime cessano. E risponde:”Io ci sono sempre stato”. Invio. 

 

Gabriele Marcon