L'inverno 2016 di nonnina

Nei libri illustrati che si leggono da piccoli, le luci che si intravedono da lontano sono sempre un simbolo di calore e una luce può risvegliare dei ricordi profondi come accade a quella sera alla vecchia tartaruga mentre stava camminando lentamente verso casa*.

Soprannominata con tenerezza “nonnina” da tutti (benché non abbia mai potuto riprodursi per motivi oscuri) era molto stanca quella sera. Oh niente di particolare, soltanto un po' d’artrosi alla lingua, dolori di schiena per sovrappeso e qualche problema gastrico per cattiva alimentazione. Ah! Non era più come una volta, i tempi erano cambiati, decisamente. Oramai il cibo faceva schifo, al meno a lei. Inquinamento, stress, fertilizzanti. Tante sue amiche si erano ammalate, con alito da vomito, stomaco in depressione, stanchezza immensa generale e cronica per il troppo disgusto di un alimentazione mono gusto monotipo, o per aver dovuto camminare troppo lontano per trovare qualcosa di decente e mai trovare pace.

Anche lei aveva fatto un bel po' di strada. Si era ritrovata più volte in alcuni giardini di città, da borghesi orgogliosi e divertiti dalla loro cosa da esibire agli ospiti. Si era anche ritrovata in alcuni libri di animali per bambini nel fondo d'una libreria a Roma, ai Colli Portuensi e persino in alcuni reportage alla tivù (veniva bene sullo schermo, così le dicevano per lusingarla, e funzionava...)

Le luci come delle candele vacillanti le facevano venire a galla tanti ricordi, come se fossero tante vite diverse. Dei natali da non più finire nelle case dei borghesi, le luci gialle quasi fosforescente delle immagini nei libri dei piccoli... Oppure le vere luci della propria vita, quella per esempio del locale dove cercava di raggiungere inesorabilmente la Lepre, la sua passione platonica di gioventù! Una fiamma intensissima, una storia stravolgente, con tanti colpi di scena, tanti sbalzi, tanti uragani, ma tanta intensità e felicità di promesse e speranze di eternità, seguite da lite o eventi travolgenti, devastanti.

Deserti, angosce e dolori forti, che soltanto i poeti possono lodare. Per anni, la nonnina ha provato questo ritmo affettivo diventato il suo, all’epoca.

Le luci giallastre s’ingrandirono. La sua vista si era naturalmente danneggiata col passare del tempo, erano  i suoi altri sensi che la padroneggiavano, e non tutti i giorni. Chi la voleva contattare? Uno dei suoi numerosissimi defunti? Uno dei suoi numerosissimi ammiratori? Chi la voleva abbagliare? Uccidere? Farla sparire poi, boh! Oh un bel banchetto bio le sarebbe bastato.

Era diffidente, una volta aveva preso un colpo da un faro di una bici poggiata per terra in piena notte su una stradina di campagna. Mannaggia, che vitaccia. Sempre piena di peripezie, guidata da chissà che libertà, indipendenza, forza del desiderio. Niente paura, mille e una notti mai uguali, numerosissimi posti stupendi (per ciò era diventato difficile), persone o personnaggi totalmente diversi e singolari, incontri stravolgenti, anche dei più semplici, cibo esotico, cibo animale, cibo dal frigo (che schifo), cibo verde , arrancione, cartaccio vegetale marino, minerale, plastica. Insomma di tutto! Aveva anche fatto delle manifestazioni per la libertà delle sue condizioni, per la protezione del guscio, contro i pregiudizi sulla lentezza. Anche se le piaceva tantissimo mostrarsi in giro (non voleva farne appunto soltanto uno strumento di seduzione). 

“Caspita, sto veramente invecchiando sul serio, con tutti questi film del mio passato” pensò, sbadigliando, rintanandosi nel suo guscio, preparandosi al suo minuto serale di meditazione.

Ma il minuto non l’ebbe perché subito la luce (le luci erano diventate una sola, tanto non si capiva bene) si trasformò in un focolare, intorno al quale vide subito tantissimi personaggi conosciuti, che però non s’aspettava di vedere.

La lepre per prima (ma che brutta adesso, mamma mia, ecco perché rimane single), poi delle sue care amiche, che gioia, altre tartarughe di altri continenti incontrate per dei reportage o nei laboratori di ricerca (tanti avrebbero fatto di tutto per stare lì tutta una vita al calduccio, coccolate dai ricercatori) però anche altri animali, quelli simpatici dei libri per bambini, anche alcuni bambini che avevano portato altre tartarughe di cartoni animati 3 D, per mostrarle alla nonnina. La modernità!!! Insomma, forse una cinquantina di "persone", tra cui alcune vecchissime conoscenze. 

“Ma che scherzo è? Cosa succede? Perché non sono stata avvertita? un ritocchino l’avrei potuto fare no?” disse sbirciando le sue amiche di traverso. “Ehi bambini, sapete che non festeggiamo mai i nostri compleanni noi animali? No! Il vantaggio è che non ho bisogno d'un bambino per il mio compleanno, capito? Non mi serve... Ehi tu, bello mio, capisci quando ti parlo? Ahhh che fatica...”

Naturalmente, era contenta, forse contentissima, ma nonnina era confusa e quindi ora il suo cuore vacillava...

Si sentì una prova microfono. Uno due, uno due... rm rm.... ricconobbe la bella voce della lepre...

"Nonnina cara" (che gli prende, sarebbe deprimente a questo punto?) “Ti vogliamo tutti tanto bene” (si... um... tutti questi occhi umidi adesso, cosa succede? Se ne vanno tutti via insieme su un altro pianeta e mi piantano in asso, devo prepararmi ad incassare ).

“Hai percorso una strada piena di ostaccoli” (O Dio, mi sta sepellando viva adesso, ma che cavolo ha combinato questo qua, ad un tratto prendo dieci anni di più) “di difficoltà, di insidie, guai e altre disgrazie (O mado... ma fermati!!! e tu una vita strapiena di stronzate... se non fosse per gli altri, la strozzerei). Sei secondi di silenzio (no comment, voglio morire subito, hai vinto)

"Ora…" (voce che si alza verso gli acuti, emozionata, tipo la predica del prete alla messa) "è tempo di riposare, nonnina!"

In quel preciso istante si sentì un ritmo musicale sudamericano, un’orchestra argentina di mini tartarughe che sbattevano con bastoncini contro gusci di tartarughe giganti.

Formidabili, le riconosco, delle donnine carinissime, esemplari e bravissime musiciste... che bello... sto riprendendo un po' le mie energie... una sirena, mia conoscente, mi viene incontro.

“Venga nonnina, mi segua, la prego”

Luci, mini fuochi d'artificio, odori di insetti, di terra umida, di frutta del bosco, d’insalata bella croccante... un tappeto rosso di radicchio tutto per me.... e la voce di un ex ammiratore che mi disse: “Carissima, abbiamo fatto una racolta, e ti proponiamo una bella pensione, tu che non hai mai potuto pagare tutti i tuoi contributi , hai viaggiato tantissimo, sappiamo che sei stanca, che la tua salute, come tutti noi della tua generazione, è vacillante e che le medicine e visite costano un sacco, che la ricerca di cibo buono è diventato uno strazio, allora, nonnina, se accetti (devi accettare) ti regaliamo un giardino di lusso, di 8 ettari, tutto per te, con un ruscello e un bosco, una vegetazione densa, tantissimi alberi, dei lamponi, fragole di bosco, orto bio, curato dai più grandi ecologisti della terra, un silenzio incomparabile, una terra formidabile. Niente paparazzi, muri altissimi, guardia giurata davanti al portone, niente umani, soltanto i giardinieri pagati per lasciarti in pace e la visita settimanale, con il tuo permesso, di tutti noi, a turno e ogni tanto, tutti insieme, anche facendo feste da urlo. Che ne dici? È da più di un anno che stiamo preparando tutto questo, hai la fortuna di avere tanti amici quindi, sì, è un paradiso costoso, però è condiviso tra di noi. Poi “A sotto voce” tramite i nostri contatti giornalistici della Rai, siamo riusciti ad avere una bella raccolta tramite sms a 2 euro. Sei una star nonnina ormai, la nostra star !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 

A queste parole piene di stelline dorate e cuorini (quelli che escono dagli occhi), nonnina si svegliò, la lingua tesa e addolorata dal freddo umido, la sensazione d’avere almeno due tonnellate sulla sua schiena, l’occhio chiuso, la fame. Si disse: "Ah, mi sa che mi rimane qualche missione e qualche viaggio da fare. Conosco un sacco di bella gente, ho una rubrica strapiena, in tutti gli ambienti sociali, a tutti i livelli, magari posso approfittare per qualche bisognoso, per il tempo che mi rimane da vivere, tanto l’energia ce l'ho ancora quando si tratta di fare ciò che desidero”.

Chiamò una mia amica del Galapagos e le disse:

“Aoh! Guapa ! Dimmi, che tempo farà da voi tra 6 mesi? Il tempo d'arrivare, sì, sì, sono della partita, puoi contare su di me! Mi conosci, no... senti, mettimi da parte tutti i frutti e verdure belle fresche. Scusa, certo, come no, adoro il vostro cibo, stai a scherzà.... poi veramente ne avrò proprio bisogno arrivando sul posto, sai. Grazie mille cara...a tra tanto, ciaociaciaciao"

Poi telefonò ad uno suo amico illustratore: “Mi aiuteresti a trasferirmi sulle Isole Galapagos davanti all’Equatore attraverso una storia per favore? Ti ringrazio, sei un tesoro.”

Poi ultima telefonata ad un’amica vicina di casa: “Senti cara, ti va di mangiare un boccone a pranzo con me?”

 

Poi fece un sonnellino, che bella giornata oggi, ho un bel progetto di vita!

Blandine Arondel

*incipit tratto da Ricordi di un vicolo cieco di Banana Yoshimoto