L'isola che non c'è

Era una cosa che la faceva soffrire sentirsi così unica, così diversa da tutti. Ma un tempo ne era stata fiera, le piaceva essere al centro dell'attenzione.

Zeffirina si alzò sospirando. Anche il suo nome aveva in qualche modo segnato il suo destino.

- L'ho trovato leggendo i classici greci – le diceva sempre suo padre quando lei si lamentava per essere stata marchiata con un appellativo tanto insolito.

Fortunatamente tutti avevano iniziato a chiamarla “Zeffi”, un soprannome che ricordava un dolce vento primaverile e conteneva in sé un qualcosa di delicato ed esotico.

Capelli biondissimi, pelle di latte ed occhi di ghiaccio, la ragazza sembrava provenire dal Nord Europa invece che da una gaudente cittadina emiliana.

Zeffi si guardò attorno: la natura di quell'isola la incantava. Il mare pareva una tavolozza di colori in cui confluivano tutte le sfumature di azzurro e la macchia mediterranea era come spettinata dalle correnti d’aria che provenivano dai vari punti cardinali.

In quella insenatura, che aveva soprannominato “la mia Polinesia”, la ragazza si ritirava spesso a riflettere. In quei momenti avvertiva il bisogno di stare sola e i divertimenti rumorosi dei suoi amici la stancavano. Non che disdegnasse la compagnia, anzi era di carattere decisamente socievole, ma le sue esigenze non erano soddisfatte da un aperitivo preso in allegria o da una scatenata serata in discoteca. Aveva bisogno di altro e così si rifugiava in quell'angolo di paradiso per leggere o anche solo per contemplare la natura.

D'altronde la ragazza nei passaggi importanti della sua vita aveva sempre dimostrato di possedere una marcia in più. A scuola i suoi temi erano portati d'esempio per la fluidità lessicale e per i contenuti creativi e in quel periodo tutto quello la lusingava.

Anche successivamente, si era sempre distinta fra i suoi coetanei per la brillantezza dei suoi risultati e, soprattutto, per la facilità con cui li conseguiva. Ma, da quando era stata chiamata per collaborare all'Università a fianco di uno dei più rinomati professori della città, il divario con gli amici, che si dibattevano tra mille difficoltà, era divenuto incolmabile, nonostante la dolcezza e la disponibilità del suo temperamento.

Zeffi era in effetti una ragazza speciale: una sensibilità non comune, unita ad una innata profondità di pensiero, la rendevano una persona che ispirava ammirazione e, allo stesso tempo, un certo timore.

Ma arrivata a 34 anni, la giovane cominciava ad averne abbastanza di quest'etichetta che le avevano incollato e che sembrava condannarla alla solitudine: tutti i suoi conoscenti si erano sposati e lei aveva spesso l'impressione di essere il pezzo difettoso di un puzzle, che non riusciva ad incastrarsi con l'insieme.

Come tante altre volte, la ragazza entrò nell'acqua fino alla vita, godendosi lo spettacolo delle piccole onde increspate che si infrangevano sulla sabbia di madreperla della sua caletta preferita.

Che meraviglia! Quante strane figure disegnava la schiuma prima di dissolversi sulla ghiaia colorata! Quel gioco la faceva tornare con la mente a quando, da bambina, intravedeva nei ricami bianchi dell'acqua i personaggi magici delle fiabe che le raccontava la mamma.

Mentre si stava perdendo in quei ricordi pieni di nostalgia, qualcosa all’improvviso la fece trasalire.

Un'onda non seguì il suo percorso naturale e invece di infrangersi sulla riva, risalì verso l'alto formando uno strano zampillo che ricadde su entrambi i lati, facendola sembrare una fontana.

Zeffi si stropicciò gli occhi: non c'erano dubbi, era sicuramente ben sveglia.

Lo strano fenomeno prosegui per alcuni minuti, poi la schiuma tornò a depositarsi lentamente sul mare delineando una forma ovoidale che assunse via via delle tinte particolari.

Da lì emerse, come il chiarore dell'alba, una deliziosa creatura con lunghi capelli biondi. La parte inferiore del suo corpo era completamente ricoperta di squame, ma la cosa più particolare era che la coda terminava con una piccola scopa di ruvida saggina.

- Chi sei? – gridò Zeffi allibita – Le sirene non esistono!

- Ma io non sono una sirena come tutte le altre, sono la Sirena Spazzina! – disse la creatura magica   allontanando con un colpo secco di coda un pezzetto di plastica gettato in mare da qualche turista distratto.

Con grande sgomento, Zeffi si accorse che la sirena le assomigliava in maniera impressionante: aveva lo stesso sguardo intenso e i medesimi lineamenti delicati. Le sembrava di riflettersi in uno specchio e di conversare con una sosia: era un'esperienza che la turbava!

- Cosa vuoi da me? – le chiese un po’ diffidente.

- Non aver paura Zeffi! So che sei una persona speciale e per questo ti ho scelto come mia complice.

- Cioè? – urlò la fanciulla che cominciava ad aver paura.

- Tu sola – disse la sirena in tono solenne – avrai il potere di pronunciare la parola magica che spezzerà l'incantesimo di cui sarai spettatrice.

- Quale incantesimo? Quale parola magica? – chiese ormai sgomenta la ragazza.

Ma la sirena non rispose e, con un guizzo fulmineo, scomparve nell'acqua turchese lasciando dietro di sé una lunga scia candida.

Zeffi si sedette con la testa tra le mani.

- Sicuramente ho avuto un incubo – pensava – il sole deve avermi giocato un brutto scherzo. Ora anche una sirena mi considera diversa dagli altri, come se non bastasse l'opinione che hanno di me tutti quelli che mi conoscono…

Entrò in acqua con l'intenzione di fare una lunga nuotata, ma dopo la prima bracciata, fu disturbata da un rumore molto fastidioso in avvicinamento. Alzò la testa e con grande disappunto, scorse due moto d'acqua che venivano nella sua direzione. I guidatori frenarono a pochi metri da lei ed iniziarono a conversare tra loro tenendo i motori accesi.

Zeffi detestava quei mezzi di trasporto e tipi come quelli, che facevano i loro comodi senza curarsi degli altri.

- Ehi non vedete che sto facendo il bagno? – sbottò esasperata – State inquinando tutto!

- Bella, il mare non è solo tuo e se non ti va bene puoi andartene da un'altra parte! – le urlò uno dei due con aria indisponente.

- E' meglio che mi allontani – pensò la fanciulla – tanto ormai la quiete del mio rifugio è andata a farsi benedire.

Ed uscì di corsa dall'acqua.

Un rumore simile ad un tuono la fece girare di scatto. Là, dove fino a pochi istanti prima si stendeva uno specchio d'acqua trasparente, si era formata una spianata brulla, interrotta da qualche duna e da piccoli crateri che facevano assomigliare la baia a uno scorcio di paesaggio lunare. I due ragazzi impertinenti erano stati disarcionati dai loro automezzi e ora giacevano doloranti e storditi sulla terra riarsa.

Zeffi si sentì rabbrividire. Cosa stava succedendo?

Temendo per la loro sorte decise di andare a cercare i suoi amici. Superò una curva a gomito che la separava dal posto dove li incontrava abitualmente e rimase come impietrita: in quell’insenatura si era verificato il medesimo fenomeno della baia e la gente stava scappando terrorizzata.

La ragazza incontrò Laura, la sua migliore amica.

- E' la fine del mondo – piagnucolò abbracciandola – Oh Dio, non voglio morire!

Gli altri giovani del gruppo, giunsero poco dopo.

- Zeffi, cosa facciamo? – le chiesero – Fatti venire una buona idea!

- E dai! – pensò Zeffi – Anche in questa situazione devo recitare il ruolo della salvatrice!

Era molto contrariata, ma come al solito non si tirò indietro.

- Forse è meglio allontanarsi dalla riva – disse – Mi sembra che quest’orrore si stia manifestando sulla costa, dove c'è la massima concentrazione di turisti.

Le previsioni della ragazza si rivelarono esatte. Man mano che l'auto si dirigeva verso l'interno dell'isola, la natura ritornava ad esprimersi in tutto il suo splendore: mirti, querce da sughero, eucalipti dondolavano dolcemente nel vento come se nulla fosse successo.

Purtroppo questa pace non durò a lungo. Una vera e propria fiumana di bagnanti, imitando Zeffi e i suoi amici si riversò con vari mezzi di trasporto verso l’interno dell’isola con l'intenzione di accamparsi.

L'isola aveva mutato completamente morfologia: era come imprigionata da una cornice scura che a poco a poco sembrava risucchiarla.

Zeffi si aggirò tra la gente che, disperata, era in attesa di un mezzo per fuggire lontano. I traghetti, infatti, non riuscivano ad attraccare per la presenza di secche sconfinate in quelle baie incantate che fino a poco tempo prima avevano attirato turisti da tutto il mondo. Gli aerei erano stracolmi e molti non riuscivano a partire. In quella situazione drammatica, la forza e la dolcezza della ragazza si trasmettevano agli altri, sollevandoli, anche se per pochi attimi, dalla sensazione di sgomento ed impotenza.

Un giorno la fanciulla, desiderosa di pace, si allontanò dalla folla avviandosi verso luoghi più solitari.

Si trovò, ad un tratto, di fronte allo specchio immobile di uno stagno, dove camminavano dei fenicotteri. Mentre assaporava la quiete del paesaggio, nell'acqua iniziarono a comparire dei cerchi concentrici, come se qualcuno alle sue spalle avesse lanciato un sasso e dal centro del vortice emerse la Sirena Spazzina con un'espressione radiosa.

Zeffi, il cui stato d'animo era molto diverso, si rivolse alla creatura magica piena di rabbia.

- Hai visto cosa hai combinato? – ringhiò – E adesso come faccio a trovare la parola magica per porre fine a questo scempio?

La sirena non si scompose minimamente e porse alla ragazza un pezzo di legno nodoso.

- Non temere Zeffi! – le disse – Tu sei una persona unica, diversa dagli altri e con l'aiuto di questa bacchetta, troverai presto la formula per spezzare l'incantesimo.

E come già aveva fatto la prima volta, con una rapida piroetta si tuffò nell'acqua grigiastra e sparì.

La giovane tornò dagli altri con il cuore colmo di angoscia. Come poteva la sirena addossarle una simile responsabilità? Si sentiva sola più che mai ed abbandonata dal resto del mondo.

Un anziano signore, con una lunga barba, le rivolse la parola obbligandola ad abbandonare i suoi tristi pensieri.

- Salve, sono un medico – le disse abbozzando un piccolo inchino – Ho notato il suo atteggiamento disponibile e positivo e avrei bisogno di volontari come lei all’ospedale del paese. Con questo disastro siamo pieni di feriti e gran parte del personale si trova in ferie.

- Perché no? – pensò sospirando Zeffi – Almeno posso rendermi utile, visto che non riesco a trovare una soluzione al mio problema.

E si avviò un po' rassegnata verso l’auto dello sconosciuto.

Nella cittadina dove sorgeva l'ospedale, il tempo sembrava essersi fermato: nelle viuzze tortuose davanti alle piccole case bianche sedevano signore anziane vestite di nero che osservavano immobili e silenziose il mondo circostante.

La struttura ospedaliera era abbastanza moderna, ma totalmente inadatta ad accogliere un grande numero di degenti. Zeffi si dava da fare nelle corsie con la maestria di una vera infermiera anche se non possedeva alcuna esperienza di quel genere di lavoro.

Di tanto in tanto, per distrarsi, faceva dei giri nei dintorni del paese, dove, nascosti nella macchia mediterranea, sorgevano piccoli agriturismi.

- Ehi bella bionda – le urlò un giovane che lavorava a torso nudo – facci un po’ di pubblicità tra i tuoi amici!

E le porse un biglietto da visita.

- A nessuno interessa questa parte dell'isola – continuò – stanno tutti ammassati nelle località balneari.

- E' proprio vero! – pensò Zeffi – Abbiamo completamente perso di vista cosa vuol dire fare turismo. Siamo solo in cerca di chiasso e di spiagge affollate e ci dimentichiamo di conoscere la vera anima di un luogo.

Tornata sui suoi passi, incontrò Ugo il medico che la salutò allegramente.

- Ciao Zeffi! Oggi non c'é molto lavoro e puoi prenderti una mezza giornata di riposo. Se vuoi, ti presto la mia auto così hai la possibilità di fare un giro. A stasera!

E le lanciò la chiave della macchina.

La ragazza prese a guidare lentamente: andare a zonzo senza meta le dava un senso di libertà e di leggerezza. Ad un certo punto spinta da un impulso incontrollabile si diresse verso la sua baia preferita e quando scese dalla macchina, davanti a tanta desolazione si senti invadere da una grande tristezza.

Tirò fuori dalla tasca la bacchetta magica e l'agitò.

Ah se solo avesse potuto trovare il modo di far terminare quell'inferno!

- Forse un po’ di rispetto sarebbe stato sufficiente per salvare la natura! – esclamò con sgomento.

Come per magia, un giglio di mare spuntò accanto ai suoi piedi e la terra riarsa tutt'intorno incominciò a sbriciolarsi come se fosse fatta di cartapesta. L'acqua azzurra e la sabbia candida iniziarono a comparire ovunque.

La ragazza che sembrava impazzita, si mise a correre lungo la riva.

- Rispetto, rispetto! – gridava agitando la piccola bacchetta magica.

Ma non ce n'era più bisogno: tutto, in pochi attimi, era ritornato come prima.

La Sirena Spazzina riemerse dal mare cristallino in tutto il suo splendore.

- Hai visto Zeffi? Ce l'hai fatta! – le disse con dolcezza – Ora sei pronta per ritornare al tuo passato.

- Al mio passato? – le chiese la ragazza piena di stupore.

- Sì al tuo passato. Quello che hai visto é il mondo come potrebbe diventare nel futuro per colpa delle persone che non sono come te. Sei una ragazza speciale e devi essere orgogliosa della tua sensibilità: queste tue qualità saranno un dono per gli altri, ma solo se se le saprai accettare.

E tuffandosi all'indietro scomparve.

La giovane iniziò a correre verso la baia dove aveva lasciato i suoi amici all’inizio della sua straordinaria avventura. Li trovò sdraiati e silenziosi sulla spiaggia ormai deserta.

- Zeffi, dove ti eri nascosta? – urlò uno di loro – Dobbiamo organizzare la caccia al tesoro e nessuno sa farlo come te!

Ma questa volta la fanciulla non si sentì a disagio e sorrise in pace con sé stessa.

Zeffi scese i gradini dell'università quasi saltando per la gioia: la promozione che aveva ottenuto era del tutto inaspettata. Quest’ulteriore conferma del suo valore la rendeva euforica: si sentiva consapevole delle sue capacità ed incredibilmente forte. L’avventura vissuta aveva sicuramente contribuito a ridarle fiducia ed autostima. Adesso era certa che le sue doti sarebbero state di grande aiuto per tutti ed una risorsa insostituibile per coloro che la circondavano.

- Si, é bello sentirsi unica e un po’ diversa - si disse – in fondo l’originalità non é che l’essenza di ogni essere umano anche se questo a volte può significare percorrere una strada differente dagli altri.

Era così immersa nei suoi pensieri che non si rese conto di essere già arrivata a casa di Laura. Quella sera era in programma un incontro con gli amici che avevano passato le vacanze con lei: fotografie, filmini, ricordi e progetti sarebbero stati i protagonisti assoluti.

Il suo ingresso fu accompagnato da un’ovazione generale.

- Zeffi, tu sei senza alcun dubbio la più bella professoressa della città – disse uno in tono malizioso – ma stasera sei troppo radiosa, ci nascondi qualcosa.

- Ma no, non é successo nulla. – si schernì la ragazza – E’ solo che mi sento finalmente serena: ma dove sono queste foto?

Mentre osservava i meravigliosi paesaggi immortalati, non poté fare a meno di pensare a come quelle immagini contrastassero con quanto aveva vissuto.

- Allora l’anno venturo stessa spiaggia stesso mare? – le chiese il più intraprendente del gruppo.

- Io invece proporrei di fare un giro all’interno dell’isola, per conoscerne le parti più selvagge ed autentiche – disse Zeffi a sorpresa.

- Ma dai, sarebbe una vera noia, lì non c'è alcun tipo di diversivo! – obbiettarono quasi tutti

- Il divertimento lo creeremo noi – incalzò la ragazza – Vedrete, sarà una vacanza speciale!

-Va bene, se lo dici tu lo sarà sicuramente – disse una in tono convinto – dato che ad organizzarla é una donna speciale!

E tutti applaudirono con entusiasmo.

Zeffi si sedette a gambe incrociate a mangiare con gli altri un pezzo di pizza e si guardò attorno soddisfatta. Non si sentiva più l’elemento difettoso di un puzzle, tutto ormai combaciava alla perfezione!

 

 

Cristina Manuli