La canzone magica

Quell’anno il grano era alto. A fine primavera aveva piovuto tanto e a metà giugno le piante erano più rigogliose che mai. Crescevano fitte cariche di spighe, pronte per essere raccolte*. Era il 14 giugno e Clara, come suo solito, correva spensierata in mezzo al grano. Le piante le facevano il solletico sulle gambe e la sua gonna mossa dal vento si alzava e si abbassava come le ali di una farfalla. I suoi capelli erano neri come l’ebano e gli occhi blu profondi più del mare. Quella mattina il sole le illuminava il viso trasformando le sue guance in due arance rosse rosse. A mezzogiorno il campanile suonò e Clara a malincuore si avviò verso casa. La bambina corse sul retro della casa salì la scala esterna che portava in camera sua, posò la giacca e fece per andarsene, ma qualcosa catturò la sua attenzione. Sulla federa bianca del cuscino si vedeva chiaramente l’impronta nera della zampa di un pappagallo. Stupita, Clara si guardò intorno, ma non vide niente. Infine il suo sguardo si posò sul lampadario e lo vide. Era lì appollaiato e sembrava in attesa di qualcuno. La guardava.

- Era ora che arrivassi! – disse il pappagallo – È tanto che aspetto, sai?

Poi volò fino al comodino. Aveva una voce particolare, quasi umana, ma soprattutto sembrava che sapesse il fatto suo. Quel pappagallo ragionava!

- Ma tu chi sei? – gli chiese Clara sempre più allibita – E perché mi aspettavi?

- Io mi chiamo Pietro, piacere di conoscerti, Clara – rispose lui tranquillamente, come se si conoscessero da sempre.

Notando che la bambina era sempre più sconvolta a quelle sue rivelazioni, il pappagallo cercò di tranquillizzarla.

- Lo so che cosa ti stai chiedendo, vieni, ora ti spiego tutto. Siediti sul letto, chiudi gli occhi e … Immagina …

Clara si ritrovò in un giardino e accanto a lei volava Pietro.

- Questo è il Paese Pappagallo dove vivo con la mia famiglia e i miei amici – disse Pietro.

La bambina si guardava intorno, ma vedeva un paesaggio triste intorno a lei: fiori appassiti, alberi mezzi marci, ma la cosa più incredibile era che il sole era diventato nero per metà!

- Ma cosa è successo? – chiese Clara con voce allarmata.

- Devi sapere che al centro della foresta – iniziò a raccontare il pappagallo – è apparso qualche tempo fa un piccolo cuore nero. Sta ancorato a terra come se avesse le radici e sta succhiando la vita e l’energia del mio mondo crescendo di secondo in secondo. Presto esploderà e moriremo tutti se non riuscirai a fermarlo.

- Io? E come posso farlo? – esclamò la bambina incredula e agitata.

- Non lo so – rispose Pietro e con un’espressione sognante riprese il suo racconto.

- Nella foresta c’è un passaggio segreto che conduce sottoterra. Volando nei cunicoli sotterranei si arriva in una stanza esagonale. Sulle sue pareti sono marchiate a fuoco queste parole: <<Un giorno vi troverete in un grave pericolo. Allora chiamate una bambina che sappia volare con le ali della fantasia. Lei vi salverà>>. Soltanto ora capisco che cosa significhi tutto ciò.

Clara era perplessa. Nel suo cuore stavano lottando due emozioni contrapposte: da una parte l’attrazione che provava per questa strana avventura unita al suo spiccato altruismo naturale, dall’altra la paura di non riuscire nell’impresa e di morire insieme ai pappagalli. Ma poi prese la sua decisione.

- Va bene, ti aiuterò.

Il pappagallo sospirò contento. Aveva trovato la persona giusta.

- Dove si trova il cuore nero? – chiese Clara.

- Vieni, ti accompagno – le rispose Pietro.

Mentre rifletteva su come agire, la bambina si mise a canticchiare una canzonetta: cantare l’aveva sempre aiutata a rilassarsi e a pensare. Arrivati ad una certa distanza dall’“essere risucchia energia” si sentì un boato provenire dal centro della foresta. Clara fece subito silenzio per ascoltare meglio, ma appena chiuse la bocca quel rumore assordante cessò.

- Che cos’era quello? – domandò la bambina incredula e molto spaventata.

- Non ne ho idea, non ho mai sentito un boato simile! – rispose il pappagallo scioccato come lei.

Cominciava a temere di aver sottovalutato la reale pericolosità di quell’immonda creatura. Poi Clara ebbe un’idea. Raggiunsero il luogo dove stava radicato il mostro, le cui attuali dimensioni lasciarono i due amici senza parole, e si nascosero dietro un cespuglio. Clara si mise in ginocchio in modo da poter vedere il cuore e riprese a cantare. Quella massa scura e compatta emise di nuovo quel boato assordante e lentamente iniziò a cambiare colore: da nero divenne viola e successivamente rosso. Clara si tappò le orecchie e alzò la voce continuando con il suo canto. Il cuore rosso estrasse da terra una per volta le sue quattro radici e in seguito a ciò cominciò la lenta riduzione delle sue dimensioni e in contemporanea il boato diminuì fino a sparire del tutto. Solo allora la bambina smise di cantare e lentamente si avvicinò al piccolo cuore ora adagiato sul terreno. Lo prese in mano e lo portò all’altezza del petto dove quel corpo ormai inerme scomparve. La bambina si guardò intorno e i suoi occhi brillarono. Nella foresta tutto stava ritornando a vivere. Sembrava che fosse arrivata la primavera e finalmente la luce del sole era tornata a splendere. All’improvviso nel terreno si aprì una buca e un raggio di sole illuminò il suo interno.

- Quello è il passaggio segreto! – esclamò Pietro esterrefatto – Si è riaperto dopo secoli!

- È stata lei a liberarlo: ci ha salvato da un grave pericolo! – disse una voce alle loro spalle. - Principe Riccardo! – disse Pietro, riconoscendo la voce del principe dei pappagalli - Sembrate ringiovanito!

- Infatti ho recuperato la mia giovinezza come per magia. Come ti chiami bella bambina?”

- Clara – rispose lei.

- Grazie per tutto quello che hai fatto per noi pappagalli. Ora vieni con me.

Riccardo scortò Clara fino al passaggio segreto.

- Prima di entrare devi rispondere a questa domanda – disse con molta serietà – ti piacerebbe restare con noi pappagalli per sempre o hai nostalgia e vuoi tornare a casa? Sii sincera e rispondi tranquillamente.

Clara rifletté un attimo. Da quando era arrivata lì non le era mai mancata la sua famiglia e invece si sentiva parte integrante dell’affascinante Paese Pappagallo come se avesse sempre vissuto lì.

- Mi piacerebbe molto restare…

- Allora lasciati cadere nella buca – le disse Riccardo senza riuscire a nascondere una nota gioiosa nella voce.

Lei esitò un attimo, poi chiuse gli occhi ed eseguì. Il tempo rallentò e Clara fu inondata di luce. Sentì uno strano formicolio per tutto il corpo. Dopo un tempo che le parve infinito toccò terra e si stupì di non essersi sfracellata. Aprì gli occhi e tentò di fare un passo, ma non le riuscì e perse subito l’equilibrio. Allora spalancò quelle che credeva braccia e vide invece un paio di ali coloratissime.

- Ma cosa…

- Sei diventata una splendida pappagallina – dissero Riccardo e Pietro con tono orgoglioso, come se la metamorfosi fosse dovuta a loro – Hai scelto tu di restare con noi e per vivere qui dovevi per forza diventare un pappagallo.

- Davvero? – esclamò Clara dopo un attimo di perplessità – Quindi posso volare?

- Certo! Si fa così.

Dopo le spiegazioni e le dimostrazioni di volo si avviarono tutti e tre verso la stanza esagonale dove li accolse una folla di pappagalli in festa. Dopo un po’ il principe Riccardo chiese un attimo di silenzio e si avvicinò a Clara molto emozionato.

Vuoi essere la mia compagna di vita e principessa di tutti i pappagalli?

- Sì! – rispose lei felice.

Tutti proruppero in grida di giubilo per la nuova coppia appena nata. Così iniziò per il popolo dei pappagalli una nuova vita felice.

 

Carolina Ragucci

*Incipit tratto da Io non ho paura di Niccolò Ammaniti