La legge del bosco

All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. (Gianni Rodari, Favole al telefono)

Beth, era una ragazza molto determinata, che quasi sempre faceva scelte assennate e per questo alcuni la definivano saggia: la giovane età, però, a volte la portava a prendere delle decisioni avventate e per certi versi sgradevoli. Aveva l’obiettivo di scoprire un nuovo mondo, il suo non le piaceva più e spesso la faceva diventare triste: non riusciva a riconoscersi nelle persone che lo abitavano. Al mare era andata moltissime volte con i suoi genitori ma non aveva scoperto niente di nuovo; nella città poi la situazione era molto difficile e forse era proprio da lì che iniziavano le sue sofferenze e le sue paure. La terza strada, quella che non andava in nessun posto l’attirava irresistibilmente: aveva voglia di rischiare, non sapeva cosa avrebbe potuto incontrare, ma questo non le interessava. Per nessun motivo sarebbe rimasta in quel mondo in cui era nata e da cui si sentiva respinta.

Un giorno, alle prime luci dell’alba, Beth s’incamminò lungo la strada misteriosa. La ragazza aveva un po’di paura, ma era decisa a continuare e per nulla al mondo sarebbe tornata indietro. Si ritrovò a percorrere un sentiero tortuoso che attraversava un bosco dove i raggi del sole penetravano a stento tra gli alberi fitti: ci si vedeva appena e non si percepiva alcun rumore. Sembrava un bosco privo di vita!!!

Beth aveva l’impressione di aver già percorso una strada come quella, ma non si ricordava dove e quando: era come se l’avesse vista in sogno.

Mentre camminava la ragazza trovò per terra un foglio sporco e mal ridotto, e lo raccolse.

C’era scritto qualcosa e quando lo lesse, rimase completamente senza fiato per lo stupore.

“Aiutaci!” diceva il foglio. E nient’altro. Beth era turbata, dopo aver letto quella scritta aveva l’impressione di essersi caricata sulle spalle una grande responsabilità. Chi era l’autore di quel foglio e perché aveva bisogno di aiuto? Beth ebbe l’impressione che il bosco si fosse fatto ancora più buio, ma in realtà era il suo coraggio che stava venendo meno. Fu solo un attimo perché si fece forza e proseguì il cammino. Improvvisamente la terra cominciò a tremare e la ragazza scorse in lontananza delle enormi figure nere che stavano venendo nella sua direzione. Mise il foglio nella tasca dei pantaloni e si arrampicò su un albero alto. Quelle enormi figure si fermarono proprio sotto di lei, ma fortunatamente non potevano vederla perché i rami la nascondevano alla loro vista. Vide che si trattava di giganteschi uomini deformi, alti più di due metri, con una grossa gobba sulla schiena. La ragazza era spaventatissima e riusciva a controllare a stento il respiro affannato. Quei mostri annusavano rabbiosi l'aria come se percepissero la presenza di Beth. Erano a torso nudo e portavano dei pantaloni corti e malridotti. Dopo attimi che sembrarono interminabili i giganti si allontanarono per tornare ad inoltrarsi nel bosco e dall’alto Beth si accorse che si stavano dirigendo verso una luce lontana: sembrava originata da un fuoco perché si vedeva una colonna di fumo. Quando fu sicura di essere sola, la ragazza scese agilmente dall’albero. Aveva i pantaloni strappati, le facevano male le ginocchia ed era molto spaventata. Per nessun motivo avrebbe voluto incontrare di nuovo quei mostri, dall’aspetto così terrificante. Avrebbe voluto tornare indietro, ma una forza misteriosa la spingeva a proseguire lungo il sentiero. E così si incamminò verso la luce. Ad un certo punto, giunse in una radura dove c’era un bellissimo cervo addormentato: nelle sue lunghe corna erano incastonati dei diamanti purissimi che brillavano nell’oscurità.

Si avvicinò cercando di fare piano, ma il cervo si svegliò di soprassalto: sembrava molto spaventato e tremava come una foglia. Beth si accorse che aveva una zampa posteriore imprigionata in una trappola: subito gli si inginocchio accanto e lo liberò.

- Tu non sei come loro... – mormorò il cervo che incredibilmente parlava- Tu non sei come quei mostri deformi.

- Sono stati i giganti a legarti? – gli chiese Beth.

- Si, volevano portarmi nella loro caverna: ci stanno portando tutti gli animali di questo bosco magico. Odiano il bello e vogliono deturpare questo splendido posto distruggendo la flora e la fauna. Se nessuno ci aiuta, per noi sarà la fine!!!

- Ecco chi ha scritto aiutaci su quel foglio misterioso - pensò la ragazza.

- Poco tempo fa - disse il cervo - un ragazzo più o meno della tua stessa età ha provato ad aiutarci, ma è stato catturato dai mostri che lo hanno portato nella caverna. Io stavo andando là per cercare di fare qualcosa ma sono caduto nella trappola: quando tu mi hai liberato ero lì da almeno tre giorni: sono stanco e affamato ma non bisogna perdere tempo, dobbiamo andare alla caverna dei giganti prima che sia troppo tardi. Sempre che tu te la senta di accompagnarmi ovviamente…

Beth aveva visto quei mostri terribili, e ne aveva paura ma sentiva chiaramente nel profondo del suo cuore che la salvezza del bosco dipendeva da lei.

Così senza esitare saltò in groppa al cervo che partì correndo all’impazzata verso la colonna di fumo. I minuti scorrevano veloci: bisognava far presto!!! ,

Beth pensava a quel povero ragazzo che era stato rapito. Non le importava quanto fosse pericoloso correre su quel sentiero tortuoso, voleva solo arrivare il prima possibile.

Ad un certo punto però il cervo dovette fermarsi per riprendere fiato.

- Il tuo arrivo era previsto da un’antica leggenda – le disse – Tu puoi capire quello che io dico perché sei pura di cuore... sei la ragazza che il destino ha deciso che sarebbe giunta a salvarci!!!

Beth si sentiva onorata da tutti quei complimenti ma all’improvviso un brivido freddo le salì lungo la schiena: alcuni giganti stavano venendo verso di loro!!!

Urlò con quanto fiato aveva in gola e il cervo ripartì più veloce che poteva.

Era stranissimo che i mostri si aggirassero nel bosco di giorno, evidentemente li stavano cercando!

Anche se il cervo correva all'impazzata, non riusciva a distanziare i giganti che guadagnavano terreno ad ogni istante. Improvvisamente però gli alberi presero vita e sbarrarono il sentiero creando un ostacolo invalicabile tra i mostri e i due fuggitivi.

- Ce l’abbiamo fatta!!! – esclamò Beth tirando un sospiro di sollievo.

- Li incontreremo di nuovo, e saranno più arrabbiati che mai! – mormorò il cervo con un filo di voce.

Ma ormai era tardi per i dubbi e ripensamenti: i due erano giunti alla grotta ed entrarono con il cuore che batteva all’impazzata.

Era buio, ci si vedeva pochissimo e non si udiva alcun rumore. Poi Beth scoprì una porticina incastonata nella roccia, debolmente illuminata da una strana luce rossastra. Quando, tentando di aprirla, tirò la maniglia, una spaventosa figura nera si staccò dalla volta gettandosi su di loro.

Appena toccò terrà un enorme gigante si lanciò verso di loro a tutta velocità. I due dopo uno sguardo d'intesa si allontanarono proprio quando stavano per essere travolti e così il mostro si schiantò contro la porta che si spalancò. Il gigante semisvenuto li fissava con i suoi occhi rossi e vitrei mentre una nauseabonda bava biancastra gli colava dall’angolo della bocca: la sua voglia di annientare e distruggere era tangibile e faceva accapponare la pelle.

Il cervo e Beth correndo velocissimi attraversarono la porta: per fortuna il gigante non riusciva a passarci, era troppo stretta, e così non poté seguirli. Si ritrovarono in luogo buio, scarsamente illuminato da piccole luci rosse che pendevano dal soffitto e in lontananza si udivano della urla d’aiuto: il cervo riconobbe le voci dei suoi amici!!!

I due si affrettarono in direzione delle voci, finché un’altra porta sbarrò loro il cammino. Il cervo era emozionatissimo: i suoi carissimi amici erano ancora vivi!!

La porta si aprì senza nessuno sforzo: il cervo e Beth si ritrovarono in una grotta angusta dove c’erano tutti gli animali del bosco legati con delle catene alle pareti di roccia.

- Aiutateci a scappare, vi prego! – mormorò un ragazzo con un filo di voce.

Anche lui era incatenato e si capiva che ormai stava per cedere.

Beth gli si avvicinò, ma tutti i suoi sforzi per aprire i lucchetti furono vani.

I due ragazzi guardandosi negli occhi, provarono una strana emozione: tra loro era sbocciato qualcosa all’istante, anche se sembrava impossibile in una situazione del genere.

Si sentivano in lontananza i passi pesanti dei giganti che facevano vibrare le pareti della grotta: la ragazza, terrorizzata, capiva che non c’era tempo da perdere…

- Beth, se davvero vuoi aiutarci dovrai diventare una di noi – disse il cervo – tocca la fonte di energia rossa vicino alla porta e spezzerai l'incantesimo delle catene fatto dai giganti!

Beth aveva molta paura, era una scelta difficile: non riusciva ad accettare l’idea di trasformarsi per sempre anche se quello sembrava l’unico modo per salvare gli animali. Eppure quando incrociò lo sguardo del ragazzo, capì che voleva con tutte le sue forze liberarlo da quelle catene e che avrebbe fatto per lui qualunque cosa.

Toccò un fumo rossastro che si sprigionava da una bassa roccia di granito e si trasformò in un bellissimo cervo. Immediatamente le catene si spezzarono e tutti furono liberi!!! Beth però non vedeva più il ragazzo e si mise a cercarlo ovunque. All'improvviso nel buio della grotta le apparve un meraviglioso cervo dalle corna d'oro e riconobbe subito i suoi occhi: erano quelli verdi e dolcissimi del ragazzo… anche lui si era trasformato!!!

- Grazie Beth! – disse il cervo maestoso – Da oggi in poi saremo i protettori del bosco. Vivremo qui per sempre e tu sarai la mia regina!!!

Beth estasiata da quelle parole rispose che i giganti dovevano essere sconfitti ad ogni costo…

- Ci serve il vostro aiuto – disse.

Le sue parole vennero accolte dalle urla di entusiasmo di tutti gli animali, pronti a seguire in quell’ardua impresa i loro nuovi sovrani.

In lontananza si scorgeva il castello di un lugubre viola dove stavano asserragliati i giganti.

- Amici miei – disse il cervo – solo Beth mi accompagnerà nel castello, ma tutti voi dovrete attivare la vostra energia che ci sarà indispensabile per vincere.

Poi i due cervi salutarono i loro amici e si avviarono. Riuscirono ad entrare facilmente nel castello perché incredibilmente non c’erano guardie. Si ritrovarono in un mondo stranissimo con spazi e arredi di dimensioni inimmaginabili. Salirono una grande scalinata che portava sulla cima del castello ed entrarono in una torre. Beth, non senza sforzo, sfogliò le pagine di un enorme libro.

Con terrore apprese che i giganti erano delle creature infernali venute dal regno delle tenebre per infestare il nostro mondo.

- Che cosa significa? – disse Beth guardando il cervo, che sembrava brillare di una luce propria.

- Forse anche noi siamo morti Beth e le nostre anime vagano sulla Terra in cerca di pace... e non avremmo pace finché non sconfiggeremo i giganti.

Beth era terrorizzata, voleva piangere, non ci riusciva: non voleva davvero credere a quelle parole.

Poi all’improvviso si udirono le urla feroci dei giganti che li avevano scoperti.

- Presto Beth, scappiamo!!! – gridò il cervo.

I due corsero via così veloci che sembravano volare. Ma i giganti non erano da meno e non riuscivano a seminarli. Quando uscirono dal castello accadde un fatto miracoloso: l’energia sprigionata dagli animali del bosco paralizzò i giganti che non riuscivano più a muoversi.

Ci fu un momento di silenzio lunghissimo, Beth spinse all’estremo la sua concentrazione: chiuse gli occhi e quando li riaprì il castello e i giganti erano spariti.

- Beth ce l'abbiamo fatta! – disse il cervo, che rivelò finalmente di chiamarsi Alan.

Lei era davvero felice di essere riuscita a sconfiggere i giganti, ma non riusciva a sopportare l’idea di non poter più rivedere i suoi cari lontani.

- Non essere triste Beth – le sussurrò il cervo che evidentemente poteva leggerle il pensiero – un giorno incontrerai di nuovo tutti i tuoi cari e sarai proprio tu ad indicare loro la strada giusta per arrivare da noi.

Beth sorrise. Anche se aveva paura e nostalgia, era pronta a vivere la sua nuova realtà.

 

(Ilaria Gamboni)

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