La neve

La neve. Tanta neve.

 

La neve annunciata e non capita.

 

La neve accolta con difficoltà.

 

La neve che prende di sorpresa anche chi pensa di poter prevedere e controllare ogni cosa.

 

Poveri uomini presuntuosi. La neve esisteva prima delle automobili.

 

Quando decide di ammantare tutto, ammanta tutto; comanda lei, la candida, soffice neve.

 

Questi ed altri pensieri affiorano alla mente di Giovanna mentre, da dietro i vetri della finestra, guarda un paesaggio inusuale nella sua città, irreale. La neve copre case e automobili, ammanta alberi e lampioni, attutisce rumori. La sensazione nuova di Giovanna, dopo la prima eccitazione che le ha fatto scattare tante fotografie al mutato paesaggio, è che anche il suo cervello sia avvolto nella neve. Tutti i suoi movimenti sono rallentati, qualunque decisione, anche la più banale, diventa difficile da prendere. Si aggira per la casa a vuoto, vorrebbe dormire ma non ci riesce, provare a leggere è impossibile: manca la concentrazione. Impegnarsi nelle piccole cose pratiche di tutti i giorni è un’impresa insormontabile. La neve è nella testa di Giovanna, la neve comanda e condiziona ogni suo comportamento, ogni suo gesto.

 

Quando il cielo, da troppi giorni bianco, offre finalmente un po’ di azzurro, goccioline sembrano cadere dalla testa di Giovanna: la neve intorno al suo cervello prova a sciogliersi al primo raggio di sole malato. Dura solo un giorno. Poi, il cielo torna ad essere bianco e Giovanna torna nel suo torpore.

 

E’ bella? E’ brutta? La sensazione: è bella o brutta? Giovanna non saprebbe dirlo. Si lascia andare, veleggia in una condizione fino ad allora ignota, ma in fondo piacevole. Forse desiderata ed attesa. Impegni, responsabilità, cose da fare: tutto scivola nel candore della neve che tutto copre, tutto ammanta, tutto attutisce.

 

Ed è in questo preciso momento, in questa precisa situazione che Giovanna può iniziare il suo viaggio all’interno di sé stessa. Da quanto tempo non si sofferma a pensare a sé stessa. Da quanto tempo non si lascia andare alla dolce nostalgia dei ricordi. I ricordi belli, quelli che fanno compagnia nei momenti di solitudine, cominciano ad affiorare nella mente intorpidita di Giovanna e lei non li respinge, si lascia cullare, si lascia condurre nel loro abbraccio fino a ritrovarsi bambina.

 

Cammina lungo una spiaggia per mano ad un uomo che lei ama e di cui si fida. Ma un brutto giorno quell’uomo, non cattivo, solo debole, abbandona per sempre lei ancora bambina e sua madre. Giovanna non lo avrebbe più rivisto. Quarant’anni dopo qualcuno le avrebbe comunicato la sua morte.

 

Ecco che ora le neve la sta ingannando. Cullarsi nei bei ricordi e cadere in quelli brutti è ingiusto. Il viaggio all’interno di sé, lei lo capisce, non può prescindere dalle molteplici sfaccettature di una vita intessuta di ombre e di luci. I brutti ricordi. Che strano. Giovanna si sente distante dai grandi dolori della sua vita. Quell’abbandono, che ha rivissuto attraverso la lente del ricordo, non la addolora più. E’ormai lontano. Il tempo e la morte appianano ogni cosa. Come sotto una coltre di neve. Ora, come in un susseguirsi di diapositive su di uno schermo, rivede sé stessa diciottenne. Un grande tavolo col tecnigrafo le sta davanti e lei sta ultimando il disegno di un importante progetto. Ricorda lo studio degli architetti. Il suo nome non sarebbe mai stato scritto su quella targa. Non importa; la vita va avanti e ancora le neve copre sogni infranti e delusioni.

 

Il viaggio continua confusamente. Appaiono volti dai lineamenti confusi, luoghi dimenticati, fino a quando, prepotentemente, due grandi occhi brillanti e un sorriso spavaldo si impongono ai suoi ricordi e riempiono completamente la sua mente. La neve. Dov’è la neve? Vorrebbe, Giovanna, che la neve la proteggesse ancora. Quel ricordo così vivo, così brillante e prepotente le fa male. La felicità disperata non può essere coperta dalla coltre di neve.

 

Il ricordo che fa male scioglie la neve che avvolge il suo cervello e tutto torna alla normalità di ogni giorno.

 

 

Guardando attraverso i vetri della finestra, Giovanna si accorge che sui tetti non c’è più alcuna traccia di bianco.    

 

Rossana Bonadonna