La penna stilografica

Perduti nelle sabbie mobili di una situazione disperata, Giorgio e Serena annaspano in direzioni opposte senza riuscire a salvarsi. Anche i figli sono travolti dal loro fallimento.

 

Erano belli Giorgio e Serena tanto tempo fa. Lei, acerba e sottile, con i lunghi capelli lisci che le davano un’aria infantile accentuata dal delizioso broncio che caratterizzava la sua bocca. Lui, occhi chiarissimi e capelli prematuramente spruzzati d’argento. Riservato e timido come lei, di poche parole come lei, con tanti sogni in tasca come lei e solo qualche anno più di lei.

 

Uscirono dalla festa dei fiori mano nella mano e il mazzolino che lei aveva tra i capelli non era più freschissimo. Sono belli Giorgio e Serena insieme. E’ naturale vederli camminare sopra una nuvola orlata d’oro in un tramonto di primavera o perdersi nell’acqua del mare in una luminosa mattina estiva.

 

Ma un brutto giorno, un lago di montagna li vedrà taciturni e tristi, seduti sulla riva con le braccia intorno alle ginocchia a guardare lontano in direzioni opposte. E sempre più lontano avrebbero guardato i loro occhi, e sempre più si sarebbero allontanati l’uno dall’altra, senza riuscire a trovare comprensione e serenità. Impegnati entrambi nel lavoro, la loro vita trascorre senza allegria. Giorgio ama leggere, legge molto e Serena critica anche questa sua passione senza riuscire a condividerla. Lui, dal canto suo, si chiude sempre più in sé stesso. Da quando è in pensione, poi, la situazione è peggiorata.

 

Serena è così distante da Giorgio e così impegnata a coltivare il suo astio verso di lui, da non accorgersi che un giorno, Giorgio apre un cassetto e sa che in quel cassetto, chiuso da tanto tempo, troverà la sua vecchia penna stilografica che aveva tanto amato da giovane. Prende in mano con delicatezza l’astuccio e, prima di aprirlo, prova il piacere di passare le dita sulla pelle morbida e liscia mentre il pensiero corre lontano, poi lo apre ed estrae la sua bella stilografica lucida che qualcuno gli aveva regalato il giorno della sua laurea. Quanto tempo è passato. Con delicatezza, toglie il cappuccio, nota i riflessi dorati sul pennino ancora lucido, la smonta, la pulisce con amore poi è costretto ad uscire per comprare l’inchiostro. Quello della bottiglietta, che è rimasto nel cassetto tanto tempo in compagnia della penna, è ormai secco. Esce di casa con una leggerezza nuova, con un entusiasmo che non provava ormai da anni: quanti? Trenta? Quaranta? Passa davanti al portiere, solitamente gentile ma poco incline al sorriso che lo saluta con insolita simpatia, contagiato anche lui e stupito dal nuovo atteggiamento di Giorgio che cammina eretto e con passo deciso va verso la strada. Oggi Giorgio sa dove andare. Raggiunge la cartoleria ben fornita dove acquista l’inchiostro blu che cercava e torna casa con rinnovato entusiasmo. Di nuovo il portiere ha la sensazione di vedere una persona diversa. Giorgio sembra ringiovanito, privo di quella pesantezza che da tanto, troppo tempo lo accompagna. Tornato a casa, si siede con calma alla sua scrivania e, come in un rito, carica la sua bella penna stilografica, con gesti lenti e amorevoli. Il foglio bianco, immacolato suggerisce piano: ”Ricomincia, esci dal torpore” e così l’inchiostro della sua penna magica va a decorare di segni eleganti quel foglio invitante, simile ad un grembo caldo da fecondare. Ogni parola che, come per incanto, si fissa sulla carta dopo anni di silenzio, solleva Giorgio da un peso. La sua calligrafia, ordinata e precisa, diventa improvvisamente più veloce e allungata perché i pensieri si accavallano, perché gli sembra che la sua mano sia troppo lenta e non riesca a trasmettere al foglio tutto ciò che deve liberarsi dalla sua testa e dal suo cuore per troppo tempo oppressi da critiche sterili e condizionamenti dai quali lui non era mai stato in grado di difendersi se non con la sua passività.

 

Scrive, Giorgio, scrive e non riesce più a staccarsi da quei quaderni che riempie di pensieri ed emozioni inespressi e tenuti nascosti per una vita intera. Questa nuova passione di Giorgio risveglia il sarcasmo di Serena che, se prima lo criticava aspramente perché leggeva, ora lo critica perché scrive. Ma qualcosa è cambiato.

 

Un giorno un amico, venuto casualmente a sapere di questa riscoperta passione di Giorgio, gli parla di un editore che potrebbe essere interessato ai suoi scritti. Ma Giorgio è schivo, non vorrebbe mai rendere pubblici i suoi sentimenti più intimi. L’amico, intuendo il valore dei suoi scritti, con affettuosa prepotenza gli sottrae alcuni manoscritti a sua insaputa. L’editore, entusiasta, non ha difficoltà a pubblicarli.

 

Giorgio, frastornato, nonostante il disagio che il suo carattere mite gli suggerisce, si lascia trasportare dall’entusiasmo dell’amico.

 

                                         o o o

 

Quando Giorgio vince un importante premio letterario tra gli applausi di chi lo apprezza sinceramente, Serena non è presente, sempre convinta che suo marito sia un inetto.  

 

(Rossana Bonadonna)