La sveglia di Casimir

La piccola sveglia sul comodino di legno chiaro suonò. Erano le 5.30 e la sua camera da letto era già inondata da una luce dorata come solo l’alba della sua città sapeva creare.*

Ogni mattino, suonava sempre una seconda sveglia che Casimir regolava apposta la sera, prima di cadere nelle braccia di Morfeo, un po’ dopo rispetto all’altra, la naturale, cioè il canto di un gallo!

Naturalmente, non aveva mai visto quel gallo, perché in città, il gallo che forse tu odi non lo vedi mai. È una cosa assurda odiare un rumore che non puoi far smettere e nemmeno identificare. L’odio prende allora un volto quasi paranoico.

E poi il gallo non è che si ammala ogni tanto o si raffredda come tutti noi.

Insomma, Casimir alle 6 era già fuori casa, lasciando dietro di sé un appartamento un po’ trascurato e puzzolente.

Casimir, che aveva 39 anni, temeva di compierne 40 senza avere una famiglia e soprattutto senza avere figli. Pur essendo abituato allo stupore e al giudizio degli altri, viveva dei giorni pesanti, al contrario di ciò che potevano pensare gli altri, con famiglia a carico, che ritenevano di essere le uniche persone a soffrire.

Però quel giorno, Casimir sentiva saltellare la sua anima e un po’ di leggerezza lo sfiorava. Arrivò all’ufficio e accese il suo computer.

- Non vedo l’ora di vederti – diceva l’ultimo messaggio di fianco alla foto di una bellissima modella.

L’eccitazione insieme alla paura di essere visto dagli altri colleghi si intrecciavano e gli impedivano di trovare la concentrazione per cercare parole giuste per rispondere.

Poco tempo prima, Casimir si era iscritto ad un sito di incontri per una pseudo passione per i viaggi e da un po’ di tempo una donna splendida (questo era il problema principale) affermava di averlo visto al Festival del Cinema l’anno prima e di aver preso una bella cotta per lui. Fu preso dall’adrenalina di digitare, come se non stesse parlandole in maniera virtuale, ma proprio quando stava per buttarsi nella corrente del discorso, vide apparire sullo schermo, quella stessa foto.

- Non stressarti – c’era scritto – stai gocciolando di sudore, mi piacciono gli uomini curati.

Casimir, che effettivamente, anche se era così presto, stava già sudando, passò il resto della mattina ad estrarre da sé tutti gli umori corporali possibili, come se avesse la febbre alta. Più che sbalordito, ebbe paura e si vergognò come un ragazzino.

- Buongiorno gentilissima signorina – scrisse gocciolando ancora – come va la famiglia? Oggi c’è tanta umidità vero? Non so chi sia lei, però quello che ha scritto mi ha colpito tantissimo, perché stavo proprio per comprarmi un nuovo talco delicatamente profumato, ma ancora esitavo. Come ha fatto a indovinare le mie intenzioni, egregia signorina? Il vostro umile servitore.

Seguirono diecimila smile scelti con cura.

Il giorno dopo, Casimir, alla stessa ora, dopo aver odiato quel maledetto gallo, si recò all’ufficio, si mise davanti al computer e scoprì un nuovo messaggio.

- Non pagare i propri debiti – c’era scritto – provoca l’ulcera. Mamadou dell’alimentari, che saluti molto calorosamente ogni mattino come se fosse un tuo parente, ha come te bisogno di vivere ed ha una famiglia numerosa da nutrire. Perché non vai a restituirgli i 500 franchi che gli devi? PS: lo stesso vale per il riparatore di bici che sta aspettando da sei mesi che tu ti riprenda la bici e paghi la riparazione.

Quel giorno c’era una foto nuova. La ragazza era ancora più angelica, una bellezza proprio solare, positiva, trasparente, gentile, insomma una di quelle che fa scogliere gli uomini.

- Ma che diavolo vuole e chi è? – pensò – Una collega, mia sorella (non ho sorelle, quindi no), una cugina? Chi mi sta prendendo in giro?

I giorni successivi arrivarono altri messaggi.

- Questi sandali sono fuori moda e senza forma, li devi buttare!

- Smetti di inghiottire tutte queste arachidi. Per non parlare della birra. Hai visto come diventa la tua pancia?

Gli smile e altrettanti cuoricini si succedevano e le foto erano sempre più angeliche, svelando una donna naturale, affascinante, felice, la donna dei suoi sogni. Però Casimir si faceva mille domande e non sapeva più cosa pensare.

Tuttavia, nell’arco di alcuni giorni, era completamente scombussolato. Proprio lui, che basava tutta la sua vita sull’abitudine, non sapeva più chi fosse e si sentiva combattuto. A volte dedicava cinque ore alla sua pulizia personale, si tagliava scrupolosamente le unghie dei piedi, faceva piani di dieta, ma era sempre arrabbiatissimo e faceva incubi.

- Avrà ragione questa fa…, strega? Comunque non ci si comporta così, le farò vedere chi comanda.

Andò a chiedere aiuto agli zii materni in campagna, al paese. Loro consultarono le pietre, fecero qualche abluzione e altri riti magici molto tradizionali e diedero a Casimir pozioni, elisir e gli insegnarono rituali da eseguire ogni giorno.

- Figlio, nelle urine del gallo c’è luce – gli disse una vecchissima zia.

Casimir rifletté su queste parole, perché le aveva dette la persona più anziana del paese, parente da parte di madre. Insomma, la più ascoltata, colta, rispettata, luminosa e preziosa. Si mise quindi a meditare e nel frattempo distribuì un po’ di soldi a destra e a sinistra, si comprò una nuova camicia, migliorò la sua dizione e masticò più lentamente. Anche la sua camminata diventò un po’ più elegante.

All’ufficio le colleghe notarono questi cambiamenti e si incuriosirono della cosa.

- Alla fine non è male, questo qua – si dicevano – potrebbe davvero essere un buon partito.

Casimir, diventò molto più fico, anche se si sentiva perseguitato, anzi torturato. Faceva incubi terribili nei quali cento galli gli saltavano addosso, strillando il loro unico canto, monocorde, monotematico e lui diventava quasi sordo, anche se gli sembrava che una luce molto intensa risplendesse dentro di lui.

Nel frattempo la sua grande agitazione lo portava naturalmente a volere incontrare la misteriosa ragazza, da cui era ogni giorno più affascinato. Però ogni volta lei non poteva, aveva da fare in paese, oppure poteva solo quando lui aveva impegni di lavoro. Tuttavia si promettevano di incontrarsi presto e così nutrivano il loro rapporto virtuale che diventava sempre più forte.

Ossessionato dal fatto di aver ricevuto un sortilegio, di essere vittima della stregoneria, Casimir si mise a parlare con voce più bassa, con un timbro più discreto, diventando così più tenebroso. Il problema per Casimir era che questo tipo di cose accadevano spesso, però erano tabù e quindi non se ne poteva parlare sul posto di lavoro. Allo stesso tempo, era contento di essersi trasformato in un bell’uomo, più sicuro di sé anche se molto ansioso.

Un giorno però, dopo una notte disastrosa, popolata da 24000 galli infuriati, la sua piccola sveglia fu l’unica, perché la seconda non ci fu. Quindi arrivò al lavoro in uno stato di decomposizione, che si aggravò ancora di più quando vide che non c’erano messaggi, era davvero spaventato.

- È l’inizio della fine – si disse.

Dopo qualche giorno senza il sacrosanto canto del gallo né i sacrosanti messaggi della bella donna, decise di comprarsi un gallo, per coniugare il destino al sortilegio. Però, proprio mentre stava per farlo, arrivò finalmente un messaggio.

- Sono io il gallo. Appena quello vero canta al mattino, mi rispecchio nel liquido umorale che emette mentre canta e divento quella che vorresti finalmente incontrare. Quando non canta invece, sono un’altra. Sono bruttina, troppo magra, i miei occhi sono quasi albini, sono un po’ astiosa, pigra, codarda e i miei capelli non si possono definire brillanti. E inoltre in cucina e nelle coccole sono una frana. Sono la tua vicina di casa, posso vedere tutte le tue azioni e i tuoi gesti. Tu non mi vedi, perché tranne al canto del gallo sono banale e trasparente. È davvero un rompi palle (vedi, divento anche volgare) ma la sua potenza è enorme e grazie a lui posso essere l’altra tutto il giorno. Però ora si è ammalato e quindi, che facciamo amore mio?

Dieci anni dopo, Casimir era sposato con la sua capo Sidonie, che aveva divorziato per lui, presa da una passione travolgente ed ebbe un bimbo, a cinquant’anni, di cui fu madrina Habibou, la sua ex vicina di casa. La donna era diventata una fata per tutti i bimbi e anche per tutti i malati. Rimasta brutta dopo la morte del gallo, acquistò tuttavia sicurezza e fiducia, grazie all’aiuto di Casimir, che aveva voluto ricambiare tutto il bene che gli aveva fatto.

E così, sviluppò quello che aveva di più grande in lei, cioè il suo potere di osservare e cogliere i difetti e debolezze degli altri. Lo fece però positivamente, sbarazzandosi dal suo narcisismo nevrotico e così diventò l’angelo custode (Habibou, alias angelo custode) di tanta gente intorno a lei.

 

 

Blandine Arondel 

*Incipit tratto da Se solo fosse vero di Marc Levy