Ombra randagia

Nei libri illustrati che si leggono da piccoli, le luci che si intravedono da lontano sono sempre un simbolo di calore e la luce può risvegliare dei ricordi profondi come accadde quella sera a Mr. Browne mentre stava rientrando verso casa.

Il ponte “George Washington” da percorrere a piedi, con i suoi quattordici km. sembrava interminabile, si erano fatte le nove di sera ma Mr. B. non aveva alcuna fretta di arrivare a destinazione.

Quel passeggiare lento, con le luci delle auto che gli venivano incontro, lo rassicuravano.

E le luci della città che lo attendevano alla fine del ponte lo emozionavano risvegliando in lui ricordi della sua piacevole infanzia a N.Y.

Indossava un cappello appoggiato sulla fronte, quasi a nascondere i suoi occhi blue, gli occhi di un uomo, Mr. B., che aveva visto tante cose, dicibili ed indicibili, che affioravano decise nella sua mente in una notte qualsiasi della sua città.

Era novembre, la città si preparava al Natale, la temperatura iniziava ad essere rigida, quella sera, la brezza sul ponte si faceva sentire ma Mr. B. era assorto nei suoi pensieri e non si accorse del freddo in arrivo.

Ad un tratto il suo sguardo fu rapito da una grande foglia di autunno, la vide volteggiare nell’aria davanti a sé, era la foglia di un ippocastano dalla forma articolata con delle sfumature arancio ruggine. Fu colpito dalla danza che quella foglia sembrava ballare e si lasciò trascinare anche lui in quella danza beata.

Non vi erano più luci ad interessarlo, non udiva più lo stridore delle ruote delle auto sull’asfalto, non percepiva più l’umidità della notte, Mr. B. desiderava solo ballare con “Lei”.

Improvvisamente il G.W.B., come lo chiamavano i notiziari del traffico alla radio, era diventato la sua pista da ballo e la foglia di ippocastano la sua amata donna.  

The music of the wind si esprimeva con un flebile sibilo e dava ad entrambe, il ritmo della loro magia.

Il piacere di ballare con Lei, ancora una volta con lei, era immenso, l’unico pensiero razionale che resisteva a quella musica era il desiderio che non terminasse più.

L’incontro di Mr. B. con Miss Gioia era avvenuto per la prima volta in un’estate calda dell’anno 2013.

Era il mese di luglio e l’isola di Bali ospitava turisti da ogni parte del mondo.

Quell’anno Mr. B. decise di partire da solo, non coinvolse, come faceva di solito, né amici, né conoscenti, né parenti. Desiderava fare una vacanza in solitaria per capire di più se stesso ed i suoi limiti, se ce ne fossero stati.

Altro aspetto che lo spinse a partire da solo fu che l’isola da Lui scelta e che lo attendeva, era frequentata da un turismo internazionale, aveva fame di mondo Mr. B. e lì si sarebbe certamente saziato.

Adorava immergersi in culture diverse dalla sua, parlare con gente di altri continenti, quel microcosmo indonesiano gli offriva queste esperienze per lui fondamentali, quella natura selvaggia forte lo avrebbe sicuramente accolto.

La scelta di quella destinazione, per trascorrere la sua vacanza, era stata istintiva, viscerale, come ormai avveniva da tempo in lui. Ogni isola che aveva raggiunto era stata sempre decisa in un attimo, la meta da raggiungere si presentava in lui spontaneamente.

Per contro, l’organizzazione del suo viaggio era minuziosa, fatta a tavolino. Reperiva più informazioni possibili, articoli di giornali, frequentava scaffali di libreria e si appuntava disordinatamente ogni informazione che riteneva utile o almeno credeva lo fosse.

Le cose da vedere, i sentieri da percorrere, le spiagge più belle da vivere, il cibo che lo attendeva.

Puntualmente i posti da lui scelti, gli offrivano molto di più di quello che lui aveva appuntato rigorosamente sui suoi post it.

Solo una cosa rimaneva a lui oscura, le persone che avrebbe incontrato durante quella esperienza.

Il genere umano era sempre diverso, unico, e la sorpresa era lì ad aspettarlo ancora una volta.

La danza appassionata con la ruggine foglia riscaldava il suo cuore.

Bali era lì nei suoi ricordi, le onde altissime dell’oceano indiano pestate dai surfisti australiani, la sabbia dorata che lo ospitava, i tramonti infuocati che lo illuminavano.

E Lei, Gioia, figura elegante, snella, dalla pelle nera, che ogni sera si esibiva al Caffè Nouir, incantando la platea prettamente maschile, spesso distratta più dalla sua fisicità che dalla sua voce talentuosa.  

Non vi era sera che Mr. B. non sostasse, anche solo per un minuto al Caffè Nouir. Quella voce profonda, graffiante lo incantava come un serpente a sonagli davanti al suo incantatore, quell’immagine di donna lo faceva sognare.

Mancavano due giorni al concludersi della sua vacanza. Bali si era mostrata sopra ogni aspettativa, fantastica e fantastico era il ricordo di Lei sul ponte G.W.B.

Ad un tratto la foglia si abbatté al suolo.

Il piede di Mr. B. si trovò sopra la stessa e la sensazione fu subito sgradevole, provò un senso di sofferenza profonda, come sentisse il suo peso sopra quel grammo di foglia.

Gioia aveva smesso di cantare, il suo corpo elegante si era fermato di colpo sul palco.

Il fiume Hudson scorreva veloce sotto la sua persona, Mr. B. continuò a danzare, incurante di essere rimasto da solo e solo la pioggia che iniziava a scendere lo riportò alla realtà.

Doveva assolutamente trovare un taxi disponibile per evitare il peggio, non si poteva permettere raffreddori o febbre, le incombenze e responsabilità quotidiane verso di sé ed i suoi cari erano troppe e richiedevano la sua presenza fattiva.

Il flusso delle auto andava a diminuire drasticamente, complice l’ora tarda. Improvvisamente vide fermarsi nella corsia opposta al suo procedere un’auto rosso bordeaux, con la scritta noleggio con conducente.

Noncurante dell’acqua che veniva giù, si tolse il cappello ormai bagnato e fece cenno di fermarsi alla figura, che con difficoltà intravedeva al di là del vetro.

Rivolgendosi all’autista disse: “Buonasera, potrebbe portarmi alla mia abitazione? Sono in ritardo ed abito a due isolati da Central Park, nella 27th main road.”

L’autista non esitò ad aprire lo sportello dell’auto facendolo accomodare e gli rispose: “Certamente signore, ma potrei solo accontentarla dopo essere passato a salutare mia moglie ed i miei bambini che per motivi di turni non vedo da due giorni”.

Mr. B. rispose: “Accetto volentieri questo fuori programma e ne approfitto per riposarmi un po’”.

L’auto procedette di buon passo, finalmente il ponte da percorrere con le sue 14 corsie era terminato, il New Jersey era ormai alle spalle e N.Y. li attendeva.

L’auto era libera di muoversi in una città semiaddormentata sempre luminosa e calda per chi aveva la fortuna di poterla abitare.

Si erano fatte le tre della notte, l’auto si fermò al civico 120 di West court road.

Mr. Steve scese frettolosamente dall’auto dirigendosi verso l’uscio di casa per abbracciare la sua amata consorte, la quale pazientemente lo attendeva per un fugace saluto ed un the caldo da condividere ancora una volta insieme.

In auto la radio mandava in ascolto per i nottambuli un testo famoso di Barry White, una canzone cara a Mr. B.. Era niente di meno che la canzone che lo aveva fatto incontrare con Gioia e che con Lei aveva ballato una volta, solo una volta.

Gioia aveva una personalità complessa, era originale sia nel pensiero che nelle azioni come tutti gli artisti del resto, forse questo aspetto era comune anche a Mr. B., che non faceva l’artista di professione, ma semmai si sentiva un creativo per il suo approccio alla vita, alle cose, alle persone. Un eterno bambino, così spesso gli dicevano gli amici che lo frequentavano e lui si riconosceva in questo.

La mente di Mr. B. ricominciò ad andare indietro nel tempo, quella canzone come la ruggine foglia, gli stava dando ancora una volta l’occasione per pensare a Lei, the big Artist.

Quella macchina accogliente lo riportò a rivivere il loro incontro ravvicinato. Gioia era una donna che dal primo istante, lui, aveva associato ad un animale ferito, un cavallo randagio, impaurito, piuttosto che ad un essere umano fragile, scomodo a se stesso e a chi aveva avuto la fortuna o sfortuna di averlo incontrato.

La bellezza del contatto di quei due corpi così diversi, il calore che gli stessi sprigionavano, gli sguardi impietosi che si scambiarono, gli odori diversi che si mischiavano sino ad un sentirsi come un'unica fisicità, erano una realtà nuova per Mr. B., non una parola e forse non un sentimento da quella creatura randagia.

Quel momento, così come descritto, crudo ma profondo, breve ma intenso, unico comunque, cambiò il modo di pensare di Lui, su tanti aspetti della vita, un’esperienza che lo portò nel tempo a fare considerazioni su tanti aspetti che riguardavano il genere umano, l’amore, l’amicizia, la superficialità apparente degli incontri o degli scontri a volte.

Mr. Browne rimase sempre grato a quella donna, anche se non ebbe mai occasione di dirglielo, non era importante far sapere a lei che la sua essenza aveva permesso a Lui di liberare le sue emozioni e la sua creatività, ma tante cose erano accadute da quel semplice incontro.

Lui era consapevole che non poteva avere e riavere null’altro che un corpo da lei, ma lo desiderava e ridesiderava, come se fosse una batteria per il suo cuore le sue emozioni, aveva bisogno di quella creatura che risvegliava la sua passione per la vita.

Quell’animale randagio, apparentemente libero, affamato anche lui di vita, fuori da ogni schema convenzionale, rapì la sua anima, il suo corpo, la sua mente, forse per sempre.  

Dal suo palco, come una lupa affamata, Gioia selezionava con i suoi occhi la sua preda, dedicava a lei il testo del momento, si avvicinava alla seduta per sfiorare le mani del capitato. In genere si trattava di uomini bianchi, di carnagione chiara, con tratti somatici gentili, quasi a ricercare in loro anche un’anima affabile, solare, caratteristiche amene a quella creatura.

Personalità narcisistica, Gioia, altamente seduttiva, si nutriva degli sguardi maschili che si posavano sul suo fondoschiena, la sua voce raggiungeva i massimi livelli, soprattutto quando aveva la possibilità di specchiarsi con fierezza nella persona che stava lì per lei e che in quell’occasione, si trattava di Mr. B., uomo semplice, sensibile e attirato dalla diversità in tutte le sue forme.

Di giorno girovagava per l’isola con tutti i mezzi a disposizione, a piedi o affittandosi la bicicletta, oppure chiedendo passaggi alla gente del posto per venirne più a contatto. Di sera però, attirato da quella voce, tornava da Lei, nella speranza di ricevere la sua attenzione.

L’applaudiva, la riprendeva per farle sentire il suo apprezzamento e Lei sentiva che le

sue qualità canore miglioravano all’unisono con le sue attenzioni.

Spesso l’artista capricciosa usciva fuori con tutto il suo impeto, lasciava il microfono e rubava la scena al batterista del gruppo, impugnava le bacchette e andava in assolo con lo strumento. E lì era AMORE PURO, per se stessa, per la musica, per il suo pubblico fedele e forse anche per Mr.B.

Gioia sapeva di essere un talento, una number one, di essere bella come un fiore di primavera, ma lo sapeva solo quando era su quel palco e solo li riusciva a comunicare la sua vera natura, ed il profondo amore per la sua professione.

Sapeva fare solo quello insieme ad un sesso animalesco privo di sentimento, concedendosi per una notte intera senza farti accedere alla sua anima..

Per mr. B. era un occasione unica, irrepetibile, cercare di avvicinare e “sciogliere” una creatura così diversa da Lui, agì d’istinto noncurante delle malelingue che giravano sul conto di quell’artista, la passione che si era accesa in Lui era più forte di ogni cosa.

Gioia corrispondeva solo nell’aspetto fisico ai canoni estetici sempre presenti negli incontri con l’altro sesso, gambe lunghissime, capelli curati liberi sulle spalle, e mani anchesse affusolate e curate per tenere con amore il microfono in mano, in lei vi era un nuovo aspetto rispetto agli incontri precedentemente avuti, la pelle nera molto nera come la liquirizia...che a lui piaceva tanto.

Improvvisamente lo sportello dell’auto si chiuse con fermezza, Mr. Steve riprese la guida

E l’auto la destinazione finale, casa di Mr.B..

Furono presto arrivati, il portafoglio già era aperto per saldare il passaggio ricevuto e quando Mr. B. chiese il conto, Mr. S. disse che non poteva accettare alcun soldo, poiché il suo turno doveva ancora cominciare. I due si salutarono amichevolmente, Mr. B. si diresse verso il cancello della sua villetta dove ad attenderlo c’erano le sue “ragazze”, come le chiamava lui, due cani meticci, due trovatelle randagie trovate al rientro da quella vacanza unica a Bali.

Amiche fedeli, Blackj e Viola, due canette da caccia, vivaci allegre, timida la prima, scatenata la seconda, sempre disponibili a ricambiare la sua dedizione con profondo amore.

L’amore che provava per loro era l’unico aspetto della vita che lo interessava, l’amore incondizionato, amore per la natura, per le persone, alcune, l’amore per un film visto e rivisto, l’amore per la vita, imparato da sua madre, esempio di amore anche durante la malattia.

Quel sentimento di gioia che aveva provato tante volte e che era l’unico scopo della sua vita era la sua luce e quella luce si era chiamata anche GIOIA.

 

Mr. B. RINGRAZIA PER L’ASCOLTO E AUGURA BUONA VITA A TUTTI NOI. 

Maria Paola Bortot

*incipit tratto da Racconti di un vicolo cieco di Banana Yoshimoto