Rosalbo e Ludivina

Le campane l’avevano svegliato alle sette. Appena aperti gli occhi sotto l’alto soffitto a volta, per un attimo aveva avuto l’impressione di trovarsi dentro una chiesa. Era la sua prima notte nella nuova casa e aveva dormito meravigliosamente.*

Finalmente! Una notte serena in uno spazio abbastanza ventilato, non come tutti quegli anni soffocando in un soppalco con poco spazio tra il soffitto e il materasso e tutti quei libri e vestiti accanto, poggiati per terra, pieni di polvere.

Nonostante quel fortuito recupero di sonno, il passare dei minuti della sveglia (occhi inchiodati su quella soffitta e schiena cementata al letto) gli procurava ansia. Un senso di non intimità...

A pensarci, quelle campane sicuramente l’avrebbero prima o poi seccato. Passato qualche minuto ad occhi aperti, vedeva tante ragnatele. Meno romantico, meno prestigioso, questo soffitto a volta.

D’altronde, d’inverno avrebbe avuto tanto freddo. E poi chissà se avrebbe visto qualche topolino...

E quel piccolo rumore, cos’era?

Quando alle fine scese giù per mangiare, non poteva mica morire di fame, fece fatica a farsi il caffè (dov’era lo zucchero, i cucchiaini…) ne ebbe fastidio (quante volte aveva provato questo, era questo la fatica...) soprattutto quando si accorse che non aveva tanto spazio per le sue cose (tanto la cucina l’avrebbe ordinata diversamente.. che organizazzione.. e questa spugna, viene cambiata, poi questa roba che non serve a niente...)

Quando il latte che aveva preso nel frigo, si rovesciò, entrò qualcuno.

- Buongiorno, piacere Rosalbo, mi chiamo Antonio e gestisco io questa casa, ti abbiamo fatto un gran favore, però non lo dire agli altri ... dai, noi, siamo cosi, ci piace aiutare la gente. La vita è breve. Sei ospitato gratuitamente finchè non trovi qualcos’altro (speriamo che risolva i tuoi problemi, ci hanno detto che a quanto pare sono numerosissimi, quanto ci dispiace, veramente) e nelle nostra gran bontà, ti abbiamo riservato la grande camera col soffitto a volta... per il momento...Forse dovrai condividerla con qualcun’altro o qualcun’altra, prima o poi naturalmente.

A quest’ultima frase, il viso composto, umile e sorridente di Rosalbo si trasformò.

- Ma questo non era previsto! – pensò - È veramente ingiusto.... Dai, è sempre cosi, c’è sempre una fregatura... Vedrai che tra un po’ mi parleranno d’un animaletto da tenere.

- Ah, caro Rosalbo, dimenticavo, ti chiederemmo gentilmente una mano per i lavori di manutenzione  della casa (riparazioni, piante, piccolo orto e nutrire gli animaletti che sono ormai di famiglia) eh, eh, eh.

- Uaf, uaf, grrrrrrr - abbaiò in quell’istante un grosso cane con i denti affilati.

- Che sfiga! – pensò tra sé e sé – Voglio partire adesso.

Rosalbo però sapeva che non aveva nessun altro posto dove andare, era abituato ad essere ospitato da anni. Anzi, era consapevole di essere molto privilegiato per quella sistemazione gratuita in quella dimora agiata (quanto è fortunata certa gente) in quella bella camera così grande, gente benevola e tutto il resto.

Tuttavia l’agitava l’immagine del cane che brontolava e stringeva i denti con la mandibola sempre più serrata e tesa col passare del tempo.

- Mi dispiace sono allergico agli animali – disse schiarendosi la voce con un tono sdolcinato e il timbro alto, come se fosse un ruolo ripetuto da anni – posso anche andare all’ospedale, sì, sì, è terribile sta cosa.

- Oh ci dispiace, veramente, non sapevamo...  – gli risposero con un tono di commiserazione.

Erano in due adesso, c’era anche una donna con un gran cestino di mandarini e dolci alle mandorle. Rosalbo pensò di riempirsi le tasche di un numero più alto possibile di quei prodotti.

- Poi – proseguì – per la manutenzione e il bricolage, non sono esperto e ho le mani piene di artrosi. Anzi il medico, a dire il vero, mi vieta questo tipo di attività, però, farò del mio meglio, naturalmente.

Aveva il viso leggermente inclinato, gli occhi socchiusi.

Un attimo di delusione apparve sui due volti, che però tornarono subito alla maschera di grande compassione, empatia, umanità ed educazione.

- Quanto al giardinaggio, non ho per niente il pollice verde, in genere tutte le piante muoiono con me, compresi i fiori nei vasi, non so perché, boh... – disse scoppiando in una risatina come per dare una parvenza più leggera al dialogo.

In quel momento, arrivò in cucina un essere umano puzzolente.

- Buondì! Un saluto alla compagnia, io sono Ludivina, piacere!

- Una donna che puzza non può essere una donna – pensò Rosalbo, non ancora lavato e già sprezzante.

- Scusate, senza permesso ho aggiustato la maniglia del portone. Niente di che, era tutta traballante, ho messo solo qualche vite. Ho sempre un cacciavite nella mia borsa!

La frase mezza cantata e mezza gridata lasciava scoprire un sorriso un po’ bucato, che segnava la condizione della cosidetta Ludivina.

- Ho che bel cucciolo! – aggiunse, ricevendo una grande leccata dal molosso.

Dopo qualche ora, un sacco di cose erano riparate o in via di esserlo e c’era un piano per l’orto.

Rosalbo però sprofondò totalmente nello sconforto, quando fu costretto a condividere il suo spazio sotto il soffitto a volta, anche se avevano sistemato un grande paravento.

Conosceva bene quella “razza di persone”. Tra ultra precari ultra fragili ci si identifica con grande velocità, con una soglia di tolleranza bassa.

Ludivina non dormiva la notte, quindi neanche Rosalbo, che doveva, oltre che subirla, sopportare la situazione ormai negativa nella quale si trovava.

L’unica cosa positiva è che portava con lei delle cose da mangiare che aveva rubato giù e che condivideva facilmente, abituata a non scherzare con il cibo. Mortacci topolini!

Poi, arrivò Pedro, un uomo le cui aspettative erano di imparare un mestiere. Ludivina gli insegnò parecchio e fu felice e orgogliosa di questo, perché Pedro era contento e non la giudicava con lo sguardo o il naso arricciato.

Lei era diventata l’intendente della casa, almeno incarnava la figura alla meraviglia.

L’unico problema era l’aspetto igienico. La coppia che la ospitava provava a farglielo capire.

- Ah, quanto abbiamo sudato oggi – dicevano – ci vuole dai una bella doccia prima di cena. Chi ci va per primo?

Rosalbo, diventato geloso di Pedro che andava molto d’accordo con gli altri, si sentiva inutile per tutti (comprese le pianti e gli animali) di troppo e non apprezzato. Quindi, man mano che Ludivina occupava il centro della scena, si riavvicinò a lei, perché era un uomo che aveva bisogno di riconoscimento, e furbo, non vedeva altra via di uscita alla situazione.

Così, le raccontò tutta una serie di anedotti (per metà falsi, però non era importante) che la fecero ridere.

Una sera, dopo una decina di giorni di convivenza, ballarono in casa con i vicini e Ludivina, non avendo più niente da riparare, si sentì un po’ disorientata, tanto più che Rosalbo ballava con una vicina dicendole  sempre “Ah che bel profumo che hai”.

Però, poi, parlarono sotto il soffitto a volta (diventato finalmente romantico) fino alle cinque del mattino.

Il giorno dopo, le cose tra loro cominciarono a cambiare, Ludivina fece una bella doccia prima della colazione e si tennero per mano a cena sotto il tavolo.

Ludivina, nel corso di quei giorni, si fece un po’ più dolce , con la voce un po’meno urlata , benché litigasse più volte con Rosalbo. Lui era un po’ testardo, tradizionalista ed entrambi erano diffidenti rispetto a tutti e a se stessi. Sfiduciati, cinici con il mondo, troppo lucidi e pertanto stanchi della vita, facevano fatica ad accettare di essere turbati.

Rosalbo però aveva simpatizzato con i vicini di casa, sempre per la sua chiacchiera un po’ mondana e i suoi annedotti raccontati con talento.

Con il passare delle settimane, mentre i padroni della casa si attivavano per non prolungare oltre la permanenza degli ospiti, un giorno uscì fuori che una cugina del vicino di casa, nel Friuli, aveva bisogno di una coppia per almeno sei mesi, sia per la vendemmia che per altri lavori, come aiutanti in un agriturismi. La coppia avrebbe dormito in una piccola dipendenza, una casetta in mezzo ai campi, con acqua e elettricità e pure la TV e le tende gialle belle fresche lavate da poco.

La nuova coppia accettò, pur avendo un po’ di timore riguardo il fatto di venire retribuiti ufficialmente per lavorare, loro che non erano riusciti a tenere un lavoro sul medio e lungo termine.

Naturalmente temevano anche per il rapporto di coppia, pensando ai tanti fallimenti passati, cosa comune a tante coppie nel mondo.

Il punto di forza era che si adattavano. Né il freddo, né la mentalità del Friuli o di qualsiasi altro posto, li frenava. Questo era molto positivo per tutti quanti e per il progetto.

Rosalbo si occupò di accogliere i visitatori dell’agriturismo, turisti e scolari venuti ad osservare, c’erano anche animali, pero ben rinchiusi dentro recinti.

Pian piano, fece sorridere i visitatori. Era la sua grande gioia! E dopo qualche mese, raccolse anche i soldi delle visite e vendite e fu un grande orgoglio, un’emozione positiva.

Ludivina invece si occupava di tutto il resto, lavori di campi, animali, vendemmie, piccole riparazioni. Era apprezzata per la sua reattività e la sua resistenza.

Nella casetta, si litigava, ci si baciava e ci si coccolava tantissimo, come per recuperare tutto il tempo trascorso senza coccole.

 

E perfino, si sognava. Quello che non era successo fin da troppo tempo.

Blandine Arondel

 

* incipit tratto da Isola grande Isola piccola di Francesca Marciano