Titoli

Arrivo sfinito a Flatlandia dopo un lungo viaggio al termine della notte e vedo il bar sotto il mare: “Bar Sport 2000.

Se una notte d’inverno un viaggiatore segue la leggenda del santo bevitore, significa che è il lupo della steppa e ha un cuore di tenebre. Come me che ho lasciato l’isola del giorno prima dopo aver subito il processo per aver scritto in America la lettera al padre. Delitto e castigo.

Mi aspetta il cammino di Santiago perché le metamorfosi che stanno avvenendo in me non m’impediscono di sapere che i demoni a volte ritornano dalle memorie del sottosuolo e che, al di fuori di ogni evidente destino, io uccido.

Sono già sulla strada da undici minuti quando sento un urlo: “Non ti muovere!”.

Mi giro su me stesso e vedo il giovane Holden avvicinarsi appesantito dai suoi 49 racconti:

“Chi sei?” mi chiede.

Ulisse” rispondo “Ulisse di Joyce e tu, che fai qui?”

“Sono alla ricerca del tempo perduto, sai per caso per chi suona la campana?” mi chiede e io penso che basta con queste storie di ordinaria follia, con questa psicopatologia della vita quotidiana!

So bene che al di là del fiume tra gli alberi, Cristo si è fermato a Eboli. Ma io devo proseguire perchè la storia, al di là del bene e del male, è il gioco delle parti tra i miserabili e non voglio più essere l’uomo senza qualità, l’uomo a una dimensione. Lo straniero.

Arrivo sotto il vulcano dove l’amante di lady Chatterley e Madame Bovary, le allegre comari di Windsor, scrivono le cronache dei poveri amanti. Non posso fermarmi qui, a cogliere i fiori del male, devo affrettarmi verso il sentiero dei nidi di ragno.

In Asia, nel passaggio in India, a scuola dallo stregone, un indovino mi disse: va’ dove ti porta il cuore e trova le parole per dirlo.

Voleva dirmi che per superare il male oscuro, avrei dovuto raggiungere la montagna incantata, dove scrivere le confessioni in una lettera al mio giudice.

La cosa buffa è che adesso sento in me l’insostenibile leggerezza dell’essere indicarmi l’Aleph e portarmi via col vento.

Mi sembra siano passate mille e una notte, mi sembra d’aver vissuto cent’anni di solitudine e attraversato il deserto dei Tartari, quando arrivo a Monte Cinque. Il mondo incantato.

So che non sarà facile arrivare tre metri sopra il cielo ma io, speriamo che me la cavo.

Con grandi speranze inizio la salita: tenera è la notte e la cognizione del dolore non spaventa i capitani coraggiosi.

Finalmente vedo il castello. E’ il castello dei destini incrociati, non ho paura di volare anche se gli uccelli di rovo, e il mastino dei Baskerville m’impediscono il cammino: certo che è proprio un’odissea, un ultimo giro di giostra.

Superata la linea d’ombra come un eroe del nostro tempo, attraverso le porte della percezione e entro. Vedo il ritratto di Dorian Gray sulla parete sinistra; a destra c’è il Falcone Maltese e davanti a me il capolavoro sconosciuto.

Il pendolo di Focault batte sinistro le ore.

Attraverso cauto le stanze di Poliziano, passo per uno studio in rosso e trovo la biblioteca di Babele: finalmente vedo il diario di Brigette Jones e il codice da Vinci.

Angeli e demoni lottano dentro di me e il fantasma dell’opera mi parla con voci dall’oltretomba: “Se incontri il Buddha per strada, uccidilo” dice, e comincia a raccontare 101 storie zen fino a che il sole sorge ancora.

Ho capito ormai che la ricerca dell’assoluto è cosa vana e che questi sono solo esercizi di stile. Finzioni.

E le stelle stanno a guardare.

 

(Gianna Mieli e Leonardo Vitullo)

Commenti: 1
  • #1

    lucia izzi (venerdì, 17 giugno 2011)

    bello originale ironico bravissimi