Un'alba nuova a Vieste

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5,30 e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata come solo l’alba della sua città sapeva creare.

L’alba è il piatto forte di Vieste del Gargano: il sole si insinua furtivo tra le vecchie stradine di pietra, accendendole di bianco e lentamente dona al mare il suo caratteristico riflesso di smeraldo.

Ma quella mattina Angela non ebbe il tempo di osservarne la magia e il pensiero di attardarsi sotto le lenzuola non la sfiorò nemmeno: il mercoledì usciva dalla solita routine dell’agenzia, perché era il suo turno di accompagnare per l’intera giornata i turisti alle isole Tremiti. Inoltre era l’unico giorno in cui lavorava volentieri, perché il contatto con la gente la distraeva e non la faceva pensare alla monotonia del resto della settimana.

Si preparò la colazione velocemente, alle 6,30 doveva essere al molo ad spettare gli iscritti alla gita, fare l’appello, dare i vari avvisi e comunicare gli orari. Le capitavano spesso persone pignole, o fastidiose, o paurose, o perennemente in ritardo, ma ormai era abituata a fronteggiare qualsiasi situazione. Mise nel borsone il bikini, le creme solari, un telo da mare, l’acqua, il suo pareo preferito, gli zoccoli infradito, poi prese una borsa da lavoro con le istruzioni della giornata e chiuse la porta alle sue spalle. Si ricordò del cappellino bianco di paglia forata che tanto le donava… beh, ormai il borsone era chiuso, tanto valeva indossarlo direttamente. Uscì con la macchina dal cancello, prese la strada in discesa come faceva sempre e in dieci minuti fu sul piazzale del porto. Parcheggiò ed ebbe voglia di un caffè. Si diresse verso il Bar del Pescatore, ma si fermò di colpo: quasi non credendo ai suoi occhi, osservò che l’insegna non era più la stessa. Sulle arcate della vecchia bottega campeggiava infatti: LIBRERIA DEL VIAGGIATORE.

- Che mi succede? – si disse Angela – Sono stata capace di perdermi a casa mia?

Diede colpa alla luce del sole sempre più forte e abbagliante che l’accecava, si guardò meglio intorno, ma il bar non lo trovò. Dopo un attimo di panico, si impose la calma e, cercando di fare ancora il punto della situazione, provò ad entrare comunque nel negozio. Si guardò intorno, era molto presto.

- Come mai è già aperto alle 6,30? I negozi aprono alle 9! – fu il suo primo pensiero.

Sembrava non ci fosse nessuno ed Angela provò ad avvicinarsi agli scaffali, ma rimase di sasso: erano finti, come le quinte di un teatro ed i libri erano solo maschere di cartone!

- Buongiorno miss Carver, sono felice che sia arrivata così presto già il primo giorno. La puntualità sul set è una cosa che esigo da tutti, dai primi attori all’ultimo macchinista di scena!

Miss Carver? Set? Scena? Angela trasecolò.

- Ma... io... non sono…

- Solitamente puntuale? Beh, oggi lo è stata, vuol dire che iniziamo bene. Vada a cambiarsi, c’è il suo camerino già pronto e due persone sono a sua disposizione.

Il pensiero di Angela volò per un attimo ai suoi turisti abbandonati, al battello, alle Tremiti, ma la curiosità prese il sopravvento.

- Stella Carver, che piacere conoscerla di persona! Tutti i giornali parlano di lei e proprio a me è toccato l’onore di aiutarla!

La truccatrice, che l’accolse con questa frase tra il reverente e l’entusiasta, senza volerlo le aveva sciolto il dubbio: l’avevano scambiata per la grande star americana, sempre in primo piano nel gossip e sui tabloid. Angela si intimorì, era una ragazza qualsiasi di Vieste, che lavorava per vivere. Aveva perso da poco i genitori ed aveva accettato il primo lavoro che le era capitato in una città turistica, pur avendo in cuor suo altre ambizioni. Sarebbe stata capace di sostenere una parte non sua? E se l’avessero scoperta? Che figura avrebbe fatto!

Ma la curiosità e la voglia di una vita diversa la pungolavano e si disse che forse questa era la sua grande occasione, da sfruttare fino in fondo.

- Amelia, vieni anche tu! Miss Carver è già qui, avrà bisogno anche di te!

L’Amelia in questione, che arrivò trascinando uno scatolone pieno di abiti di scena, era evidentemente la costumista.

Anche lei, come la truccatrice, non nascose un moto di sorpresa e ammirazione.

- Com’è bella, miss Carver! Poi l’idea di mettere quel delizioso cappellino bianco sui suoi capelli corvini la rende ancora più affascinante. Farò in modo di lasciarglielo in alcune scene del film, le dona moltissimo. Voi donne americane avete sempre degli accessori molto stravaganti. Bene, iniziamo a lavorare.

Angela si lasciò andare nelle mani esperte di Amelia e della truccatrice. Mentre la preparavano, pensò che non conosceva affatto il copione, né l’ambientazione del film: era molto probabile che si tradisse. Con noncuranza provò a tastare il terreno con le due donne.

- Bello questo camicione bianco che indosso, è proprio un capo all’ultima moda...

- Come sa dal copione – le rispose Amelia – la storia prevede che lei, commessa della libreria, conosca un uomo che la porterà lontano. Ora la sto vestendo proprio per la scena dell’incontro e… anzi, le lascerò anche il suo cappellino!

Pochi minuti dopo arrivò il regista. Angela ebbe un sussulto, perché riconobbe in lui il famoso Bob Laurelli, ma pur essendo consapevole che una mossa o una frase sbagliata l’avrebbero tradita, andò subito all’attacco.

- Mister Laurelli, ho giusto bisogno di lei. Sono uscita presto per timore di perdermi e nella fretta ho dimenticato il copione in albergo. Sarebbe così gentile da aiutarmi nelle scene da girare oggi? Ancora non ho memorizzato molto bene la mia parte… Anzi, se mi procurasse un copione, gliene sarei grata, così nei momenti di pausa potrei completarne la lettura…

- Ah, queste dive, sempre le solite! Non si preoccupi, la guiderò passo passo. In fondo il copione è solo una base, io sono abituato a creare sul set.

Angela, rassicurata, tirò un sospiro di sollievo. Ora non aveva più paura ed era pronta ad affrontare qualsiasi evento. Dal fondo della sua borsa, veniva il suono insistente del cellulare.

- Miss Carver, risponda, è tanto che suona!

Angela dovette per forza mettere le mani nella borsa, aveva tentato di far finta di nulla, senza riuscirci.

- Angela, dove sei finita? Sono quasi le sette e mezza, tutti aspettano, non è mai successo che tardassi così!

La voce del direttore dell’agenzia la riportò ad una realtà volutamente ignorata. Esitò qualche attimo, poi parlò a valanga, senza fermarsi, attenta solo a non farsi sentire dagli altri del set.

- Scusi il modo forse improvviso, ma era tanto che volevo dirglielo: sono insoddisfatta di questo lavoro di ufficio, vorrei fare altre esperienze più consone alle mie aspirazioni. Non intendo più lavorare in agenzia, da questo momento mi consideri dimissionaria. Mi farò vedere al più presto per regolarizzare tutto.

Attaccò senza esitare e senza attendere le reazioni.

I lavori del film andarono avanti senza intoppi, Angela conobbe il protagonista maschile, un famoso attore inglese, noto anche per essere gay. Visse giorni bellissimi, entrata ormai anima e corpo in una finzione magica, che le faceva provare emozioni nuove e meravigliose.

Passò così un mese ed una mattina erano tutti impegnati a ripetere una scena che non riusciva. L’attore famoso si era spazientito, Angela era stanca e sudata, il regista stava perdendo la calma.

All’improvviso irruppe sul set l’aiuto regista, sventolando un quotidiano americano.

- Leggete qua, c’è scritto che la famosa Stella Carver ha avuto un pauroso incidente d’auto ed è ricoverata da oltre un mese con ferite molto gravi…

Si fermò, alzò la testa e vide che tutti gli sguardi erano puntati su Angela. Lei avrebbe voluto sprofondare: ecco, era stata scoperta! Fece il gesto di scappare, ma mister Laurelli la bloccò.

- Non so chi lei sia veramente, poi lo spiegherà, ma in questo momento non mi interessa. Per me è stata più brava dell’attrice vera, si è calata con passione nella parte e non ha mai fatto capricci, ha legato con gli altri ed è stata sempre puntuale. Soprattutto sa recitare, cosa che la vera Stella Carver… beh, diciamo che ormai la sua fama supera la realtà dei fatti. E’ evidente che non posso far uscire il film con il nome della Carver ma, siccome lo stimo un lavoro valido, lo farò uscire con il suo nome. E’ contenta? Ed ora mi dica come si chiama – le disse con dolcezza, alzandole il mento con un dito.

- Angela – sussurrò ad occhi bassi

- Un nome dolce come lei. – replicò Laurelli – Bene, bando alla commozione. Le propongo di venire in America con me per interpretare un altro film. Sono sicuro che farà molta strada!

Angela respirò a fondo, frastornata da tanti avvenimenti: il film girato con una sottile ansia sempre in agguato, la scoperta del suo inganno ed ora le parole gentili del regista. La tentazione di andare era forte, ma si impose di tenere i piedi per terra.

- Grazie Mister Laurelli. Lei è davvero molto gentile, ma non credo che questo sia per me il momento giusto di venire in America. Non ho esperienza, non sono mai uscita da Vieste e temo che quel mondo mi potrebbe portare fuori strada. Farò tesoro di questa esperienza e cercherò di non sprecare il mio talento: mi iscriverò all’Accademia di Arte Drammatica e inizierò a studiare sul serio. Se sono veramente brava, qualcosa di bello arriverà! Posso abbracciarla? Non la dimenticherò mai... e chissà... magari le nostre strade si incroceranno di nuovo!

 

 

Adriana Pieroni