Un giorno importante

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5.30 e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata come solo l’alba della sua città sapeva creare.

Camilla era solita alzarsi di buon’ora ma quella notte aveva dormito poco, nel suo cuore un tumulto di emozioni contrastanti: da una parte l’adrenalina, la gioia e la grande soddisfazione interiore, dall’altra l’ansia per il futuro.

Eh si, il giorno tanto atteso era finalmente arrivato, quello sarebbe stato davvero un giorno importante.

Camilla era sempre stata una ragazzina tranquilla, non aveva mai dato problemi in casa, sempre diligente e responsabile a scuola, era anche una buona amica, affidabile, la persona cui fare riferimento nei momenti belli e meno belli.

Apparentemente una vita serena eppure, inspiegabilmente, qualche anno prima, aveva cominciato a manifestare, quasi senza accorgersene, un malessere interiore che sulle prime non aveva ascoltato.

Era giovane, spensierata seppur responsabile viveva la sua vita fatta di piccole cose: una famiglia stabile, i suoi genitori, un po’ rigidi, le avevano dato un’educazione severa ma le volevano bene e questa era la cosa importante. Con il fratello, più grande di lei di 10 anni, non aveva un grande rapporto (forse dovuto alla differenza di età), non avevano mai giocato insieme, non avevano mai frequentato le stesse amicizie. A scuola andava bene, sempre preparata nelle verifiche, tornava a casa con bei voti; i professori erano contenti di lei. Con i suoi amici si divertiva, uscivano spesso, andavano a ballare o al cinema o a cena fuori. E poi c’era lui…Francesco. Lo aveva conosciuto ad una festa, l’aveva fatta ridere. Aveva cominciato a pensare a lui sempre più spesso, le batteva il cuore, aveva gli occhi luminosi, aveva scoperto di avere una timidezza che non le era mai stata riconosciuta. Uscivano spesso in comitiva, e poi, un giorno, il bacio tanto atteso.. Da quel giorno fecero coppia fissa, erano un binomio, benevolmente invidiati da tutto il gruppo di amici.

Eppure in quel periodo così felice si era inserito un tarlo interiore, un disagio sordo sempre più evidente, Camilla aveva perso interesse per le cose, rispondeva male ai genitori, mangiava e dormiva poco. Non c’era nessun motivo, nel suo mondo tutto andava bene, e questa apparente consapevolezza la irritava ulteriormente.

Nel frattempo si era diplomata e si era iscritta all’università, facoltà di Medicina. I suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lei. Sin da piccola l’avevano indirizzata verso la professione medica. Le avevano sempre detto che il medico guarisce le persone, è buono e umano, fa il bene della gente. E’ una professione riconosciuta e stimata a livello sociale, inoltre è remunerativa.

Non aveva scelto lei la facoltà, non aveva neanche mai pensato cosa avrebbe voluto fare. Questa “scelta” era la conclusione naturale all’impronta che era stata data alla sua vita. Sarebbe stata un buon medico, responsabile e umana, ne era convinta. Questo ci si aspettava da lei e lei era senz’altro in grado di soddisfare queste richieste.

I primi due anni di corso erano passati, superava gli esami, a volte con difficoltà ma andava avanti. Certo, cominciò a rendersi conto sempre più spesso che quello che studiava a volte non suscitava il suo interesse, ma studiava lo stesso e superava con profitto gli esami.. Si sorprendeva di non avere lo stesso entusiasmo dei suoi colleghi di corso per le materie, per le patologie, per i reparti, per i pazienti..ma andava avanti facendo finta di non ascoltare. Era solo un periodo, presto si sarebbe appassionata, avrebbe trovato quella branca della medicina che l’avrebbe stimolata, quella in cui si sarebbe potuta esprimere pienamente, quella che l’avrebbe fatta sentire finalmente realizzata.

Intanto, il suo rapporto con Francesco era cambiato, non era più “rose e fiori” come ai primi tempi. A volte i suoi comportamenti la irritavano, litigavano spesso…ma, si diceva, in una coppia è normale, non si può sempre ridere e scherzare…Non gli dava peso, aveva troppa paura di guardare in faccia la realtà, sarebbe stato troppo doloroso, avrebbe richiesto fare delle scelte difficili che probabilmente non avrebbe saputo affrontare. Preferiva non pensarci e andare avanti.

E poi, quella sera primaverile, passeggiando per la sua città con Francesco li vide: un gruppo di pittori di strada dipingevano davanti agli occhi interessati delle persone accorse ad osservarli. Nella sua cittadina tranquilla non succedeva mai nulla di nuovo, il gruppo di ambulanti rappresentava un’attrazione, un evento speciale.

Rimase ad osservarli a lungo, i loro visi erano sereni, gli occhi esprimevano una tranquilla vitalità. Probabilmente vivevano di piccole cose, guadagnavano poco con i quadri che realizzavano ma erano felici, su questo non c’era dubbio.

I loro quadri le trasmettevano una serenità d’animo che non ricordava più da tempo. C’era chi dipingeva le persone ma lei preferiva di gran lunga i paesaggi.. I colori, scelti con cura, donavano a quei dipinti un tocco di classe. Erano opere d’arte! Non se ne sarebbe mai andata, era estasiata, sarebbe rimasta lì per ore a guardarli.

Quella passeggiata insignificante aveva toccato le sue corde interne più nascoste. Ci pensava spesso con nostalgia. Ora lo sapeva: se avesse potuto scegliere sarebbe diventata una pittrice. Si sarebbe iscritta all’Istituto d’Arte, forse sarebbe diventata famosa, avrebbe realizzato grandi opere o forse no..ma sicuramente avrebbe realizzato se stessa.

Adesso capiva l’origine del suo malessere, della sua tristezza, ma esserne consapevole era forse più doloroso di non saperlo. Si sentiva imprigionata in una vita non sua, una vita non voluta, ma era troppo tardi.. ora non sarebbe potuta tornare indietro, avrebbe dato una delusione troppo grande ai suoi genitori, a Francesco, ai suoi amici, tutti si aspettavano che sarebbe diventata un ottimo medico.

Decise di cercare un corso amatoriale di pittura, avrebbe ritagliato un piccolo spazio della sua vita per coltivare un interesse, l’unico che avesse scelto. Ma i suoi tentativi erano stati deludenti, aveva seguito dei corsi ma non le piacevano. Spesso erano tenuti da insegnanti improvvisati, non le sapevano tirar fuori tutte le emozioni che aveva dentro e tornava a casa sempre con “l’amaro in bocca”.

Uno dei suoi professori universitari notando l’espressione sempre più triste dei suoi occhi, un giorno la invitò a sedersi e ad aprirsi a lui. Aveva l’animo buono e, contrariamente alle sue aspettative, si sedette e gli raccontò la sua vita, le sue scelte sbagliate e scoppiò a piangere, finalmente un pianto liberatorio che da anni aspettava di essere espresso. Aveva aperto il suo cuore a qualcuno.. neanche a Francesco aveva mai detto nulla, ormai erano diventati quasi due estranei. Probabilmente lui vedeva anche un’altra ragazza, di nascosto, ma lei lo aveva capito. Non gli aveva mai detto niente, aveva troppa paura di perderlo..

Adesso però qualcosa era cambiato, aveva parlato, non poteva più ignorare i tumulti del suo animo.

Come un fulmine a ciel sereno sorprese tutti lasciando improvvisamente la facoltà di Medicina ed iscrivendosi all’Istituto d’Arte. I genitori, profondamente delusi, la ostacolarono molto, non approvavano la sua scelta. Prese in mano la sua situazione sentimentale ormai alla deriva e affrontò Francesco litigando animatamente e chiudendo la sua storia idealizzata da sempre. I suoi amici non la riconoscevano più, si chiedevano chi fosse questa ragazza dai capelli rossi che improvvisamente aveva deciso di buttare all’aria tutti i suoi progetti.

Si sentì sola, profondamente sola..ma tirò fuori una forza interiore sconosciuta che non sapeva di avere. Trovò se stessa, imparò a conviverci. Attraversò un periodo difficile ma mai come quello precedente in cui aveva accettato tutto senza mai mettere nulla in discussione. Quanto tempo aveva perso! Si era sempre preoccupata di non deludere gli altri, di soddisfare le loro aspettative ma era sua la vita, sue le scelte!! Stava imparando ad ascoltare se stessa, non si sarebbe mai più mortificata.

Seguirono anni faticosi ma aveva ritrovato il suo sorriso. Ora aveva nuovi amici, più vicini a lei, condividevano i suoi interessi, l’aiutavano nei momenti difficili. I suoi genitori alla fine avevano accettato, seppur a malincuore, la sua scelta. Sapevano che l’avrebbe aspettata una vita difficile ma lei aveva una luce nuova negli occhi.

Non si era più fidanzata ma aveva tempo. Era ancora giovane e la fine del rapporto con Francesco l’aveva fatta stare male. Non aveva fretta. Un giorno avrebbe saputo riconoscere l’uomo giusto.

La vita non si era dimostrata così semplice e tranquilla come aveva sempre pensato. Era cresciuta, più matura, era passata attraverso il dolore e la sofferenza ma aveva trovato se stessa, il viaggio era stato doloroso ma aveva dato i suoi frutti, ne era valsa la pena.

Quella mattina avrebbe discusso finalmente la sua tesi di laurea. Non una semplice tesi..dietro quella tesi c’era tutta la sua vita, le sue scelte, le cose importanti. Sarebbe stato impossibile dormire quella notte. Era stata affacciata alla finestra a ripensare al suo percorso, a guardare le stelle. Pian piano era arrivata l’aurora ed infine l’alba.. bellissima alba dorata. Le piaceva tanto dipingere l’alba, era uno dei suoi soggetti preferiti. Aveva la capacità di calmare il suo animo.

Adesso era finalmente pronta. Salutò l’alba, calma e felice, e si preparò a vivere quella giornata tanto attesa. E’ vero, il domani sarebbe stato incerto, chissà cosa le avrebbe riservato il futuro, chissà cosa le sarebbe accaduto. Sarebbe stato bello scoprirlo giorno per giorno, pensò sorridendo.

Era arrivato il momento di conquistarsi il suo posto nel mondo.

 

Simona Di Chiara