Un tè giallo al limone

Ore diciassette, appuntamento a Trastevere per uno spettacolo teatrale, lo avevo promesso alla mia amica e non potevo rifiutarmi nonostante la mia schiena a pezzi, riuscii a vestirmi ed arrivare anche in anticipo davanti a quella sede che conoscevo bene.

Un locale particolare dove all’interno pulsavano vari echi, ero turbata quando arrivai all’indirizzo, sbirciai dalle finestre che lasciavano intravedere il bianco delle pareti, la porta socchiusa mi indusse ad entrare, mi guardai intorno e scorsi da lontano il volto della mia amica Rossana, ci salutammo calorosamente, poi scomparve nel secondo locale, era intenta a prepararsi per dare il meglio di se in quello spettacolo, la sua voce inconfondibile sarebbe esplosa fra le mura, sapevo che aveva una parte da segretaria, la sua amica Annarita, autrice del testo, mi fece il biglietto e riuscii in attesa che ci chiamassero.

 

Nonostante fosse il mese di gennaio l’aria non era così fredda, una discreta folla si avvicinava per entrare, le porte si aprirono e fummo invitati a prendere posto, attraversai il primo locale che ora appariva colorato con cubi dipinti in tinte forti ed apparecchiati con tazze da te, dava l’idea di una festa per bambini, si, senza dubbio, ritrovarmi in quel luogo mi procurava una forte sensazione emotiva ripensando ai trascorsi appuntamenti settimanali del sabato.

 

La rappresentazione si sarebbe svolta nel secondo locale, la scena era spoglia, un tavolo centrale, due sedie, un telefono d’epoca, sotto la finestra una macchina da scrivere vecchio stile appoggiata su un piccolo ripiano.

Lo spettacolo stava per iniziare, gli attori fecero il loro ingresso.

La trama si svolgeva in una prigione con un interrogatorio fra un ufficiale tedesco ed un prigioniero inglese. Davanti a loro due bicchieri uno pieno e l’altro vuoto imperavano sul tavolo come autentici attori suscitando una sorta di rabbia da parte del pubblico per l’ufficiale tedesco e una umanità per il prigioniero inglese che cinicamente gli veniva vietato di bere.

La storia, nel suo complesso, metteva in luce quanto le guerre siano devastanti e quanto sangue spargono inutilmente.

 

Nell’intervallo la regista invitava proponeva al pubblico di impegnarsi per un ipotetico finale mentre veniva servito un tè al limone.

I migliori sarebbero stati letti ancora prima della vera conclusione del testo, suggerendo i partecipanti di riunirsi in gruppi per condividere una intimità maggiore in quel breve lasso di tempo.

Mi sedetti ad un tavolino dove vi era una donna e un ragazzo molto giovane, chiesi se potevo aggiungermi a loro per il finale da proporre, dopo poco anche un’altra donna si inserì con noi.

Il tè venne servito deliziosamente nelle tazze di porcellana bianca dove spiccavano fettine di limone accuratamente tagliate, al centro un piattino colmo di biscotti induceva all’assaggio.

In quel momento seppi il nome degli altri astanti e come vecchi amici ci mettemmo a discutere pacatamente sul contenuto dello spettacolo, dovevamo rispondere alla domanda… e fu proprio allora che nel girarmi verso la porta vidi scendere volti noti che riconoscevo.

 

L’insegnante era già seduta, il nostro tavolo ci attendeva, mi spostai dal cubo e presi posto sulla sedia dove ero solita sedermi.

Era bello ritrovare quei volti, la lezione stava iniziando e veniva direttamente dallo spettacolo, rividi il sorriso rassicurante di Renato, gli occhi dolci di Roberta, la figura autorevole dell’insegnante, il volto giovane di Luca, la familiarità di Sergio, Martina era semplicemente deliziosa e pepata seduta al fianco di una signora non più giovane, era arrivata anche lei con una voglia indescrivibile di esserci, l’esercizio era pronto come la prima volta, lo sguardo vigile dell’insegnante incombeva sul gruppo.

Era passato molto tempo da allora, era strano che ricevessi sensazioni che avevo già vissuto, si ripetevano gesta consuete, i sogni ancora una volta svolazzavano in quel luogo magico di presenze, la scatola dei desideri era aperta, ne vedevo una proiezione continua.

Mi ero lasciata andare su un filo di ricordi, i sogni erano rimasti chiusi in quel luogo, era ora che li liberassi…

 

La giovane voce maschile che mi stava di fronte irruppe trasportandomi al presente, e quando ritornai in me, il caro ragazzo esponeva con fare intelligente un’analisi conclusiva ribaltando i ruoli degli attori e scambiando con un gesto determinato la posizione dei bicchieri per capovolgere la loro identità.

 

In quel momento mi raggiunse un filo di voce…l’insegnante fu la prima ad essere inghiottita dall’esterno, un ciao mi veniva dato, silenziosamente il gruppo dei miei vecchi amici stava salendo i gradini per uscire, il tragitto comune era finito, mi sarei ritrovata di nuovo sola a cimentarmi in un percorso letterario e l’esito sarebbe dipeso esclusivamente da me.

Mi rimaneva il sapore in bocca del tè al limone addolcito con molto zucchero di canna.

 

Lucia Izzo